Opera buffa in quattro k.492 su libretto di Lorenzo da Ponte.Prima rappresentazione: Vienna, BurgTheater, 1 Maggio 1786.
Nella storia del teatro musicale di tutti i tempi Le nozze di Figaro costituiscono un capolavoro in cui si rispecchia non soltanto l’eccezionale forza di invenzione di Mozart ma i motivi sentimentali e polemici di una società in movimento: quella che di lì a poco troverà nella rivoluzione francese la propria espressione politica. in effetti la commedia di Beaumarchais era stata accolta anche a Vienna, dopo i grandi successi riportati in Francia, con grande favorevole, e lo stesso Mozart aveva deciso di usarne la trama per un’opera “italiana”.
Ma il polemico personaggio creato dal drammaturgo francese acquistò dalla collaborazione di Mozart con Lorenzo Da Ponte una maggiore e più complessa ricchezza di riflessi umani: la satira, attraverso la musica, cede il posto ad una maggiore comprensione, si vena di un sorridente erotismo che accomuna servi e padroni, e si stempera nello slancio lirico delle arie e nella vivacità dei concertati.I personaggi, così come appaiono nel libretto, possono sembrare a prima vista la continuazione degli innumerevoli progenitori che ognuno di essi ha nell’opera buffa napoletana o italiana in genere: c’è un gran signore spagnolo (Il Conte d’Almaviva) che si è innamorato della cameriera Susanna, a sua volta fidanzata del servitore Figaro. Ma intorno al Conte (“un padrone assoluto”, come lo definì lo stesso Beaumarchais, “che il ceto, la ricchezza e la prodigalità rendono onnipotente”) l’astuzia dei più deboli, fra i quali le circostanze pongono la stessa moglie del Conte, costruisce la ragnatela entro la quale il potente finirà per invischiarsi, coperto di ridicolo. E quasi perno di tutta la commedia, è delicatissimo simbolo delle debolezze umane, la grande visione (da parte del librettista e del compositore) della figura di Cherubino, personaggio di molteplici e risonanze.
L’opera di Mozart ebbe la “prima” al BughTheater di Vienna l’1 Maggio 1786. Nove repliche (che non erano poi molte per l’epoca). Ma il successo divenne enorme, e costituiva una delle parentesi più felici della vita compositiva di Mozart, l’anno successivo a Praga, quando Le nozze di Figaro incontrarono in tale favore da fornire arie ben presto popolari in ogni ambiente sociale. Opera che rimase un caposaldo della storia del Melodramma anche quando il Romanticismo sembrò perdere interesse per la musica del ‘700.
Vi proponiamo all’ascolto un’edizione RAI del settembre 1968, sotto la direzione di un giovane Zubin Mehta che affronta l’opera con una posizione, per allora, abbastanza singolare. Nel passaggio dal capolavoro di Beaumarchais all’opera di Da Ponte, Mehta vuole porre l’accento su una più schietta drammaticità. Per il direttore indiano, Le Nozze, sono parenti più prossime del Don Giovanni che di Così fan tutte. Ne esce un esecuzione che acquista un taglio netto, quasi senza sfumature; dove invece altri direttori preferivano vedere una squisita, sottile ambiguità per cui non si sa mai se e quanto i protagonisti facciano sul serio. Mehta si pone con una configurazione drammatica ben precisa e non esita a calcare la mano in tal senso: ne escono una Contessa vittima, si direbbe ora, della crudeltà mentale del marito, un Conte quanto mai autoritario e prepotente, un Figaro geloso e vendicativo, una Susanna spiccatamente astuta e intrigante. Una visione, per allora, abbastanza ma che, sostenuto da una concertazione accuratissima, scintillante, tecnicamente ineccepibile, apparve perfettamente legittima e tale da conferire all’esecuzione un valore di cui si è dovuto tenere conto nella storia delle interpretazioni mozartiane degli anni a venire.