Roma, Caracalla Festival 2023
SINFONIA N.9
Di Ludwig van Beethoven
Musica in re min. per soli, coro, orchestra, op. 125
Direttore Myung-Whun Chung
Maestro del Coro Ciro Visco
Soprano OLGA BEZSMERTNA
Mezzosoprano SARA MINGARDO
Tenore GIOVANNI SALA
Basso ROBERTO TAGLIAVINI
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Roma, 09 Luglio 2023
In una serena notte estiva, l’antico scenario delle Terme di Caracalla ha fatto da sfondo a un evento di grande rilevanza: la Nona Sinfonia di Beethoven, magistralmente diretta dal rinomato direttore Myung-Whun Chung, nell’ambito del Caracalla Festival al suo debutto a Roma. Quest’ultima, tra le più celebri della produzione del compositore tedesco, ha offerto al pubblico un’esperienza sonora indimenticabile, grazie all’interpretazione intensa e appassionata di Chung e alla potente carica emotiva intrinseca nell’opera di Beethoven. L’idea di musicare l’Ode alla Gioia di Schiller, che costituisce il nucleo della Nona Sinfonia, affonda le sue radici nell’adolescenza di Beethoven. Questo intento, accennato in una lettera del 1793 del consigliere di stato B. Fischenich indirizzata alla figlia di Schiller, si è manifestato in una melodia del 1795, che Beethoven ha successivamente evoluto e inserito nel movimento finale della Nona Sinfonia. Da quando questa melodia è emersa fino al 1815, Beethoven ha annotato diverse idee musicali, tra cui la volontà di mettere in musica alcune strofe dell’Ode di Schiller. Dopo aver composto la Settima e l’Ottava Sinfonia, Beethoven iniziò a concepire un nuovo lavoro sinfonico nel 1811. Nonostante ciò, il progetto rimase in sospeso per un decennio. Nel 1822, aveva in mente due opere sinfoniche distinte: una in re minore dedicata alla Società Filarmonica di Londra e una con un intervento corale basato su un testo tedesco non ancora definito. Nel 1823, queste due visioni si fusero in un unico progetto che, con l’inserimento dell’Ode di Schiller nel febbraio del 1824, portò alla conclusione della Sinfonia. La Nona Sinfonia di Beethoven fu eseguita per la prima volta a Vienna il 7 maggio 1824, sotto la direzione dello stesso compositore, e fu accolta con entusiasmo dal pubblico. Quest’opera rappresenta un punto di svolta nella storia della musica, poiché integra la tradizione sinfonica con la musica vocale veicolando un messaggio di gioia e fratellanza universale. Ogni movimento della Nona Sinfonia possiede una propria peculiarità, che va dalla struttura espansiva del primo movimento, alla figura ritmica di tre note ed energica intensità dello Scherzo, fino alla struttura a incastro e il tema quasi liturgico del terzo movimento, Adagio molto e cantabile. La maestria di Chung nel dirigere l’Orchestra dell’Opera di Roma ha dato vita a un’interpretazione ricca e vivida di uno dei capolavori più grandiosi di Beethoven. La profondità dell’espressione musicale ha raggiunto nuovi livelli mentre l’orchestra ha navigato attraverso i quattro movimenti della sinfonia, ciascuno con le sue caratteristiche distintive. Il primo movimento, Allegro ma non troppo, un poco maestoso, ha mostrato l’abilità dell’orchestra di bilanciare la potenza e la delicatezza, creando un senso di attesa e suspense. Seguendo il secondo movimento, Molto vivace, l’orchestra ha brillantemente espresso il vigore e la joie de vivre con una precisione ritmica impeccabile. Il terzo movimento, Adagio molto e cantabile, ha esposto il lato più tenero dell’orchestra, con una delicatezza d’esecuzione che ha trasportato l’ascoltatore in un viaggio emotivo profondo. Infine, l’ultimo movimento, Presto – Allegro ma non troppo, ha visto l’aggiunta del coro che ha portato la performance a un climax emozionante, esaltando il fervente messaggio di gioia e fratellanza di Beethoven. L’inconfondibile stile del rinomato maestro coreano si manifesta immediatamente: la musica la domina, indipendentemente dalla necessità di un riferimento scritto, e da questa profonda connessione emerge un gesto che l’orchestra accoglie con maestria quasi sempre impeccabile. La gestualità del Maestro Chung è ben riconosciuta: misurata, spesso ridotta all’essenziale, talvolta quasi invisibile; non si concede a movimenti esagerati, non si disperde, non salta, non si lascia trascinare in danze frenetiche, non si perde in espressioni languide. Ogni tanto, fa ricorso alle gambe: quando la forza delle braccia non basta per evocare quei tuoni che fanno tremare, di cui non si pensava l’orchestra fosse capace, o quando l’intensità della musica è così travolgente da scomporre la sua figura snella ed elegante. Non è sempre chiaro se sia lui a dirigere la musica o se sia la musica a dirigere lui, supponendo che tale distinzione abbia un senso. Il pubblico viene catturato e al termine dello spettacolo richiede a gran voce un bis e lo circonda di applausi e richiami sul palco. Un vero trionfo. Le performance soliste di Olga Bezsmertna, Sara Mingardo, Giovanni Sala e Roberto Tagliavini hanno comunque apportato un valore aggiunto all’evento, nonostante il suono, dal punto di vista acustico, avesse tendenza a risultare leggermente soffocato e privo di adeguata proiezione. Ogni solista ha contribuito con la propria brillantezza, armonizzando splendidamente per creare un affascinante tessuto sonoro tanto potente quanto commovente sicuramente dal punto di vista emotivo. Olga Bezsmertna, con la sua voce di soprano luminosa e squillante, ha fornito un tono vibrante, mentre la voce da contralto di Sara Mingardo ha aggiunto una profondità emotiva. Giovanni Sala, ha dimostrato una notevole padronanza tecnica, bilanciando virtuosismo e sensibilità. Roberto Tagliavini, con la sua voce da basso profonda e risonante, ha conferito un’autorevolezza maestosa alla performance. Il quartetto di solisti quindi ha preso parte attivamente in un dialogo intenso e coinvolgente con l’orchestra e il coro, arricchendo la tessitura musicale con sfumature personali e attimi di brillante espressività. La loro interpretazione ha incarnato la forza rivoluzionaria e l’audacia innovativa della Nona Sinfonia di Beethoven, contribuendo a creare un’interpretazione profondamente commovente di questo capolavoro sinfonico. La performance del Coro dell’Opera di Roma è stata eccezionale e la direzione del Maestro Ciro Visco ha giocato un ruolo fondamentale in questo successo. La precisione tecnica, l’interpretazione emotiva e l’intensità dinamica raggiunte sotto la sua guida hanno elevato l’esperienza dell’ascolto. Durante una serata di incantevole bellezza, l’imponente Sinfonia n. 9 di Beethoven ha permeato l’aria, riecheggiando tra le storiche rovine delle Terme di Caracalla. Questi antichi ruderi hanno svolto il ruolo di silenziosi custodi della passata grandiosità, mentre i grilli intrecciavano la loro melodia tra le pietre. Il ruggito sporadico di un aereo in transito ha introdotto un elemento di modernità al panorama sonoro, suggerendo l’idea di viaggi e scoperte. In questo brevissimo lasso di tempo, è stata offerta l’opportunità di sondare l’immenso spettro dell’umanità e le sue illimitate potenzialità. Questo scenario unico di vita e storia, incorniciato dal cielo di Roma, ha reso l’esibizione di Beethoven ancora più straordinaria.