Venezia, Teatro Malibran, Stagione Sinfonica 2022-2023
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Alpesh Chauhan
Luciano Berio: Rendering “restauro” del frammento sinfonico in re maggiore D 936A di Franz Schubert; Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 5 in do minore op. 67
Venezia, 9 giugno 2023
Nel recente concerto diretto dal giovane e promettente Alpesh Chauhan, Luciano Berio, in qualità di “restauratore” di tre frammenti schubertiani, veniva proposto insieme al Beethoven più celebrato della Quinta sinfonia. Due modalità compositive a confronto. In Rendering, il compositore di Oneglia si limita a orchestrare e tenere insieme, tramite una sorta di “cemento” musicale, gli abbozzi di una Decima Sinfonia, che Schubert ha annotato su due soli pentagrammi e con rare indicazioni di strumentazione, finalizzando competenza tecnica e gusto estetico al parziale recupero di un’opera altrimenti destinata all’oblio. Nella Sinfonia in do minore, il Maestro di Bonn ci offre un esempio sublime di coerenza nell’organizzazione del materiale sonoro, grazie alla forza generatrice del celebre motto iniziale, da cui derivano altre cellule tematiche ricorrenti nella partitura, ad assicurare, al suo interno, un profondo legame ciclico.
Il titolo inglese Rendering ha il duplice significato di “restituzione” e di “interpretazione”: i frammenti dell’ultimo progetto sinfonico di Schubert, brutalmente interrotto dalla sua morte prematura (1828), ci vengono “restituiti” dopo essere stati sottoposti a un “restauro” che è anche un’“interpretazione” a posteriori di quei materiali, i quali – pur nella loro incompiutezza – lasciano trasparire un pensiero musicale proiettato oltre i confini del sinfonismo classico. Ricca di colori e rispettosa delle intenzioni del trascrittore è risultata la lettura da parte del direttore inglese. Supportato da un’orchestra inappuntabile in tutte le sue sezioni, ha saputo mettere pienamente in valore la bellezza melodica o, di volta in volta, la sapienza costruttiva, che Berio dimostra di aver colto negli abbozzi del Viennese. Così come è riuscito ad evidenziare il carattere affatto diverso delle inserzioni di “tessuto connettivo” – dove ricorrono suggestioni schubertiane – annunciate dalla celesta e immerse in atmosfere oniriche e “lontane”. Nei due frammenti del primo Allegro – entrambi utilizzati da Berio ponendo tra essi il suo “cemento” musicale e rinunciando a qualunque tentativo di vero e proprio svolgimento – spiccavano la bellezza e l’intensità del canto, caratterizzanti il secondo tema. Particolarmente suggestivo è stato l’Andante – il movimento che presenta maggiore continuità – soprattutto per i presagi mahleriani che vi si colgono, mentre l’ultimo Allegro – dai caratteri di uno Scherzo e di un Finale – ha svelato tutta la straordinaria elaborazione contrappuntistica con cui è costruito, a riprova, tra l’altro, dell’interesse che Schubert ha sempre mostrato per questo tipo di scrittura: di particolare effetto è risultato il canone, divenuto celebre come sigla di Rai Radio 3, eseguito con una musicalità pari al rigore.
Passando al secondo titolo in programma, la Quinta Sinfonia ci ha consegnato un Beethoven titanico, ma anche meno enfatico rispetto a quello dell’Eroica. Anche in questo caso ci sembra che il direttore britannico sia stato pienamente all’altezza, rendendo tutta la forza espressiva racchiusa in questo assoluto capolavoro di perizia costruttiva, al di là di ogni significato extramusicale che spesso gli viene attribuito. L’ascolto, dunque, si è tradotto in puro piacere estetico di fronte a una costruzione musicale, che si è sviluppata coerentemente a partire dallo scarno inciso di sole quattro note, che apre il primo movimento, Allegro con brio, e su cui si basa il primo tema; un inciso che ricorre nell’intera Sinfonia, conferendole compattezza strutturale e conseguente efficacia espressiva. Più oltre, una vigorosa frase di transizione (trasformazione dell’inciso d’apertura), ha portato al delicato secondo tema, introdotto da uno squillante richiamo dei corni, esso pure ricavato dal motto d’apertura. Quest’ultimo, nel prosieguo, è ricomparso più volte: nella parte centrale dello Sviluppo, nella Ripresa – dove l’oboe, da solo, ha intonato con giusto accento un recitativo dai caratteri intensi e delicati, prima del ritorno all’impeto originario –, nell’Epilogo – culminante in un fragoroso climax – e nella Coda, che ha concluso eroicamente il movimento. L’Andante con moto ha segnato una pausa di leggerezza, con due temi cantabili di matrice popolare: il primo sottoposto a un’articolata serie di variazioni a livello melodico, ritmico e strumentale, con il pregevole intervento di varie sezioni orchestrali, segnatamente legni ed archi; il secondo variato solo nell’accompagnamento. Il terzo movimento, Allegro, si è aperto con un misterioso arpeggio dei bassi cui hanno risposto violini e clarinetti; poi lo squillo dei corni (una variante del motto “del destino”) ha evocato antichi presagi; dopodiché questi due elementi si sono dialetticamente contrapposti nelle varie regioni orchestrali. Nella parte centrale contrabbassi e violoncelli, presto imitati dai violini, si sono validamente imposti nel pressante fugato – episodio tipicamente beethoveniano dal tono ironico, reso ancora più accentuato dall’intervento dei fagotti –, prima che il soggetto passasse ai violini e poi al primo flauto, per spegnersi alla fine gradualmente in un tenue diminuendo in pizzicato. Dopo la sbrigativa Ripresa e la Coda – introdotta da un cupo pianissimo, che progressivamente si è fatto più sonoro e chiaro – si è aperto il trionfale, Allegro – che esprimerebbe la vittoria della ragione contro le oscure forze del destino – con l’apparizione dell’esultante primo tema e, dopo una frase di transizione, del secondo tema con le sue slanciate e svettanti terzine. Nello Sviluppo, fondato sul secondo tema, i tromboni hanno validamente presentato un nuovo motivo, presto enfatizzato dai violini, sino a giungere ad un vibrante climax con l’intervento di tutta l’orchestra. Successivamente, un più pacato momento di passaggio ha condotto all’incalzante Ripresa, seguita dall’Epilogo, con il ritorno del secondo tema, fino alla vorticosa stretta conclusiva (Presto). Entusiastici applausi soprattutto a fine serata con numerose chiamate.