Milano, Teatro alla Scala: Serata William Forsythe

Milano, Teatro alla Scala, Stagione lirica 2022/23
SERATA WILLIAM FORSYTHE
“Blake Works V”
Prologue MARIA CELESTE LOSA, GIULIA LUNARDI, DOMENICO DI CRISTO, NAVRIN TURNBULL, EDWARD COOPER, FRANCESCO MASCIA, SAÏD RAMOS PONCE
The Barre Project MARTINA ARDUINO, NICOLETTA MANNI, ALICE MARIANI, LINDA GIUBELLI, NICOLA DEL FREO, FEDERICO FRESI, FRANK ADUCA, FRANCESCO MASCIA
Blake Works I GAIA ANDREANÒ, MARIA CELESTE LOSA, ALESSANDRA VASSALLO, GIULIA LUNARDI, BENEDETTA MONTEFIORE, MARCO AGOSTINO, DOMENICO DI CRISTO, FRANK ADUCA, DARIUS GRAMADA, EUGENIO LEPERA, FRANCESCO MASCIA, SAÏD RAMOS PONCE, ANDREA RISSO, GIOACCHINO STARACE
Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano
Coreografia, scene e costumi William Forsythe e Dorothee Merg
Assistenti coreografo Jodie Gates, Noah Gelber
Musiche di James Blake
Luci Tanja Rühl, sui disegni originali di Brandon Stirling Baker
Milano, 12 maggio 2023
Tra coloro che non sono appassionati di musica, chi non conosce oggi Johann Sebastian Bach? Anche solo di nome. Eppure, dopo la sua morte, essendo considerato solo un autore di una musica complicata da suonare e frutto di serrati calcoli forse un po’ troppo cerebrali, lui e la sua opera rimasero misconosciuti. Gli si preferì il figlio, Carl Philip. Proprio questa astrattezza, invece, fece risalire la china alla sua celebrità nel corso del primo Novecento, quando quasi vennero messi al bando – almeno per una parte di critici e artisti – i sentimenti. Emerse un nuovo bisogno di classicità: è quello che molto lucidamente ha descritto anche Savinio in alcune pagine pubblicate poi nella Scatola sonora. Ma perché parlare di Bach? Abbiamo assistito, lo scorso venerdì 12 maggio, alla seconda replica della Serata William Forsythe in Scala. Questo coreografo mancava da questo palcoscenico dal 2010 (fatta eccezione per due riprese coreografiche di suoi lavori). E in quest’occasione ha presentato in prima assoluta anche un nuovo lavoro, Blake Works V – che viene presentato in cartellone come un’intessitura di lavori precedenti con un Prologue in prima assoluta. Blake Works sono una serie di lavori coreografici che Forsythe ha inaugurato nel 2014, quando si aprì una nuova fase nell’attività di questo coreografo; tutti si innestano sulla musica di James Blake, giovane musicista di musica elettronica. Forsythe, quindi, non torna nuovamente su questo palco con le sue coreografie più note (come ad esempio In the middle, somewhat elevated, presentato la prima volta nel 1987, consacrando il suo successo) ma con il suo più recente lavoro.  Su Blake Works I si è già espressa parecchia critica, soprattutto all’estero, e tutti identificano in Forsythe un rivitalizzatore delle forme del passato, per proiettarle al futuro. Lo ha dichiarato anche Forsythe: non sono le forme ad invecchiare, ma come vengono usate. Infatti, Blake Works I “è dedicato a tutti i nostri maestri, da Marius Petipa a George Balanchine o Gilber Mayer […] è un inno all’amore per la danza”. Lo si vede, in superfice, anche nei tre pezzi a cui abbiamo assistito: a partire dalla ripresa della serie di ballonnés in avanti à la Giselle fino ad arrivare a molti elementi à la Balanchine. Ma è “solo” questo? È forse in questa serata alla Scala che si comprende qualcosa di più di questo coreografo. O almeno questa è stata la nostra impressione. Proprio man mano che lo spettacolo stava andando avanti si è fatta spazio nel pensiero la figura di Bach. La concezione di Forsythe per questo spettacolo che abbiamo percepito è stata infatti quella di proporre una sorta di dimostrazione della costruzione contrappuntistica delle sue coreografie. Il nuovissimo Blake Works V, non ci sembra un caso che sia qui presentato con un Prologue: in questo prologo, l’autonomia della danza dalla musica è portata all’estremo: la musica di Blake procede con cesure a intervalli irregolari, e tra secondi di musica vi sono molti secondi di silenzio, l’unica voce che procede è la danza, o si moltiplicano queste voci, in più passi. Tutto procede così, fino quasi ad annoiare. Come può capitare che, talvolta, ci si possa annoiare anche davanti al più amato professore quando fa lezione. Quel che però abbiamo dedotto fin qui è: se la musica di Bach è costruita saldamente in maniera contrappuntistica per voci parallele che spesso procedono autonomamente, incontrandosi e separandosi quasi freddamente, così anche i passi di danza sono concepiti qui da Forsythe come voce o voci ulteriori alla musica, tanto da poterne fare a meno. Un passo avanti si fa con The barre project, Blake Works II, nato durante i lockdown, e quindi costruito e rappresentato per la prima volta via web, al culmine della pandemia: trae spunto dagli esercizi alla sbarra, trasmessi in ogni dove dai ballerini costretti a casa, per reiventarli; ma tutto, ora, ci appare volto ad esporre la costruzione contrappuntistica della concezione di danza di Forsythe. È quindi questa una serata che, pur proponendo pezzi che si dichiarano autonomi, nati temporalmente in ordine inverso e in differenti contesti, ci sembrano imbastiti in un discorso che dallo sconcerto iniziale, esplodono poi nel pezzo finale, Blake Works I, che rappresenta senz’altro una pietra miliare della coreografia del XXI secolo. Esso conclude lo spettacolo come una dimostrazione di un teorema. Un “come volevasi dimostrare”. Tornando a Bach, e alle considerazioni di Savinio. “La musica italiana, incline purtroppo al drammatico e preclusa pertanto alla grande salute, alla grande ‘disinfezione’ del contrappunto, ha tante parti inerti in sé”, visto anche che “il contrappunto è il moto ‘interno’ della musica, siccome il ritmo è il moto che muove la musica nel tempo”. Infatti, aggiunge Savinio, pure Verdi ricorse poi al contrappunto per guarire dalla necrosi che minacciava la musica drammatica. Quindi, ne deduciamo che il contrappunto, per Forsythe, può essere una grande disinfezione anche per danza, perché la può rendere in aggiunta voce autonoma della musica, portandola allo stesso livello. Eppure, nella sua grande acutezza, lo stesso Savinio sottolinea: “il contrappunto, e così la dialettica, vanno a scapito della profondità […] è appunto questa mancanza di profondità di Bach, questa sua ingenua serietà, questo suo ‘non costituire pericolo’, che fanno il suo fascino e giustificano l’attrazione che egli esercita ormai sulla borghesia”. Non è quindi forse un paragone azzardato questo, considerata anche la molte volte citata frase di Forsythe: “mi piacerebbe entrare in teatro senza sapere nulla e uscirne sapendo ancora meno”. Quindi una leggerezza con “ingenua serietà”, fatta di complicatissimi virtuosismi e passi calcolati e serratissimi che popolano di voci il ritmo della musica, sono gli elementi che sembrano costituire le basi del successo di Forsythe.I danzatori della Scala hanno tutti obbedito stupendamente alla coreografia, con poche sbavature e aggiungendo, a volte di più a volte di meno, belle sfumature ai movimenti repentini che contraddistinguono lo stile del coreografo. Non ci soffermiamo su nessuno, perché sarebbe ingeneroso verso gli altri. Tutti da applaudire. E gli applausi sono stati calorosi, soprattutto su Blake Works I. Prossime repliche: 17, 23, 26 e 30 maggio. Foto Brescia & Amisano Teatro alla Scala