Le cantate di Johann Sebastian Bach: Domenica di Pentecoste

Sette settimane dividono la festa della Pasqua da quella della Pentecoste. Il sette volte sett magico, era stato assunto dagli ebrei per fissare la data della celebrazione della festa della mietitura, della raccolta delle Spighe giunte a maturazione, solennizzata con sacrifici di animali ma soprattutto con l’offerta della nuova farina, ricavata dal nuovo frumento e cotta anche sotto forma di pane lievitato. La festa celebrava anche la proclamazione della legge da parte di Mosè sul Sinai era avvenuta come narra l’Esodo a distanza di 50 giorni dalla fuoriuscita degli ebrei dall’Egitto. In tal senso la festa era anche finalizzata alla celebrazione dell’Alleanza di Dio con il suo popolo,  del legame perpetuo che teneva  unito  jahvè con gli israeliti.
La festa ebraica venne assunta per analogia anche della tradizione Cristiana che Le diede il nome greco di Pentecoste che significa cinquantesimo giorno dopo la Pasqua. Gli antichi significati di questa celebrazione di alleanza vennero adottati dal cristianesimo e dotati di valori assoluti: i doni della terra divengono  i doni dello Spirito Santo che discende sulla terra per coronare l’opera di Gesù e  il concetto di alleanza sta a indicare la nuova unità spirituale dei popoli sotto il segno del Salvatore. Il racconto di quanto avvenne in quei giorni, il cinquantesimo della Pasqua è contenuto negli Atti degli apostoli ma le cantate di Bach, come quasi sempre avviene preferiscono trarre suggerimento dal Passo evangelico che per quel giorno è ancora estratto da Giovanni (cap. 14 vers.23-31) dove si riferiscono i colloqui avvenuti tra Gesù e i suoi discepoli dopo quella che doveva essere l’ultima a cena: Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
Nella cristianità la festa di Pentecoste è seconda soltanto a quelle della Pasqua è quest’ultima è legata anche da una connessione temporale. Nei primi secoli il battesimo, che veniva spmministrato ai catecumeni  solo nell’ottava della Pasqua, quando si deponevano le vesti bianche, domenica “in Albis”, venne poi somministato fino a Pentecoste. Nel mondo luterano la Pentecoste veniva solennizzata come per la Pasqua e Natale, per tre giorni consecutivi. Per le tre feste della Pentecoste, Bach scrisse un numero considerevole di Cantate, molte delle quali si avvalevano di materiale musicale preesistente, fatto certamente spiegabile  se si considera l’impegno che tre feste consecutive comportavano.
Seguendo l’ordine cronologico incontriamo la Cantata Erschallet, ihr Lieder, erklinget, ihr Saiten! BWV 172 eseguita per la prima volta a Weimar nel 1714 per poi essere ripresa a  Lipsia nel 1724 e nel 1731.”Squillate, canti, suonate, corde! O tempi felici!”…l’incipit della Cantata trova una mirabile espressione in musica nelle straordinarie sonorità di trombe e timpani del Coro iniziale che aprono la Cantata. Questo clima trionfale lo ritroviamo nella successiva aria del Basso, a lode della Trinità (“Santissima Trinità, grande Dio di gloria”…) preceduta da un recitativo-arioso. Il resto della partitura si piega ad espressioni più intime a partire da una delicata aria tripartita affidata al tenore (“O Paradiso dell’anima”) e ancor più nells squisita e delicata semplicità dell’aria-duetto tra Anima (Soprano) e Spirito Santo (Controlto) sostenuta da una strumentazione minimale (Oboe e violoncello obbligato). Preceduto da un Corale (“Un raggio di sole mi giunge da Dio”) ritorna l’atmosfera gioiosa e solenne del Coro iniziale.

Nr.1 – Coro
Squillate, canti, suonate, corde!
O tempi felici!
Dio prepara le nostre anime
ad essere il suo tempio.
Nr.2 – Recitativo (Basso)
Chi mi ama, osserverà la mia parola
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui
e prenderemo dimora presso di lui.
Nr.3 – Aria (Basso)
Santissima Trinità,
grande Dio di gloria,
vieni, in questo tempo di grazia,
discendi in noi,
vieni nel tabernacolo dei nostri cuori,
sebbene siano piccoli e insignificanti,
vieni e lasciati adorare,
vieni ed entra in noi!
Nr.4 – Aria (Tenore)
O paradiso dell’anima,
in cui aleggia lo Spirito di Dio
che soffiò alla creazione,
lo Spirito che non finirà mai;
si, su, preparati,
il Consolatore si avvicina.
Nr.5 – Aria- Duetto (Soprano, Contralto)
Soprano (Anima)
Vieni, non farmi aspettare ancora,
vieni, dolce vento del cielo,
soffia nel giardino del mio cuore!
Contralto (Spirito Santo)
Ti darò vita, bambino mio.
Soprano
Carissimo amore, tanto dolce,
pienezza di ogni delizia,
morirei, se privato di te.
Contralto
Ricevi da me il bacio della grazia.
Soprano
Benvenuto nella fede,
amore supremo, vieni ed entra!
Tu mi hai preso il cuore.
Contralto
Io sono tuo e tu sei mio!
Corale
Un raggio di gioia mi giunge da Dio,
quando i tuoi occhi preziosi
si volgono a me con amicizia.
O Signore Gesù, mio bene supremo,
la tua parola, il tuo spirito, il tuo corpo ed il tuo
sangue
mi rinnovano interiormente.
Accoglimi
come un amico
nelle tue braccia, riscaldami con la tua grazia:
sono stato invitato dalla tua parola.
Nr.7 – Coro
Squillate, canti, suonate, corde!
O tempi felici!
Dio prepara le nostre anime ad essere il suo tempio.
Traduzione Emanuele Antonacci