Roma, Palazzo Bonaparte: “Sembra vivo! o “Sembra reale!”?

Palazzo Bonaparte, Spazio Generali Valore Cultura
Roma – Piazza Venezia 5 
“SEMBRA VIVO!”
Ideata dall’Institut für Kulturaustausch
Curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario

Prodotta e organizzata da Arthemisia

La mostra “Sembra Vivo!” sull’iperrealismo presso Palazzo Bonaparte a Roma offre al pubblico un’esperienza straordinaria, dove l’eleganza del linguaggio visivo e la maestria tecnica si fondono in un connubio di notevole impatto. Di fronte alle opere esposte, il visitatore si ritrova catapultato in un universo in cui le figure, seppur palesemente non reali, sembrano emulare la vita stessa. La pelle, i capelli, le barbe, le dita: ogni dettaglio è reso con tale precisione e verosimiglianza che l’osservatore si trova spesso a dubitare della propria percezione. Il fenomeno dell’iperrealismo, derivato dalla pop art, si delineò negli anni ’60 negli Stati Uniti, prendendo forma con la mostra del 1964 intitolata “The Painter and the Photograph” presso la New Mexico University di Albuquerque. A livello internazionale, la corrente artistica si affermò nel 1972. La parola “iperrealismo” fu coniata dal gallerista Isy Brachot nel 1973, quando utilizzò il termine “Hyperréalisme” per intitolare una mostra nella sua galleria di Bruxelles che riuniva i maggiori esponenti del movimento fotorealista americano ed europeo. L’iperrealismo si manifesta come un genere pittorico e scultoreo in cui gli artisti si avvalgono di tecniche fotografiche e di una riproduzione meccanica della realtà per creare l’illusionismo nelle loro opere. I soggetti più ricorrenti sono le figure umane, gli scenari urbani e gli oggetti inanimati, che vengono descritti con uno stile spesso influenzato dalla pubblicità. I colori sono aggressivi, le inquadrature focalizzate sul soggetto principale. Gli iperrealisti, al fine di riprodurre la realtà in maniera rigorosa, si avvalgono generalmente di fotografie ingrandite per le pitture o di calchi dal vivo per le sculture, al fine di ricreare il maggior numero possibile di dettagli, con una sorta di “ossessione per la forma”. Questo termine si applica principalmente a un movimento artistico indipendente negli Stati Uniti e in Europa ed è considerato un progresso rispetto al fotorealismo. La mostra, ideata dall’Institut für Kulturaustausch in Germania e curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario, rappresenta un nuovo e visionario progetto nell’ambito dell’arte contemporanea italiana, prodotto e organizzato da Arthemisia, già celebre per le sue raffinate esposizioni dedicate a artisti come Jago e Leandro Erlich. In questa esposizione, l’iperrealismo raggiunge la sua apoteosi, affascinando il pubblico con una selezione di opere di altissimo livello. Gli autori della corrente dell’iperrealismo, presenti in questo straordinario allestimento, si distinguono per la loro straordinaria abilità nel catturare dettagli anatomici con una perfezione che confonde i sensi. I visitatori potranno ammirare la grandiosità dell’opera di artisti come Chuck Close, il cui lavoro rivoluzionario nell’utilizzo di tecniche pittoriche ravvicinate porta a risultati sorprendenti, o Richard Estes, noto per le sue straordinarie rappresentazioni di scene urbane che sembrano riportare la realtà direttamente sulla tela. L’esposizione delle opere, meticolosamente curata, offre al pubblico l’opportunità di immergersi completamente in ogni creazione. Le dimensioni delle opere, talvolta perfettamente in scala e talvolta deliberate nel loro errore, creano un senso di disorientamento che stimola la mente dello spettatore. L’osservatore è attratto dalle figure nude che, sebbene possano suscitare scandalo, ipnotizzano con la loro presenza quasi tangibile. Nel catalogo edito da Skira, il visitatore potrà approfondire ulteriormente l’esplorazione di questa corrente artistica e comprendere meglio le intenzioni degli artisti attraverso saggi e analisi critiche. Un prezioso compendio che arricchisce l’esperienza offerta dalla mostra stessa.Entrando nello specifico, l’allestimento , impeccabile e di gusto raffinato, contribuisce a creare un’atmosfera che valorizza ulteriormente l’impatto visivo delle opere. Ogni opera è posizionata strategicamente, permettendo al visitatore di apprezzare ogni singolo dettaglio con la giusta illuminazione e prospettiva. Le didascalie, scrupolosamente inserite, arricchiscono l’esperienza offrendo contesto e approfondimenti sulla tecnica e sul pensiero artistico dietro ogni creazione. La mostra è organizzata su due livelli, con il secondo piano che risulta indiscutibilmente il più affascinante. Il motivo di tale interesse risiede non solo nella maggiore varietà espressiva riscontrabile, ma anche nella presenza di un’ironia penetrante che pervade l’ambiente cosa che manca nel primo piano un pochino più didascalico. Se è vero che l’espressione “sembra vivo” viene spesso associata a ciò che ci appare naturale e autentico, è altrettanto vero che molte opere d’arte possono essere considerate più reali che vive. Questo perché la vita, che può essere percepita come svuotata in un’opera artistica, viene in realtà arricchita dalle intenzioni e dalle aspirazioni degli artisti stessi. Ciò è particolarmente evidente nelle opere di alcuni giovani artisti emergenti, in cui la vitalità e la freschezza delle loro idee sono più tangibili e percepibili. Di conseguenza, ci si potrebbe chiedere: un’opera d’arte “sembra viva” o “sembra reale”? In ultima analisi, la risposta a questa domanda dipende dalla prospettiva dell’osservatore e dall’interpretazione individuale dell’arte, che può variare notevolmente da persona a persona. All’interno di questa considerazione, l’approccio alla mostra non richiede competenze specifiche per essere apprezzata e compresa. Come avviene in molti ambiti artistici, la percezione delle opere d’arte è un processo che coinvolge l’interiorizzazione e la riflessione personale, permettendo così di stabilire una connessione intima ed emozionale con l’osservatore. In questo modo, le creazioni esposte diventano lo specchio delle nostre emozioni e del nostro sentire, permettendoci di esplorare nuovi orizzonti emotivi e di arricchire la nostra esperienza culturale ed animica. Nota dolente: imbarazzanti manichini si alternano tra scale e piani. Presentati come “un’idea spiritosa e non vera arte”( osservazione credo non necessaria ) rimangono sempre e solo brutti ed inutili.  Qui per tutte le informazioni.