Roma, Parco Archeologico del Colosseo
GLADIATORI NELL’ARENA. TRA COLOSSEO E LUDUS MAGNUS
Curatela di: Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Barbara Nazzaro e Silvano Mattesini
“Il popolo romano, incompetente estimatore del merito letterario, preferiva la pantomima ai drammi, le azioni alle parole, le lotte sanguinose dei gladiatori e delle fiere alle gare delicate dell’ingegno.“ (Giuseppe Arnaud)
L’evento espositivo “Gladiatori nell’Arena. Tra Colosseo e Ludus Magnus” riporta in vita l’epoca dei gladiatori romani, avvolgendo i visitatori nell’atmosfera dei profondi sotterranei dell’Anfiteatro Flavio. Questa esperienza unica, disponibile dal 21 luglio 2023 al 7 gennaio 2024, è curata dai responsabili del Parco Archeologico del Colosseo, tra cui Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Barbara Nazzaro e Silvano Mattesini. Sebbene il termine “gladiatori” possa portare automaticamente la nostra mente alla grandezza dell’antica Roma, è essenziale notare che questa tradizione di combattimento si estende ben oltre i confini dell’Impero Romano. Molte culture prima di Roma, tra cui egizi, indiani, cinesi e greci, avevano radicato l’arte del combattimento nelle loro società come forma di intrattenimento o dimostrazione di forza. L’anfiteatro polveroso, il fervente clamore della folla e l’imperatore onnipotente con il suo fatale gesto del pollice verso: tutte queste immagini vivide associate ai gladiatori riflettono solo una parte della loro influenza globale e del loro significato storico. I combattimenti dei gladiatori, che risalgono a migliaia di anni fa, sono stati parte integrante di molte civiltà, a testimonianza del nostro fascino duraturo per lo spettacolo e il valore insito in queste battaglie tra la vita e la morte. La tradizione dei gladiatori, i feroci e valorosi guerrieri del Colosseo, può quindi essere fatta risalire a questi tempi antichi. I Romani, noti per il loro occhio attento ad adottare e migliorare le pratiche di altre culture, videro il potenziale di questa forma d’arte conflittuale dei loro predecessori etruschi. Presero la passione primordiale della lotta, la combinarono con il loro senso di grandezza e spettacolarità e la re-immaginarono in una forma di intrattenimento in grado di affascinare le masse, dando vita ai gladiatori. Non si trattava di semplici lottatori, ma di simboli di coraggio e prestanza fisica che ogni cittadino romano ammirava. I giochi gladiatori divennero una pietra miliare della cultura romana, uno spettacolo che aveva lo scopo di ostentare il proprio potere e di intrattenere la popolazione. L’evoluzione delle carriere gladiatorie, una volta liberate dalle loro radici funerarie, ha preso una traiettoria affascinante. I gladiatori, inizialmente associati alla solennità dei riti funebri, divennero un simbolo di grandezza e spettacolarità. L’imperatore Augusto, prendendo spunto da Giulio Cesare, trasformò queste cerimonie in grandiose manifestazioni di potere e munificenza. Lo spettacolo dei gladiatori che si sfidavano nell’arena non era solo un gioco o uno spettacolo di intrattenimento per le masse, ma un’esibizione deliberata della potenza e dell’autorità imperiale. Ogni combattimento era intricatamente coreografato, ogni mossa era studiata per tenere il pubblico incollato, ogni vittoria era una testimonianza della forza dell’impero. I gladiatori stessi divennero delle vere e proprie celebrità: le loro abilità erano ammirate, il loro coraggio lodato, i loro nomi incisi negli annali della storia. Così, la trasformazione degli spettacoli gladiatori da cerimonie funebri a sport pubblico segnò un capitolo importante nella progressione della società romana. I gladiatori, inizialmente prigionieri e schiavi, diventarono protagonisti di uno spettacolo di massa, spingendo anche uomini liberi a cedersi alle scuole di addestramento per guadagnare fama o sottrarsi alla miseria. La gloria dei vittoriosi prometteva successo, popolarità, l’ammirazione delle donne patrizie e premi in denaro. Dopo dieci vittorie, uno schiavo poteva aspirare alla libertà, con la possibilità di continuare a combattere o divenire istruttore. Le scuole gladiatorie, oltre a fornire formazione nelle tecniche di combattimento, offrivano nutrizione adeguata e alloggio. Il Ludus Magnus, situato ad est del Colosseo, era all’epoca il cuore dell’addestramento dei gladiatori. Questa palestra, commissionata dall’Imperatore Domiziano, rimane in gran parte inesplorata, sommersa sotto le vie della moderna Roma. Nonostante ciò, gli scavi del XX secolo hanno rivelato i resti della caserma, inghiottiti dall’edilizia contemporanea. L’aspetto più intrigante del Ludus Magnus era il suo passaggio sotterraneo verso il Colosseo, che permetteva ai gladiatori di muoversi indisturbati tra i due edifici. Questo legame, interrotto nel XIX secolo dalla costruzione di un sistema fognario, viene ora rievocato grazie a una proiezione multimediale all’avanguardia. Questa iniziativa del Parco Archeologico del Colosseo “demolisce” virtualmente il muro che interrompeva il collegamento, offrendo ai visitatori un’immagine unificata dell’area archeologica contemporanea e la possibilità di assistere all’andirivieni dei gladiatori lungo l’antico criptoportico. Il raffinato allestimento, un percorso tortuoso attraverso le camere sotterranee degli ipogei, è un sapiente connubio di storia e artigianato. Realizzato con il contributo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e delle collezioni del Parco Archeologico del Colosseo, comprende un totale di 12 opere di epoca romana. Questi pezzi sono abbinati con gusto a repliche di armature romane meticolosamente lavorate, realizzate dal Maestro Silvano Mattesini con le antiche tecniche di sbalzo e fusione. Come un’ode alla grandezza di un’epoca passata, la mostra si svolge negli incantevoli sotterranei del Colosseo. Ogni angolo di questa iconica struttura è stato immerso in luci straordinarie, che trasformano manufatti ordinari in poesia visiva, esaltandone lo splendore e conferendo loro una dimensione completamente nuova. L’esperienza immersiva di assaporare la manifestazione della storia attraverso questi reperti è affascinante. È innegabile che esista un fascino unico nell’osservare i cimeli archeologici rispetto alle semplici belle riproduzioni. La loro autenticità, il loro legame con il passato, hanno un fascino ineffabile che scatena ondate di fantasticheria tra gli spettatori. Ma è altrettanto vero che la facilità di visione offerta da questa mostra, con le sue illuminazioni meticolosamente disposte e i suoi spazi ben pianificati, amplifica questo fascino in modo molteplice. L’impatto è così forte da trasportare indietro nel tempo, rendendo questa mostra un evento davvero unico. 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