Lugano, XXVII Festival Ticino Musica: “Il matrimonio segreto”

Lugano (CH), Auditorium del Conservatorio della Svizzera Italiana, XXVII Festival Ticino Musica
IL MATRIMONIO SEGRETO”
Dramma giocoso di Giovanni Bertati
Musica di Domenico Cimarosa
Carolina ANASTASIA TERRANOVA
Paolino BRAYAN AVILA MARTINEZ
Elisetta MARIAM-LINA TSIKLAURI
Fidalma SAYUMI KANEKO
Geronimo ALFONSO MICHELE CIULLA
Conte Robinson BRYAN SALA
Ensemble Strumentale Ticino Musica
Direttrice Camilla Rossetti
Maestro al Fortepiano Francesco Manessi
Regia, Scene e Costumi Daniele Piscopo
Luci Erez Abramovich
Nuova produzione Festival Ticino Musica
Lugano, 18 luglio 2023
All’interno del ricco Festival Ticino Musica, giunto alla sua ventisettesima edizione, l’Opera Studio Internazionale “Silvio Varviso” può considerarsi un motivo di orgoglio: il maestro Umberto Finazzi, infatti, che ne è da anni direttore, seleziona sempre voci giovani ma di un certo spessore, artisti consapevoli di una solida formazione pregressa, in grado di regalarci ogni anno esibizioni degne dei più magniloquenti palcoscenici. Quest’anno, inoltre, il progetto si amplia con una replica in più e si impreziosisce di una scelta meno scontata dei precedenti Rossini buffi: “Il matrimonio segreto” di Domenico Cimarosa è infatti l’opera prodotta in quest’edizione, una scelta sempre leggera ma più di nicchia, quasi si sia voluto andare alla radice di quel “dramma giocoso” che proprio da Paisiello e Cimarosa (oltre che Mozart) prenderà l’avvio e influenzerà i grandi del belcanto. A dirigere la giovane orchestra e l’apparato scenico sono gli stessi giovani maestri dell’anno passato – la direttrice d’orchestra italo-lussemburghese Camilla Rossetti e il regista e scenografo Daniele Piscopo – che riconfermano le loro precipue capacità: la direzione della Rossetti è degna di plauso, soprattutto per riuscire a tenere insieme orchestra e solisti nonostante un impianto scenico assolutamente non convenzionale; il piccolo ensemble, peraltro, non fa sentire la mancanza di una compagine musicale più numerosa, grazie anche al precisissimo e vivace sostegno al fortepiano del maestro Francesco Manessi. Daniele Piscopo si riconferma a suo agio con le dimensioni raccolte, che questa volta stravolge: il pubblico è sul palco dell’Auditorium e ai lati della sala, dominata, al centro da una scena quadrangolare all’altezza degli spettatori; l’ambientazione è contemporanea, ma senza abbandonare una dimensione assolutamente surreale, in cui quattro piccoli spazi del primo atto si fondono in un giardino nel secondo. Anche il trattamento dei personaggi è ricollegabile alla commedia contemporanea, strizza l’occhio a estetiche satiriche e pop – Geronimo ed Elisetta, padre e figlia volgari e appariscenti, che si muovono tra piogge di banconote, paillette, plastiche fluo; Fidalma zia cougar e alcolizzata; Robinson radical chic in completo di lino; gli unici “normali” sono i protagonisti innamorati, Carolina e Paolino, l’una in toni pastello e l’altro per lo più nelle sue vesti da giardiniere. Le dinamiche sono rutilanti e non consentono allo spettatore un attimo di requie – piccolo colpo di genio: in una serata torrida, ecco i personaggi passare larga parte del primo atto a “spararsi” acqua con spruzzini colorati, per la gioia dei cantanti come del pubblico a loro prossimo. C’è, nella regia di Piscopo, sempre un certo gusto per l’accumulazione – di oggetti, di movimenti, di espressioni – del tutto funzionale alla pochade, alla costruzione comica, capace di viaggiare sul sottilissimo limite tra l’esagerato e il troppo e di garantire piena e godibile fruibilità da parte dello spettatore. Anche il cast si attesta su un livello generale molto alto: se la Carolina di Anastasia Terranova è caratterizzata da una vocalità cristallina ben proiettata, con un bel fraseggio, forse un po’ stereotipata nella resa scenica, senz’altro le ruba la scena la “frenetica” Elisetta del soprano georgiano Mariam-Lina Tsiklauri, con registro acuto adamantino, centri corposi, ma soprattutto scenicamente instancabile; la Tsiklauri si mette in mostra anche per una morbidezza tecnica tanto apprezzabile quanto il nerbo e la versatilità della sua vocalità; conclude il terzetto femminile il mezzosoprano giapponese Sayumi Kaneko, anch’ella che sfoggia un interessantissimo colore brunito e una vocalità omogenea in tutta la gamma, unita a  una prova scenica molto disinvolta. Il trio maschile vede in Brayan Avila Martinez un Paolino dalla voce chiara ma nel contempo capace di piegare il canto a un’espressività sempre accurata; Bryan Sala (Conte Robinson) è un giovane baritono di indiscutibili doti vocali: colore lirico, tecnica solida che si esprime in un bell’uso del canto d’agilità e a una linea pregevole linea di canto; sul piano espressivo però ci è parso un po’ compassato, privo di un effettivo coinvolgimento. Alfonso Michele Ciulla, al contrario è invece un Geronimo con la tendenza a strafare, coinvolto com’è dai divertimenti scenici; sul piano vocale, però, sa rivelare una vocalità sana, omogenea e naturale. A questa compagnia di canto si alternerà un’altra, sempre scelta tramite l’Opera Studio, nelle repliche che nelle prossime due settimane avranno luogo a Lugano o in angoli suggestivi del Canton Ticino: ci piacerebbe, tuttavia, che queste produzioni fresche e di qualità valicassero anche i confini nostrani, per venire apprezzate da un pubblico più ampio e francamente meno periferico.