Roma, Sala Umberto: S(fugge) “L’attimo fuggente” di Marco Iacomelli

 

Roma, Sala Umberto Stagione 2022/ 2023
“L’ATTIMO FUGGENTE”
John Keating LUCA BASTIANELLO
Neil Perry  NICOLO’ BERTONELLI
Tood Anderson MATTEO PILIA
Charlie Dalton  KEVIN MAGRI’
Knox Overstreet  MARCO POSSI

Richard Cameron  ADRIANO VOLTINI
Steven Meeks  ALESSANDRO RIZZA
Sig.Perry DANIELE BACCI
Paul Nolan MARCO MASSARI
Chris  LINDA CATERINA FORNARI
Regia Marco Iacomelli
Regia associata di Costanza Filaroni
Scene e Costumi Maria Carla Ricotti

“Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederintLeuconoe, nec Babylonios
temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenumsapiasvina liques et spatio brevi
spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.”
(HORATIO,I,11)

“L’Attimo Fuggente”, adattamento teatrale del celebre film “Dead Poets Society” del 1989, approda alla Sala Umberto di Roma con la regia di Marco Iacomelli, che cerca con fervore, ma con esito assai incerto, di rivisitare e approfondire l’opera originale. L’intento, certamente ambizioso, è quello di esplorare temi universali e conosciuti, come la potenza della poesia e dell’arte, usate quale armi di ribellione e di autodeterminazione. Tuttavia, il regista si confronta con una sfida ardua : saper rendere omaggio al capolavoro originale, pur donandogli nuova linfa vitale attraverso un linguaggio teatrale. In questa titanica impresa, si avventura con spudorato coraggio, ma spesso si perde in eccessi retorici e forzature sceniche. L’ambientazione ci riporta nel 1959, in un collegio maschile del Vermont, dove un gruppo di studenti della Welton Academy fa rinascere la “setta dei poeti estinti”. L’ambientazione, assai scarna e priva di qualsiasi riferimento temporale se non per i costumi, ci immerge in un’atmosfera d’altri tempi,  dove un insegnante di letteratura, interpretato da Luca Bastianello, sfida le rigide convenzioni accademiche per insegnare ai suoi studenti il valore della poesia e della libertà di pensiero. La vicenda è nota a tutti. Sebbene la performance dell’attore non raggiunga l’intensità e l’immersione teatrale tipicamente attese, essa riesce a conquistare l’attenzione del pubblico grazie alla padronanza del tono e alla chiarezza di dizione. Tuttavia, la capacità di suscitare emozioni profonde appare limitata, poiché l’interprete sembra focalizzarsi maggiormente sull’autoascolto. In ciò, si riscontra una certa mancanza di quel coinvolgimento empatico e di quella passione viscerale che contraddistinguono le performance teatrali più memorabili e coinvolgenti nel medesimo ruolo. Gli elementi scenici di Maria Carla Ricotti sono stati ridotti all’essenziale , optando per un’ambientazione minimalista e simbolica. Le poche sedie presenti sul palcoscenico rappresentano i banchi di scuola e sono disposte su una pedana centrale, evocando un’atmosfera di semplicità e focalizzazione sulle performance degli attori. Tutt’intorno a questa pedana, altre sedie sono posizionate per ospitare i protagonisti che attendono di entrare in scena. Questa scelta di disposizione conferisce al pubblico una visione completa e non filtrata del processo creativo, eliminando qualsiasi forma di nascondimento o artificio. Questa esposizione però pone in evidenza la responsabilità degli attori e mette in risalto i loro punti di forza, ma allo stesso tempo evidenzia le loro debolezze.  Nella regia di Marco Iacomelli è impossibile ignorare la lenta cadenza di taluni passaggi, che si contrappongono alle entrate e uscite degli attori in scena causando dei vuoti narrativi che risultano evidenti agli occhi del pubblico. Queste ultime, infatti, si manifestano in maniera frenetica, generando una sensazione di precipitazione e di discontinuità nella narrazione. Purtroppo anche l’utilizzo delle luci e delle musiche, in molte occasioni, appariva sconnesso e privo di pertinenza rispetto agli eventi scenici in corso. Tale dissonanza ha compromesso l’armonia e la coerenza dell’esperienza teatrale complessiva, generando una percezione di incongruenza tra gli elementi scenici e l’intento drammaturgico. Il gruppo di attori che interpretano gli studenti della Welton Academy, prevalentemente formati presso la Scuola del Teatro Musicale di Milano, è composto da giovani che si impegnano con grande passione nel dare vita ai personaggi che interpretano. Pur avendo alcuni limiti dovuti all’esperienza, la maggior parte di loro riesce a raggiungere l’obiettivo di portare in scena il ruolo in maniera convincente. Poco credibile ed assai stentato invece Daniele Bacci (Signor Perry) ed assai piatto e poco incisivo Marco Massaro (Paul Nolan). In alcuni momenti cruciali dello spettacolo, gli attori sono stati in grado di far sentire le loro voci con sufficiente volume solo durante le scene più intense e animate. Tuttavia, nelle situazioni meno enfatiche, il loro volume risultava insufficiente per coprire persino le prime file di poltrone, rendendo difficile percepire chiaramente il dialogo per gli spettatori in sala.  Nel suo libro del 1903, Henry James consigliava: Vivi tutto ciò che puoi; è un errore non viverlo. Non importa tanto ciò che fai in particolare, purché tu viva la tua vita. Se non hai vissuto quella, che cosa hai vissuto? […] Ciò che si perde, è perduto: non illuderti. Il momento giusto è qualsiasi momento uno sia ancora tanto fortunato da avere […] Vivi!”. Il messaggio è chiaro: agisci! E questo vale anche per tutti coloro che fanno teatro:tutto è migliorabile ! Carpe diem. Photo credit Donato Migliori . Qui per tutte le informazioni.