Milano, Teatro alla Scala: “Romeo e Giulietta”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione lirica 2022/23
“ROMEO E GIULIETTA”
Musica di Sergej Prokof’ev
Coreografia Kenneth MacMillan supervisione coreografica Julie Lincoln
Romeo CLAUDIO COVIELLO
Giulietta AGNESE DI CLEMENTE
Mercuzio CHRISTIAN FAGETTI
Tebaldo MARCO AGOSTINO
Benvoglio MATTIA SEMPERBONI
Paride NAVRIN TURNBULL
Nutrice SERENA SARNATARO
Tre Zingare ANTONELLA ALBANO, MARIA CELESTE LOSA, ALESSANDRA VASSALLO
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Timur Zangiev
Scene Mauro Carosi
Costumi Odette Nicoletti
Luci Marco Filibeck
Milano, 3 luglio 2023
Torna Romeo e Giulietta alla Scala, dopo sette anni, sempre nella coreografia di MacMillan. L’altra coreografia più affermata, di Cranko, non si vede dal 1991. Eppure, quest’ultima è nata proprio in Italia, prima al Teatro Verde di Venezia, all’aperto, con prima Giulietta Carla Fracci, e poi ripresa e risistemata in Scala l’anno successivo nel ‘58. I confronti tra queste due coreografie si sprecano e riecheggiano, ma certo è che quella di MacMillan molto gioca, nei passi a due, sugli aspetti emozionali e recitativi profondamente frammisti alla danza, tant’è che il giustamente celebre passo a due del balcone che chiude il primo atto inizia con una tanto semplice quanto difficile camminata. Non avendo mai visto dal vivo la coreografia di Cranko, però, potremmo azzardare con essa solo confronti sulla base delle registrazioni, ma non lo faremo; ci auguriamo, piuttosto, di poterla presto vedere dal vivo su questo stesso palcoscenico. Fortunati furono invece nell’85 gli americani, che videro rappresentati a stretto giro i due spettacoli permettendo ai critici – le cui recensioni post-spettacolo sulle grandi testate nazionali erano merce meno rara di oggi; e ciò vale soprattutto in Italia, ma questa è un’altra storia! – permettendo ai critici, dicevamo, di poter fare le loro considerazioni estetiche: quel che è interessante in merito a ciò, è che la coreografia di MacMillan, nelle mani del corpo di ballo dell’ABT, non brillò, proprio per quegli aspetti interpretativi che tutti sottolineano come importanti in questa coreografia; la versione di Cranko, invece, nella mani del Joffrey di Chicago fu un successo, perché più “puramente di danza”, e, andando in tournée, si sovrapposero al Romeo e Giulietta di Macmillan dell’ABT. Capiamo così più profondamente come, nelle mani di artisti empatici e sensibili come Claudio Coviello, lo spettacolo di MacMillan possa diventare qualcosa di meraviglioso. Il suo Romeo è sempre appassionante, vissuto, un ruolo veramente suo. Nelle due repliche di questa stagione è stato accompagnato da Agnese Di Clemente, al suo debutto come Giulietta: un grande debutto. Questa ragazza ha dimostrato grande naturalezza nel ruolo, appassionando e giocando splendidamente con esso. Ci limitiamo poi a segnalare il nome di Christian Fagetti, Mercuzio, che ha dato il meglio di sé, tanto da ricevere sentiti applausi a scena aperta nel momento in cui Mercuzio danza per distogliere l’attenzione dei convitati da Romeo e Giulietta. Ma un bravo va rivolto anche tutti gli altri, da Marco Agostino (Tebaldo), a Mattia Semperboni (Benvoglio), da Antonella Albano e alle altre due zingare (Maria Celeste Losa e Alessandra Vassallo), da Navrin Turnbull (Paride), alle amiche di Giulietta, e l’elenco continua. I costumi sono sempre quelli di Odette Nicoletti e le scene di Mauro Carosi. Quest’ultime mantengono ancora il loro fascino, il cui spirito ci appare in delicato equilibrio tra la pittura di storia ottocentesca e una buona dose di tenue surrealismo negli spazi, sempre a metà tra interno ed esterno. La musica sempre straordinaria di Prokof’ev è stata eseguita in maniera che ci è apparsa molto espressionistica, volta a sottolineare le dissonanze.Tornando alla struttura del balletto, essa, punta molto sull’aspetto passionale della storia, non potendo, in uno spettacolo muto, rendere le continue riflessioni linguistiche e morali che la parola permette. Quindi, Romeo, invece che essere dapprima uno struggente innamorato solo di Rosalina, ed essere tutto preso da tetri sconforti poetici tipici dell’amor cortese, è in questo spettacolo una sorta di “farfallone amoroso” che frequenta un ambiente zingaresco pieno di donne insieme agli amici. Oltre a ciò, sfrutta poi una questione aperta e dibattuta in letteratura, ovvero l’uccisione di Mercuzio da parte di Tebaldo, dai più interpretato come conseguenza del cieco odio materializzato nei confronti di Romeo per essersi presentato alla festa, nonostante l’accondiscendenza del vecchio Capuleti. In questo spettacolo, invece, Tebaldo scopre subito la tresca tra i due innamorati alla fine della festa, e agisce di conseguenza. Crediamo che non siano questi semplici aspetti passionali che potessero aver maggiore presa nel pubblico, o almeno non solo, ma anche strumenti drammaturgici che potessero rendere efficace e comprensibile una scena muta in maniera naturale. D’altronde, coreografare un balletto narrativo da un celebre testo del teatro di parola quando ormai la danza astratta stava giocando le sue carte, ed aveva tutta la vitalità delle cose nuove, era una scelta non consigliabile, almeno così la pensava Montale, il quale però ne registra l’efficacia, essendo testimone della prima di Cranko, ma anche di MacMillan con Nureyev e Fonteyn. Ad ogni modo, checché se ne dica, se lo spettacolo continua a fare il tutto esaurito, e se qualcuno a fine spettacolo sospira uscendo, ancora oggi, “purtroppo è finito!”, l’obiettivo è raggiunto, nonostante il suo accompagnatore risponda “purtroppo sì, o per fortuna!”, sorridendo. Chi vi scrive, infine, tiene a condividere con voi una riflessione nata grazie a questo spettacolo, nella rappresentazione dell’11 ottobre 2014. Io, giovane neolaureato da pochi anni, con i primi sintomi da ballettomania cronica, ma con poco budget a disposizione, presi il giorno stesso dello spettacolo, come spesso facevo, tra le frotte di turisti di ogni nazionalità che sempre affollano la Scala, dei biglietti a poco prezzo mediante l’associazione L’Accordo. Voleva dire assistere allo spettacolo in piedi in prima galleria, se fosse andata bene, altrimenti in seconda. Si esibiva un giovanissimo Claudio Coviello, da qualche mese nominato primo ballerino, con al fianco Natalia Osipova. Purtroppo, da così lontano, si godono appieno le linee coreografiche, ma si possono osservare meno i visi. L’emozione è stata comunque forte, Coviello fu stupendo, la Osipova indescrivibile. Una mia facoltosa conoscente, però, che sedeva nelle prime file della platea mi chiese, incontrandoci a fine spettacolo, dove fossi seduto; le risposi; e lei disse un “peccato, perché da lì si vedono poco le espressioni del viso”, che non si poteva godere appieno dello spettacolo, e aggiunse che Coviello era commovente, e che forse piangeva, durante lo spettacolo. Ebbi una sensazione che non riesco a descrivere, tra delusione e invidia, ma ancora adesso questo evento mi fa ragionare. Per chi danza un ballerino? Per la snob della prima fila, che conosce tutti e tutto perché può permettersi tutto ciò, o per colui che dall’alto della galleria assiste agli spettacoli per lo più in piedi, perché da seduto non si vede nulla, e, nonostante ciò, torna ogni volta entusiasta? La risposta è banale: per tutti i suoi spettatori, e questo è vero; ma credo che speri sempre che non sia solo visto con gli occhi, da una bella posizione, ma che possa veramente arrivare a tutti, con tutte le sue vibrazioni. Prossime repliche il  6 e 7 luglio. Questa replica da noi recensita è anche disponile su lascala.tv a questo link (noleggio a 9,90€). Foto Brescia & Amisano