Per questa sesta domenica dopo la Trinità le cantate superstiti sono solo 2. La prima è catalogata BWV 170, Vergnügte Ruh’, beliebte Seelenlust su testo di Georg Christian Lehms (1684-1717), eseguita la prima volta a Lipsia il 28 luglio 1726. Si tratta di una Cantata solistica, la prima di una serie dopo l’esperienza di Weimar, consolidata nelle Cantate nr.54 e 199, che Bach compose tra la fine del luglio 1726 e gli inizi di febbraio del 1727 concorrono a formare quella serie che nelle cantate solistiche hanno toni spiccatamente individuali e propone meditazioni formulate in prima persona: 3 cantate per contralto, 2 per soprano, 2 per basso, 1 per tenore e 3 per soprano e basso. Alcune di questa partiture, 5 per l’esattezza, tra cui quella che ascolteremo oggi, priva del Corale finale e quindi escludono la presenza del Coro. Elemento caratteristico della Cantata 170 è la presenza di un organo come strumento “obbligato” ma si tratta di una singolarità condivisa con altre 4 cantate di quel periodo: le nr.35, 27, 169 e 40. Punto culminante e centrale della partitura è la seconda aria, nr.3 (“Quanta pena mi fanno i cuori pervertiti”), un “adagio” che vede l’impiego dell’organo in sostituzione del basso continuo e che risponde a un rigido simbolismo che vuole ricalcare i concetti e i valori del testo e che crea una sorta di gara tra strumento e voce che si abbandona a un discorso altamente “fiorito”. Fiancheggiano il brano 2 recitativi, uno secco e l’altro accompagnato, mentre l’apertura e la chiusura della Cantata sono determinati da 2 arie, la prima (“Beato riposo, amato piacere dell’anima”),nello spirito di una “pastorale”, per archi e oboe d’amore (la presenza dell’oboe d’amore è da vedersi in connessione con l’episodio vangelico, proposto in questa domenica, con il “discorso della montagna”), mentre la seconda aria presenta ancora l’organo come strumento obbligato, sostituito in una successiva ripresa della Cantata (1746-47) dal flauto traverso e si risolve in un giubilante addio alla vita.
Nr.1 – Aria (contralto)
Beato riposo, amato piacere dell’anima,
Non ti si può trovare tra i peccati dell’inferno,
Ma nell’armonia del Paradiso;
Tu solo fortifichi il petto debole.
Allora i puri doni della virtù
Troveranno dimora nel mio cuore
Nr.2 – recitativo (contralto)
Il mondo, la casa del peccato,
Prorompe solo in canzonacce infernali
E cerca con l’odio e l’invidia
Di invocare l’immagine di Satana.
La sua bocca è piena di veleno di vipera,
Che spesso colpisce a morte l’innocente,
E vuole solamente dire: Raca! 1
Dio giusto, quanto si è allontanata
Da Te l’umanità;
Tu ami, anche se la sua bocca
Proclama maledizione e inimicizia
E desidera solo calpestare il prossimo.
Ah! Questa colpa è dura da espiare.
Nr.3 – aria (contralto)
Quanta pena mi fanno i cuori pervertiti,
Che si volgono contro di Te, mio Dio,
Io tremo e sento mille dolori,
Quando provano gioia solo nell’odio e nella vendetta.
Dio giusto, che cosa devi allora pensare,
Quando essi, con i soli inganni del demonio
Si fanno beffe del Tuo giusto precetto!
Ah! Senza dubbio devi aver pensato:
Quanta pena mi fanno i cuori pervertiti!
Nr.4 – recitativo (contralto)
Chi dunque può desiderare
Di vivere in un posto come questo,
Se si vedono solo odio e avversità
In cambio del proprio amore?
Ma poiché devo amare anche il nemico
Come il mio migliore amico
Secondo il comandamento divino,
Allora il mio cuore
Rifugge la rabbia ed il rancore
E anela solo a vivere presso Dio,
Che è egli stesso chiamato Amore.
Ah, spirito armonioso,
Quando infine ti concederà Egli
La sua Sion Celeste?
Nr.5 – Aria (contralto)
Mi disgusta continuare a vivere,
Allora accoglimi, o Gesù!
Provo orrore per tutti i peccati,
Lascia che io trovi questa dimora
Dove sarò nella pace.
Traduzione Alberto Lazzari
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