Bologna, Teatro Auditorium Manzoni, Bologna Festival 2023
Orchestre des Champs-Elysées
Direttore Philippe Herreweghe
Violoncello Andreas Brantelid
Franz Joseph Haydn: Concerto n.1 in do maggiore per violoncello e orchestra Hob.VIIb:1; Ludwig van Beethoven: Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 “Eroica”
Bologna, 26 maggio 2023
Nell’arco della sua non breve permanenza in questo mondo, Haydn, a cavallo fra due epoche, è riuscito a vivere le vite di due musicisti: il primo era maestro di cappella, dipendente di corte con stipendio e livrea; il secondo un genio creativo autonomo, quotato sul mercato, in un certo senso proto-romantico (pur sempre sereno e lieto). Il concerto per violoncello e orchestra n.1 in do maggiore è stato scritto dal primo dei due. E prova che l’orchestra di corte dei Principi Eszterházy doveva esser composta di ottimi professionisti, scrivere per i quali stimolava Haydn a sperimentare. Per esempio, nel primo movimento, sospeso fra la struttura a ritornello e la forma sonata. E dopo questa prima parte dedicata al più classico dei compositori classici, la seconda spetta al più turbolento dei romantici. La terza sinfonia, l’Eroica, come spiega Giovanni Bietti nel podcast confezionato per l’occasione dal Bologna Festival, appartiene a quella stagione creativa in cui Beethoven mette a punto uno stile più drammatico, aggrovigliato di tensioni, energico e, per certi versi, marziale: lo stile eroico, appunto.Che l’interpretazione di uno fra i massimi esponenti del partito delle esecuzioni stoicamente informate, già degno titolare di un seggio nel Mito, Philippe Herreweghe, alla guida della sua orchestra (ne è sia direttore artistico sia direttore principale), l’Orchestre des Champs-Élysées, specializzata nell’impiego di strumenti d’epoca, originali o ricostruiti, si conquisti l’entusiasmo generale è quasi scontato. Scintillano frequenti i sorrisi che si scambiano orchestrali e direttore durante l’esecuzione, incrociandosi con la spontanea esuberanza espressiva del solista, Andreas Brantelid, che ottiene dal suo strumento il più ampio ventaglio timbrico e cromatico: perché, secondo i trattatisti antichi, lo strumento musicale deve prestarsi alla massima varietà espressiva, come la voce umana, che ora canta, ora piange, ora grida, ora ride. Un’energia positiva si addensa in sala, ricordandoci che solo nella nostra lingua suonare e giocare non sono la stessa parola. Brantelid concede un solo encore, ma bellissimo, nel suo lirismo: Bach, Sarabanda dalla prima suite.Le esecuzioni aggiornate alla prassi esecutiva antica non hanno trovato troppa difficoltà ad imporsi su quelle di gusto romantico-moderno per quel che riguarda il repertorio settecentesco; in quello più tardo, per quanto ormai da tempo non siano più una novità, si ritrovano a dover quantomeno convivere. Ma anche qui Herreweghe ha convinto sprigionando un impeto insospettato e instancabile. Grandissima cura viene dedicata a differenziare espressivamente ognuno dei famosi accordi che aprono la sinfonia beethoveniana, squarci sonori il cui gesto estremo, diciamo pure eversivo, è comparabile, per novità e violenza, ai tagli sulla tela dipinta. Attaccati con straordinaria, maniacale, esattezza. Questi attacchi, il gesto con cui li ottiene, la volontà insaziata di spremere la partitura fino ad estrarne il massimo delle potenzialità espressive: tre tratti che divide, certo, con altri esecutori storicamente informati; ma, più curiosamente, anche con un musicista stravagante e assoluto, e di tutt’altro universo, come Stokowski. Bologna Festival devolve parte dei propri ricavi di questa serata in favore dei concittadini colpiti dall’alluvione.La rassegna continua: il prossimo appuntamento giovedì 8 giugno con le ultime tre grandi sinfonie di Mozart dirette da Marc Minkowski con i suoi Musiciens du Louvre.