Giacomo Puccini (1858 – 1924): “Il tabarro” (1918), “Madama Butterfly” (1904), “La fanciulla del west” (1910)

“Il TABARRO”
Opera in un atto su libretto di Giuseppe Adami. Melody Moore (Giorgietta), Lester Lynch (Michele), Brian Jagde (Luigi), Khanyiso Gwenxane (un venditore di canzonette), Roxana Constantinescu (Frugola), Simeon Esper (Tinca), Martin-Jan Nijhof (Talpa), Joanne Marie D’Mello (Voce di sopranino e un’amante), Yongkeun Kim (voce di tenorino e un amante). MDR Leipzing Radio Choir, Dresden Philarmonie, Marek Janowski (direttore). Registrazione: Kulturpalast Dresden, marzo 2019. 1 CD Pentatone 5186 773
“LA FANCIULLA DEL WEST”
Opera in tre atti su libretto di Guelfo Civinci e Carlo Zarrarini dal dramma “The Girl from the Golden West” di David Belasco. Melody Moore (Minnie), Lester Lynch (Jack Rance), Marius Vlad (Dick Jonhson), Amitai Pati (Nick), Martin-Jan Nijhof (Ashby), Kevin Short (Sonora), Radu Cimpan (Trin, un postiglione), Alexandru Suciu (Sid), Ruben Ciungan (Bello), Alessandro Luciano (Harry), Lorant Barta (Joe), Rares Munteanu (Happy), Antonio Di Matteo (Larkens), Alexander Köpeczi (Billy Jackrabbit, José Castro), Ilseyar Kayrullova (Wowkle), Gustavo Castillo (Jack Wallace). Transylvania State Philharmonic Orchestra and Choir, Cluj-Napoca, Paul Sirbu (maestro del coro), Lawrence Foster (direttore). Registrazione: Studio Radio Cluj, giugno 2019. 2 CD Pentatone: 5186 788
“MDAMA BUTTERFLY”
Tragedia giapponese in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa dall’omonima tragedia di David Belasco. Melody Moore (Cio Cio San), Stefano Secco (F. B. Pinkerton), Elisabeth Kulman (Suzuki), Lester Lynch (Sharpless), Alexander Kaimbacher (Goro), Kevin Short (Lo zio Bonzo), Amitai Pati (Il principe Yamadori), Lisbeth Devos (Kate Pinkerton), Florian Köfler (Il commissario imperiale). Jorge Leira (Ufficiale del registro), Tiago Batista (Lo zio Yakusidé), Cecilia Rodrigues (La madre), Sara Marques (La cugina), Coro e Orquestra Gulbenkian, Jorge Matta (maestro del coro), Lawrence Foster (direttore). Registrazione: Lisbona, Grande Auditório Calouste Gulbenkian Foundation, giugno-luglio 2019. 2 CD Pentatone 5186 783
La casa discografica californiana Pentatone presenta una nuova serie di registrazioni pucciniane. Scelta assai rischiosa considerando la popolarità dei titoli e la qualità della discografia in cui queste pur volonterose registrazioni fanno fatica a emergere.
Il tabarro” si differenzia come origine e cast rispetto agli altri due titoli proposti e merita una trattazione più autonoma. Si tratta della registrazione di un’esecuzione concertante avvenuta al Kulturpalast di Dresda nel 2019. La Dresden Philarmonie non è blasonata come i cugini della Staatskappelle ma è comunque una compagine di altissima qualità capace di esaltare la raffinatezza della scrittura pucciniana. A guidarla è un direttore di sicuro talento come Marek Janowski. La direzione però non convince fino in fondo. Janowski trae dall’orchestra sonorità davvero belle, il gioco dei colori, delle atmosfere, la cura per i dettagli sono magistrali ma manca l’anima di un lavoro come questo. Tutto resta tutto pulito, educato, manca autentica passione, quella capacità di sporcarsi le mani che un lavoro del genere è necessario.
Il cast è buono anche se in tutti si nota una mancanza di autentica naturalezza nel canto italiano, una più profonda identificazione con le ragioni del canto di conversazione.
Il migliore è il Luigi Brian Jagde, sicuramente quello più naturale nello stile italiano e dotato di una voce solida e robusta, ben controllata a parte qualche saltuaria durezza nel settore acuto compensata però da un settore centrale particolarmente robusto. L’interprete è forse un po’ generico ma il ruolo concede molto al riguardo.
Melody Moore – che ritroveremo in tutte le registrazioni – è un soprano lirico spinto dalla voce ricca e corposa e che interpreta con gusto ed eleganza. Il timbro ssai bello ma come velato da qualche ruga è ideale per il personaggio la cui gioventù è come offuscata da una vita segnata da dolori e miserie.
Lester Lynch manca della corda di autentico baritono drammatico richiesta da Michele e tende a forzare una natura lirica mostrando segni di fatica. Nell’insieme positiva la prova delle parti di fianco tra cui si segnalano la bella voce calda e corposa di Roxana Constantinescu come Frugola e l’efficacia dell’accento di Simeon Esper come Tinca. Molto buona la ripresa del suono.
Gli altri due titoli pubblicati sono La fanciulla del west e Madama Butterfly entrambi affidati alla direzione di Lawrence Foster. Si tratta ovviamente di cimenti pericolosi essendo opere dalla ricca e ottima discografia in cui è difficile trovare un proprio spazio di rilievo e se per il primo titolo tolte le esecuzioni dal vivo ancora si può dire non poco per il secondo il numero e la qualità d’incisioni stronca ogni possibilità specie se come in questo caso si dispone di una buona compagnia di canto ma senza autentici fuoriclasse.
Sul piano della direzione Foster ci ha maggiormente convinti in “La fanciulla del west” mostrandosi particolarmente a suo agio nei preziosismi sinfonici della partitura più impressionista di Puccini. Ben coadiuvato dalla Transylvania State Philarmonic Orchestra di Cluj-Napoca – forse la più rosea rivelazione dell’intero progetto con le sue sonorità nitide e squillanti specie nel settore degli ottoni – da una lettura molto curata e convincente con momenti particolarmente riusciti nei grandi squarci lirici di “Laggiù nel Soledad” o del finale mentre manca un po’ di polso quando il clima si arroventa (la tempesta non risulta al riguardo così temibile). Meno convincente il risultato complessivo in “Madama Butterfly” dove la scelta opportuna di evitare il facile sentimentalismo lo porta a cadere nell’estremo opposto venendo a latitare decisamente troppo l’abbondono sentimentale e drammatico. Anche l’Orquestra Gulbenkian di Lisbona ci è parsa un po’ sottotono rispetto alla prestazione dei colleghi rumeni.
I cast presentano numerosi elementi in comune. Melody Moore già apprezzata come Lauretta è decisamente l’elemento migliore. La cantante americana è una solidissima Cio Cio San anche se il timbro è un po’ troppo maturo per il ruolo ma la voce è corposa e timbrata e facilmente sfogata in alto mentre nei gravi tende a caricare eccessivamente più per questione di gusto che di tecnica. In Minnie è evidente il modello della Neblett cui non risulta inferiore nella prova complessiva inoltre rispetto a Butterfly timbro e colore sono molto più congeniali al ruolo.
Lester Lynch anche lui già ascoltato ne “Il tabarro” continua a non entusiasmare. Meglio come Sharpless ruolo più adatto alla natura della sua voce anche se risulta a tratti un po’ ovattato come timbro, decisamente forzato come Jack Rance nonostante temperamento e impegno.
Due diversi tenori invece per le due opere. Dick Johnson è il rumeno Marius Vlad. Voce molto solida e sonora ma dal timbro chiaro e nasaleggiante lontano dalle bruniture caratteristiche del ruolo. Regge la parte con sicurezza e accenta bene nei momenti più lirici, quando invece il dramma cresce tende inutilmente a delmonacheggiare con l’esito di risultare inutilmente stentoreo. Pinkerton è invece Stefano Secco che canta con gusto e impeccabile musicalità e accenta con stile ma risulta inevitabilmente limitato da un timbro arido e incapace di rendere l’abbandono – pur ipocrita – che caratterizza diversi momenti del ruolo.
Molto brava Elisabeth Kulman (Suzuki) musicista sensibile e raffinata e forse tra i cantanti non italiani quella più a suo agio nel canto di conversazione. Parti di fianco nell’insieme funzionali ma senza particolari qualità complessive così come valide sono le prove delle compagini corali impegnate specie in complessi di Cluj maggiormente impegnati nel loro titolo.