Milano, Teatro alla Scala: “Rusalka”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione Lirica 2022/2023
“RUSALKA”
Fiaba lirica in tre atti su libretto di Jaroslav Kvapil
Musica Antonín Dvořák
Il Principe DMITRY KORCHAK
La Principessa straniera ELENA GUSEVA
Rusalka, ninfa dell’acqua OLGA BEZSMERTNA
Vodník (Ondin), lo spirito delle acque JONGMIN PARK
Ježibaba, la strega OKKA VON DER DAMERAU
Il guardiacaccia JIŘÍ RAJNIŠ
Lo sguattero SVETLINA STOYANOVA
Prima ninfa del bosco HILA FAHIMA
Seconda ninfa del bosco JULIANA GRIGORYAN
Terza ninfa del bosco VALENTINA PLUZHNIKOVA
Il cacciatore ILYA SILCHUKOU
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Direttore Tomáš Hanus
Maestro del Coro Alberto Malazzi
Regia Emma Dante
Scene Carmine Maringola
Costumi Vanessa Sannino
Luci Cristian Zucaro
Coreografia Sandro Maria Campagna
Nuova produzione Teatro alla Scala
Milano, 13 giugno 2023
Rusalka: titolo, altrove, di repertorio, si dà alla Scala per la prima volta. Spirito acquatico, nasce nello stesso clima umido e simbolista, ma un anno esatto prima che il Pelléas di Debussy emergesse dalla sua rimestata e melmosa gestazione. La materia di ispirazione è franco-tedesco-danese, ma l’opera che ne risulta fa parte, per il pubblico ceco, dell’identità nazionale: nella lettura patriottica, all’eroina senza voce corrisponde la sua patria senza lingua (ufficiale in tutto l’Impero era, naturalmente, la tedesca). La sirena si confida alla piccola luna sciogliendosi nell’ipnotica malinconia melodica boema; mentre le sue sorelle, ninfe dei boschi, cugine delle Figlie del Reno, danzano su travolgenti ritmi popolari. Il tutto avvolto nel magico manto dell’orchestrazione policroma e diafana dell’ultimo Dvořák.
Celati nel semplice intreccio della fiaba stanno tutta la complessità, tutto il turbamento delle freschissime teorie freudiane. Altro tema centrale è il rapporto fra Uomo e Natura o, meglio: fra Artista-Creatore e Natura-Creato. Un tema già amato dai romantici, ma che si fa quanto mai problematico nel secolo breve della tecnica. Come si può ben vedere, motivi di interesse e di suggestione non mancano certo. Ma Emma Dante non si rivolge a questi. L’affascinano la disabilità della protagonista che, da ninfa, non ha gambe, e, da donna, non ha voce; e la sua mancata accettazione sociale alla corte del Principe, dove si banchetta coi suoi ex-tentacoli. La sua Rusalka completamente fantastica è visivamente vistosa. Nei costumi di Vanessa Sannino, dove la sirena è una medusa rosa con tentacoli di polpo; suo padre Vodník una sorta di crostaceo dalle lunghe chele fiammeggianti; Ježibaba e la Principessa straniera inspiegabilmente coincidono e l’unico ad ispirarsi al costume tradizionale slavo resta il Principe. E nelle scene di Carmine Maringola, che si rifanno al bozzettismo romantico per la gotica rovina di cattedrale sommersa, e forse alla misteriosa Camera delle Meraviglie di Via Porta di Castro a Palermo per l’ultra blu del castello del Principe (e se così fosse saremmo riusciti ad incastrare un frammentino di Sicilia anche qui).
In entrambi gli ambienti fa da portale fra i due mondi, l’umano e l’acquatico, una grande piscina che buca il pavimento. Nel second’atto, a nostro parere  il più felicemente riuscito, i meccanici pupazzi rosa che popolano il castello vi banchettano a mezz’acqua. Ma poi il tavolone, convenientemente ripiegata la tovaglia rossa in guisa di cuscino, si trasforma in letto galleggiante, su cui si posa, senza vita, il doppio coreutico della protagonista, prontamente infiorato dal coro. Un momento, questo, di grande suggestione visiva.
L’impetuosa direzione di Tomáš Hanus valorizza i momenti di lirismo, appassionatissimi, e sconfina, altrove, in un’estetica deliberatamente fracassona: mantenendo pur sempre saldo l’arco drammatico. Qualcosa di non troppo dissimile può essere detto della protagonista, Olga Bezsmertna, che si segnala più per l’interpretazione accorata e per il volume che per l’impeccabilità tecnica. Al contrario per Dmitry Korchak la voce squillantissima e di mirabile omogeneità timbrica è attrazione irresistibile, che fa passare in secondo piano la recitazione. Jongmin Park non avrà un timbro ammaliante, ma è un abilissimo giocatore al tavolo delle dinamiche contrastate, delle sfumature, dei colori. Okka von der Damerau è una strega dalla voce femminile e seducente, piuttosto luminosa: ma la condisce con abbondanti quanto inquietanti risate e grande partecipazione scenica. Perfetta la temibile Principessa Straniera di Elena Guseva. E ottimi anche il Guardiacaccia di Jiří Rajniš e lo Sguattero di Svetlina StoyanovaDi recita in recita sempre più disciplinate nel tempo le tre ninfe dei boschi. Sempre magnifico il coro scaligero del Maestro Malazzi. Il pubblico ha festeggiato molto calorosamente il titolo nuovo e il primo spettacolo a colori della stagione. Ph. Teatro alla Scala / Brescia – Amisano