Bayreuther Festspiele 2023, Festspielhaus Bayreuth.
“DIE WALKÜRE”
Prima giornata in tre atti.
Libretto e musica di Richard Wagner
Siegmund KLAUS FLORIAN VOGT
Hunding GEORG ZEPPENFELD
Wotan TOMASZ KONIESCZNY
Sieglinde ELISABETH TEIGE
Brünnhilde CATHERINE FOSTER
Fricka /Schwerleite CHRISTA MAYER
Gerhilde KELLY GOD
Ortlinde BRIT-TONE MÜLLERTZ
Waltraude CLAIRE BARNETT-JONES
Helmwige. DANIELA KÖHLER
Siegrune STEPHANIE HOUTZEEL
Grimgerde MARIE HENRIETTE RHEINHOLD
Rossweisse SIMONE SCHRÖDER
Orchestra del Bayreuther Festspiele
Direttore Pietari Inkinen
Regia Valentin Schwarz
Scene Andrea Cozzi
Costumi Andy Besuch
Drammaturgia Konrad Kuhn
Luci Reinhard Traub
Bayreuth, 27 luglio 2023
Con Die Walküre entriamo nel vivo nel ciclo del Ring. Dal mondo degli dei entriamo nel mondo degli umani, con il complesso, difficile interagire tra questi due mondi. Se la messa in scena di Das Rheingold ha trasformato il mondo mitologico, soprannaturale degli dei, in un Walhalla “cafone” capitanato da uno speculatore, con problemi di affari, una moglie annoiata e con una famiglia allargata e disfunzionale, con Die Walküre si va oltre. Premettendo che il Festspiele desidera offrire una prospettiva “innovativa” e “stimolante” alla saga del Ring, come a tutto il teatro wagneriano, si corre sempre di il rischio che questo percorso possa comportare il sacrificio di parti significative e fondamentali dell’originale.
Questo è quello che sta avvenendo in questo Ring firmato Valentin Schwarz. Un Anello…senza anello, senza oro, senza drago, senza Reno, con qualche vago riferimento alla spada facendo così sparire ogni indicazione originali, didascalie e riferimenti musicali. Tutto ciò è sostituito da concetti e sovrapposizioni completamente diverse che, ovviamente, si distaccano completamente dalla trama originale, anche se si consultano le note di regia Schwarz, con la sua “allegra” versione dei fatti. Un esempio: all’inizio del secondo atto, una gruppo di persone circondano la bara di Freia che, a quanto pare, si è suicidata dopo il suo rapimento. Un caso di disturbo da stress post-traumatico? Cosa sta succedendo con le mele d’oro che dovrebbero mantenere giovani gli dei? …Una dea si è suicidata perchè è misteriosamente diventata umana? Una cosa è certa, arrivati al termine di questa seconda serata di Ring prevale la sensazione prevalente di distrazione, frustrazione e un costante stato di confusione. Qua e là si possono anche cogliere degli spunti interessanti ma si perdono in un universo estraneo. Una scena particolarmente suggestiva è stata la narrazione visiva dell’infanzia di Sieglinde e Siegmund. Il loro passato individuale a poco a poco diventa presa di coscienza dell’essere fratelli. La scenografia di Andrea Cozzi traduce in una ambientazione che, non a caso somglia alla casa di Wotan. L’atmosfera onirica e nostalgica è stata accresciuta dalla presenza di due bambini (Siegmund e Sieglinde ) che, in abiti scintillanti, vengono osservati da loro stessi, adulti. Questa scena è riuscita a proiettare dinamicamente lo spettatore nella mente, nell’anima del racconto e in un’altra dimensione. Aldilà della resa generale, è stato fondamentale l’apporto delle luci di Richard Traub che hanno evidenziato con discrezione molti dettagli scenici, gli stati d’animo dei personaggi, creando anche, senza eccessi, effetti atmosferici realistici. Resta da vedere quante delle idee generate portate avanti nelle prossime due serate per illuminare e giustificare la loro “ragion d’essere”. Sul versanete musicale Pietari Inkinen ha guidato l’orchestra in modo impeccabile senza però mai raggiungere una autentica intensità interpretativa, forse anche in ragione del fatto che quello emergeva dal tessuto orchestrale non aveva una corrispondente consapevolezza nell’azione scenica. Sappiamo che Die Walküre è l’opera del Ring che contiene il maggior numero di pagine famose, le pagine di Siegmund e Sieglinde nel primo atto, la tempesta invernale di Siegmund, l’Hojotoho di Brunnhilde, la cavalcata delle valchirie e l’addio di Wotan per citarne solo alcune, dovrebbe essere l’opera che non ha problemi a galvanizzare l’attenzione emotiva e musicale. Qui invece è venuta a mancare la tensione drammatica musicale. Il pathos di in molti momenti strazianti, “War es so schämlich, was ich verbrach”, da Brünnhilde e “Leb wohl, du kühnes, herrliches Kind!” da Wotan, per esempio. In quest’ultimo caso, L’appassionato bacio di Wotan nei confronti di Brünnhilde ha perso il suo origniale significato perchè sulla scena si è visto Wotan che abusa sessualemente di Sieglinde addormentata. Con questa interpretazione scenica si è gettata una lunga ombra su quello che avrebbe dovuto essere uno slancio di amore paterno di Wotan per sua figlia Brünnhilde. Veniamo alla parte vocale. Georg Zeppenfeld (Hunding)è una presenza vocale imponente. Il suo straordinario e inconfondibile colore vocale ha conferito al suo ruolo una personalità e un carattere distintivi che ha utilizzato con grande effetto nella sua forte interpretazione musicale, ma anche teatrale. Come Sieglinde, Elizabeth Teige ha usato la sua voce morbida, ferma e corposa per dare un’ampia gamma di espressioni al suo personaggio tormentato. Klaus Florian Vogt (Siegmund) con la sua vocalità chiara, ma nel contempo solida e omogenea ha ben personificato l’eroe anche se l’ambientazione non catturava le violente passioni ed emozioni dei tre personaggi. Si ritorna, purtroppo alla gestione registica dei cantanti tutta incentrata a una dispersione di energia fisica: camminare avanti e indietro, saltare, lanciare, prendere a calci oggetti e quant’altro, sono aspetti che, a nostro parere, sminuiscono anziché rafforzare l’intensità drammatica del testo e della musica. Catherine Foster una Brünnhilde con i leggins in pelle, ha pienamente dominato con la sua voce, piena, rotonda, instancabile e potente. Accanto a lei ritroviamo il Wotan Tomasz Koniesczny che qui non si è risparmiato nel cercare di scavare in profondità e trarre ogni sfumatura e caratterizzazione possibile. Anche qui, Christa Mayer, con la sua voce piena, calda ed espressiva ha continuato a dare a Fricka un’interpretazione forte e decisa. Vocalmente ineccepibilie il gruppo delle Walkirie. È stato particolarmente piacevole sentirne e apprezzarne le singole belle voci che formavano anche un insieme compatto e omogeneo. Alla fine dello spettacolo il pubblico ha saluto con fragorosi e lunghi applausi tutti gli interpreti, più volte chiamati alla ribalta.
English version
With Die Walküre we enter into the thick of The Ring Cycle. From the world of the gods we enter into the world of the humans and their subsequent intersection and interaction with the gods. If the staging of Das Rheingold steamrolled the world of the gods, mythology and the supernatural into the tawdry world of a speculator, his business problems, his bored billionaire wife and an extended and disfunctional family, Die Walküre doubles down. While it is clear that the Festspiele wishes to offer an innovative and stimulating perspective to the Ring saga with each new Ring Cycle production there is the risk that this objective can result in sacrificing significant and fundamental parts of the original. That is in fact what appears to have happened to this Ring Cycle directed by Valentin Schwarz. A Ring, with no ring, no gold, no dragon, no Rhine, and only fitful appearances of the sword and which undermines precise original indications in the text, stage directions and musical references. When these are replaced with completely different conceptions and extraneous situations are superimposed , we start to lose the plot, the thrust and the focus, even if Schwarz’s programme notes of his upbeat version of events are consulted. Freia’s coffin and mourners at the beginning of Act 2, for instance, is a case in point. Apparently Freia committed suicide after her abduction. A case of PTSD? So what’s happening with the golden apples that keep the gods youthful? Is this meant to be another nail in their coffin? Can goddesses even suicide? Has she secretly become human? At the conclusion of the first two evenings of the music drama the overriding sensation is one of distraction and frustration, a constant state of confusion. That is not to say that there are no interesting and fascinating ideas but they stand alone and get lost in the extraneous characters and incidental background scenes. It remains to be seen how many of the ideas are overarching and carried through the next two evenings to illuminate and justify their “raison d’etre”. On the whole Pietari Inkinen led the orchestra in a well-balanced and musically flawless evening even though it never quite reached great heights of intensity. Pleasingly, leitmotifs emerged unselfconsciously from the orchestral texture in the pit, alas often without a corresponding awareness in the action on stage. Die Walküre, the most romantic opera of the cycle with its beloved favourite scenes, Siegmund’s Winter Storm, Brunnhilde’s Hojotoho, the Ride of the Valkyries and Wotan’s Farewell to mention just a few, should be the opera that has no problem galvanizing emotional and musical attention. Instead musical dramatic tension was lacking overall. So too was the pathos in many heart wrenching moments, “War es so schämlich, was ich verbrach”, from Brünnhilde and “Leb wohl,du kühnes, herrliches Kind!” from Wotan, for example. In this last instance, as he indulged in a long kiss with Brünnhilde it was particularly difficult to be moved having just assisted at Wotan’s sexual misconduct with his daughter Sieglinde. His explicit behavior with a sleeping Sieglinde cast a long shadow on what should have been an outpouring of paternal love for his daughter Brunnhilde. Some ideas were more successful than others. A particularly suggestive staging was the set of a childhood scene, where Sieglinde and Siegmund remember deep in their individual pasts and slowly become aware that their shared and complimentary memories were those of siblings. The scene was stylishly rendered by the beautifully crafted and spacious set designed by Andrea Cozzi which slid into place silently and unobtrusively. Unsurprisingly it resembled Wotan’s home. The dreamlike and nostalgic atmosphere was heightened by young figures in shimmering skin tight outfits who acted out Siegmund and Sieglinde as children, who unseen, as adults observed their young selves. This scene succeeded in projecting the onlooker dynamically into the mind and soul of the tale and into another dimension. Georg Zeppenfeld is a commanding vocal presence. His remarkable and unmistakable vocal colour gave his role a distinctive personality and character which he used to great effect in his strong musical interpretation. Physically, however his boorishness came across as understated. Elizabeth Teige used her supple, steady and full-bodied voice to lend a wide range of expression to her tormented character. Klaus Florian Vogt’s strong, clear and firm tenor personified the hero. The scene itself seemed to meander without really capturing the violent passions and emotions of the three characters. It wasn’t riveting.So much more wasn’t riveting in other highly dramatic scenes but this was usually due to a dispersion of physical energy; pacing back and forwards, flouncing, throwing and kicking objects. All moves that detract from rather than strengthen the dramatic intensity of the text and music. Catherine Foster dominated with her seamless, full, rounded, untiring and powerful voice as a leather legging clad Brunnhilde. As her foil Tomasz Koniesczny as Wotan gave vocally unsparingly of himself and both evenings dug deep into his reserves to extract every nuance of meaning and characterization possible. Christa Mayer, in her full, warm expressive voice continued to give a strong, unwavering interpretation of Fricka. It was especially pleasing to hear the individual beautiful voices of the Valkyries form a compact and homogeneous group when together. Effective lighting design by Richard Traub in discreetly highlighting underlying points of interest, such as the miniature horse collection or a blade of light for the sword, for subtle illumination of characters according to their momentary status and in inconspicuously creating realistic atmospheric effects. As the curtain went down cheering, stamping and thunderous applause broke out and didn’t diminish over the numerous curtain calls.