Bayreuther Festspiele 2023, Festspielhaus Bayreuth
“DAS RHEINGOLD”
Vigilia in quattro scene. Prologo alla Tetralogia Der ring des Nibelungen
Libretto e musica di Richard Wagner
Wotan TOMASZ KONIESCZNY
Donner RAIMUND NOLTE
Froh ATTILIO GLASER
Loge DANIEL KIRCH
Fricka CHRISTA MAYER
Freia HAILEY CLARK
Erda OKKA VON DER DAMERAU
Alberich OLAFUR SIGURDARSON
Mime ARNOLD BEZUYEN
Fasolt JENS-ERIK AASBØ
Fafner TOBIAS KEHRER
Woglinde EVELIN NOVAK
Wellgunde STEPHANIE HOUTZEEL
Flosshilde SIMONE SCHRÖDER
Orchestra del Bayreuther Festspiele
Direttore Pietari Inkinen
Regia Valentin Schwarz
Scene Andrea Cozzi
Costumi Andy Besuch
Drammaturgia Konrad Kuhn
Luci Reinhard Traub
Video Luis August Kraken
Bayreuth, 26 luglio 2023.
Italian & english version
Sembrerebbe che ci sia voluto solo lo spazio di una stagione perché la nuova produzione dell’Anello di Wagner fosse digerita dal pubblico di Bayreuth, a giudicare dall’accoglienza entusiastica alla fine della prima rappresentazione di Das Rheingold al Festival di Bayreuth 2023. La produzione del giovane regista viennese Valentin Schwarz lo scorso anno era stata sepolta da fischi e proteste indignate. Ci viene da pensare che l’accoglienza entusiastica dell’attuale ripresa è stata legata al cast e al direttore e all’orchestra. Il pubblico ha chiuso gli occhi davanti al video di apertura che mostra i feti gemelli (Wotan e Alberich), o l’anello che è diventato un bambino, o il Reno che è una piscina per bambini, e ancora i giganti che escono da un SUV che rimane sempre scena e molte altre sovrapposizioni drammaturgiche. Il pubblico ha (almeno momentaneamente) deciso di ignorarle e concentrarsi sugli aspetti musicali della partitura. Bisognerà attendere l’ultimo capitolo del Ring prima che la produzione affronti il definitivo giudizio del pubblico, notoriamente attentissimo, preparato ed esigente. Dunque un pubblico “cieco” ma non “sordo” che ha salutato positivamente il Rheingold musicale. L’unicità del posizionamento orchestrale più che mai consente un perfetto equilibrio tra orchestra e voci. I cantanti non sono mai sovrastati, allo stesso tempo l’orchestra non deve mai sacrificare peso e profondità. Una perfetta coesione in orchestra con i leitmotiv portati in naturale rilievo sotto la guida fresca e fluida del giovane direttore finlandese Pietari Inkinen. Il versante maschile del cast vede un Tomasz Konieczny (Wotan) che inizialmente promette bene, anche grazie a una buona presenza vocale, ma nel corso dell’opera vediamo un personaggio (la regia non ha certo aiutato), quanto mai smarrito, debole. Un aspetto questo che non dovrebbe essere presente già dal Rheingold. Di maggior spicco l’Alberich di Olafur Sigurdarson cantante dalla solida vocalità e interprete espressivo e coinvolgente. Perfettamente nel ruolo Daniel Kirch, un Loge istrionico, vero dominatore della scena. Apprezzabile anche il Mime di Arnold Bezuyen che aspettiamo alla prova successiva, (Siegfried). Prove adeguate ai ruoli anche per Raimund Nolte (Donner) e Attilio Glaser (Froh) così come ben calati nelle parti Jens-Erik Aasbø e Tobias Kehrer i giganti Fasolt e Fafner. I ruoli femminili ci hanno presentato Christa Mayer che ha espresso tutte le caratteristiche necessarie per incarnare la complicata situazione familiare e il dilemma di Fricka. Una interpretazione, la sua, che metteva in luce alternativamente preoccupazione, indignazione e controllo, attraverso un uso sottile e vario della voce e del linguaggio del corpo. La Freia di Hailey Clark, seppur vocalmente espressiva, sul piano scenico ci è parsa invece alquanto inerte. L’ Erda di Okka von der Damerau, benchè sminuita dalla regia a governante, ha saputo pienamente emergere sul piano vocale. Le Fanciulle del Reno, Woglinde, Wellgunde e Floßhilde cantate rispettivamente da Evelin Novak, Stephanie Houtzeel e Simone Schröder sono state vocalmente ben amalgamente e timbricamente ben calibrate nell’evocare le scintillanti acque del Reno, che purtroppo non aveno corrispondenza nella deprimente e banale trasposizione scenica. Attendiamo le parti successive della tetralogia per capirne gli sviluppi. Nel frattempo, secondo una recente intervista alla stampa tedesca, il regista ha annunciato che grazie all’atteggiamento costruttivo del Festival ha apportato alcune modifiche alla produzione per aiutare a chiarire i punti che il pubblico ha trovato confusi….Staremo a vedere!
English version
It would seem that it has only taken the space of a season for last year’s new production of Wagner’s Ring cycle to be digested by the Bayreuth audience, judging by the enthusiastic reception at the end of the first performance of Das Rheingold at this year’s Bayreuth Festival. The young Viennese director Valentin Schwarz’s production was buried in boos and outraged protests last year. The object of this year’s enthusiastic reception was however reserved for the cast, conductor and orchestra. The sensation is, that strong with the foreknowledge of opening videos of twin feotuses(Wotan and Alberich), the ring of the title replaced by a child, the Rhine a paddling pool, the giants who appear from a SUV which never leaves the stage and many more overlaying structures, the audience has decided to ignore them for the time being and concentrate on other aspects of the music drama. We will have to wait until the last of the four operas before the production team faces the audience, known for being most attentive, prepared and demanding. The many distortions and upheavals in Wagner’s text and stage directions seem to be swallowed by the theatre going public for the time being, in order to concentrate on the vocal and interpretative performances of the cast and musicians. They do not disappoint. The unique orchestral placement allows a perfect balance between orchestra and singers. The singers are never overwhelmed and at the same time the orchestra never has to sacrifice weight and depth. A perfect cohesion in the orchestra with leitmotivs brought into natural relief under the fresh and fluid guidance of the young Finnish conductor Pietari Inkinen. Tomasz Konieczny, whose authority as Wotan is already under fire from the outset, although vocally secure appeared somewhat flummoxed by the proceedings. Olafur Sigurdarson as Alberich was an even-weighted adversary to Wotan, vocally firm, expressive and engaging to match his compelling stage presence. Daniel Kirch, an exhibitionist and histrionic Loge, held the stage from the time moment he entered until the moment he exited. Arnold Bezuyen as Mime, comfortable in his theatrics has yet to come vocally into his own in the following operas. Raimund Nolte as Donner and Attilio Glaser as Froh were well balanced in their respective roles. Jens-Erik Aasbø and Tobias Kehrer as the giants Fasolt and Fafner respectively, were physically and vocally convincing in their roles; solid and unwavering until the final knifing. Christa Mayer expressed all the characteristics necessary to embody Fricka’s complicated family situation and dilemma. She alternately exuded worry, indignation and control through a subtle use of her voice and body language. While Hailey Clark’s Freia, although vocally expressive, when the occasion presented itself, was left physically inert on stage. Okka von der Damerau’s Erda, who appears as a governess in this staging, gave a lusciously sung scene which was a vocal cornerstone in the performance. The Rheinmaidens, Woglinde, Wellgunde and Floßhilde sung respectively by Evelin Novak, Stephanie Houtzeel and Simone Schröder were well calibrated with their beautiful shimmering tone conjuring up the sparkling waters of the Rhine, which unfortunately did not find a correspondence on stage. In fact, the opening scene resulted most depressing and mundane. We await the following parts of the tetralogy to understand how this is meant to develop. In the meantime, according to a recent interview in the German press, Schwarz has announced that thanks to the workshop attitude of the Bayreuther Festapiele there will be some tweaking of last year’s staging of the production to help clarify points that the audience found confusing.