Ultimo concerto di primavera: Marco Angius dirige l’Orchestra di Fondazione Arena in due mondi sinfonici con la 5a di Beethoven e Rendering di Berio

Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Sinfonica 2023
Orchestra della Fondazione Arena di Verona
Direttore Marco Angius
Ludwig van Beethoven: Sinfonia n. 5 in do minore op.67; 
Luciano Berio: Rendering
Verona, 19 maggio 2023
Per l’ultimo appuntamento sinfonico della stagione 2023, prima della grande kermesse estiva all’aperto, la Fondazione Arena si affida ad un dittico che da una parte offre garanzia assoluta nel nome di Beethoven, dall’altra si apre alle incursioni che il grande Luciano Berio operava su partiture di maestri del passato (celebre è la Ritirata notturna di Madrid di Luigi Boccherini rivisitata e rielaborata sinfonicamente dal maestro di Oneglia). Nello specifico, al Filarmonico è stata eseguita Rendering, composizione risalente al 1990 distribuita in tre movimenti che poggia sugli appunti frammentari della Sinfonia n. 10 in re maggiore D 936 di Schubert, opera ultima lasciata incompiuta dall’autore appena trentunenne; dedicata all’Orchestra del Concertgebow di Amsterdam fu eseguita ed incisa da Nikolaus Harnoncourt e Riccardo Chailly. L’unicità di questa partitura sta nel fatto che non si tratta nella maniera più assoluta di una ricostruzione bensì di un lavoro di integrazione dove i vuoti lasciati da Schubert vengono riempiti da Berio ma non a completamento stilistico quanto piuttosto come tessuto connettivo che colma i vuoti pur sottolineandoli volutamente. Risulta molto chiara, quindi, la mano di Berio il quale utilizza le citazioni schubertiane rielaborandole in chiave personale proprio per rendere più marcata la frammentarietà data dalle interruzioni; il titolo stesso della composizione pone l’autore come un architetto che riempie gli spazi vuoti della struttura con nuovi e personali elementi. Sfruttando il timbro della celesta, il brano di Berio separa ed unisce i frammenti schubertiani in una sorta di ideale ossimoro musicale dove i raccordi musicali avvengono sempre in sordina, come provenienti da lontano; questo fa di Rendering non una mera ricostruzione della seconda “incompiuta” di Schubert quanto un lavoro sinfonico completo a sé stante. Lavoro che ha trovato un’eccellente esecuzione nell’orchestra della Fondazione Arena grazie alla brillante lettura fornita da Marco Angius, direttore (e saggista) abbastanza avvezzo alla letteratura contemporanea con esecuzioni consegnate alla discografia quanto a produzioni nei teatri e nelle sale da concerto. La direzione di Angius va dritta al’essenziale evidenziando il contrasto tra gli spunti schubertiani e quelli connettivi di Berio, esasperandone le sonorità ovattate del “nuovo” per renderle ancora più chiare al pubblico. Di particolare effetto il canone trovato tra gli appunti, avulso dal contesto ed egualmente inserito nella partitura, reso celebre come inizio delle trasmissioni radiofoniche di Rai Radiotre ed eseguito con brillantezza sinfonica dall’orchestra veronese. La prima parte del concerto, come citato all’inizio, offriva a garanzia della serata la celebre Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Beethoven, forse il brano più identificativo del musicista di Bonn, se non il solo conosciuto (con l’altrettanto famosa Per Elisa) dalla maggioranza delle persone. Qui risulta più complesso evidenziare un qualche tratto caratteristico dell’esecuzione che si è mantenuta nel generico tradizionale, senza particolari luci ma anche senza ombre: una lettura onesta, dignitosa e corretta nell’insieme dove hanno particolarmente brillato le prime parti dei fiati, in particolare flauto, oboe e corno. Curiosa la scelta, nel primo movimento, di non eseguire il ritornello anche se non ha in alcun modo condizionato quel senso di dramma ineluttabile che trova il suo compimento nella ritrovata pacificazione dell’eroico do maggiore finale. Va da sé, tuttavia, che questa sinfonia è ormai inflazionata nei programmi sinfonici e dunque è raro ascoltarne letture particolari o che vanno controcorrente; del resto il direttore che vi si pone innanzi lo fa con timore reverenziale guardandosi bene da abusarne per il proprio compiacimento.Pubblico non numeroso (ormai non è più una novità) ma sempre attento e prodigo di applausi, mai fuori luogo, segno che vi è una maggior consapevolezza e conoscenza dei brani proposti.Con questo concerto il Filarmonico chiude per dare spazio al Festival estivo in Arena; l’appuntamento con la ritrovata stagione sinfonica (XI concerto) è per il 3 novembre.Foto Ennevi per Fondazione Arena