Roma, Museo Nazionale Romano
Terme Di Diocleziano
Via Enrico de Nicola, 78
00185 Roma
SI/LENZIO di Sylvio Giardina, a cura di Alessio de’Navasques
Come in una formula iniziatica, Si/lenzio è un invito alla riflessione interiore e a non rivelare qualcosa che si è visto e vissuto. Dopo /gal-le-rì-a/ a Palazzo Farnese, Sylvio Giardina continua il suo percorso di sperimentazione tra alta moda e arti visive, con un progetto di rigenerazione e rinascita che tocca archetipi e forme originarie del sentire umano. La dimensione maestosa del vuoto e del tempo infinito, di architetture e rovine che diventano tracce mitologiche della storia dell’uomo – le grandi volte nella sensazione mistica e chiaroscurale del complesso delle antiche Terme di Diocleziano del Museo Nazionale Romano – conduce naturalmente ad un’esperienza performativa, rivelatrice di una conoscenza teofanica. L’incantesimo è la metafora del meccanismo della rimozione della pulsione e della sua proiezione sull’immagine, il mezzo performativo è l’abito, inteso come luogo dell’abitare il corpo, attraverso la sua “agency”, capace di influenzare la vita e i sistemi sociali dell’individuo. Come una mappa, un paesaggio, l’abito scultura innesca il movimento nello spazio dell’aula X, trasformandosi in ogni sua parte attraverso un flusso centripeto di lavorazioni e sensazioni. I colori fluttuano, come pennellate, stratificate nei livelli geologici di una dimensione materica e scultorea, in cui è l’abito stesso a diventare contemporaneamente supporto e installazione. È il mistero della performance ad accogliere qualcosa che può essere visto, ma non detto. La dimensione ineffabile, magica del sonno raccoglie, nel silenzio di un’atmosfera iniziatica, l’archeologia di tracce e storie di tutte le donne passate dall’atelier Giardina in più di dieci di attività: ritagli di tessuto, ma anche filati e ricami, scarti dell’azione scultorea di plasmare le forme su manichino. Un mosaico vibrante e cangiante di memorie che, nelle sfumature di collezioni passate e progetti speciali dell’autore, conserva il segreto del rapporto tra corpo e abito, la ritualità di occasioni speciali e cerimonie familiari. Lanciare casualmente su tessuto questo archivio intimo e frammentato in un’azione di dripping, per poi ricucire queste composizioni nella stessa posizione in cui sono fortuitamente cadute, permette a Giardina una libertà di azione e una messa in questione di regole e codici dell’alta moda, ma anche l’opportunità di generare fioriture e galassie, simbolo di un’eterna rigenerazione. È, infatti, il mito di Persefone, Arretos Kore la ragazza indicibile come la definisce Euripide, che rappresenta la vita, ad ispirare una performance che diventa un rito di rinascita. La fanciulla divina – rievocata dalla performer spagnola Mina Serrano – nella sua indeterminazione di madre e vergine allo stesso tempo, lo spirito femminile più sacro e indefinito, torna ciclicamente dagli inferi per riportare la primavera e l’estate. “Kore è la vita in quanto non si lascia “dire”, cioè definire secondo l’età, le identità sessuali e le maschere familiari e sociali” come scrive il filosofo Giorgio Agamben in La ragazza Indicibile, mito e mistero di Kore. Il silenzio come in tutti i riti misterici diventa, così, la condizione per iniziare un percorso di conoscenza evocato dalla dimensione delle grandi aule delle Terme. Il mosaico bianco e nero con il motto dell’oracolo di Delfi “Gnothi sautòn” – conosci te stesso – invita ad entrare nello spazio dove la fanciulla addormentata, avvolta nel suo abito cosmico, fiorito come in un’eterna primavera, suggerisce ad ognuno una strada di rinascita e rigenerazione. Con questo ultimo progetto Sylvio Giardina vuole mettere in discussione le modalità espressive della creazione di moda, che si libera da tempi, modi e sovrastrutture del sistema. Una collezione di abiti di alta moda può essere evocata da un progetto artistico, che definisce segni, tracce e colori di abiti che verranno, attraverso le sensazioni che abbiamo provato. La dimensione dell’haute couture è, così, per l’autore uno spazio libero di riflessione, dove la progettazione sartoriale si fa punto di partenza per una propria ricerca artistica. Una teoria, la sua, che diventa la dimostrazione di come viaggi, spostamenti intercontinentali, e una tendenza fortemente capitalistica del sistema moda, potrebbero essere ripensate attraverso nuovi paradigmi della creatività. Alessio de’Navasques. Qui per tutte le informazioni.