Venezia, Palazzetto Bru Zane, Festival “Compositrici!”, 1° aprile-11 maggio 2023
Flauto Juliette Hurel
Pianoforte Hélène Couvert
Augusta Holmès: Trois petites pièces pour flûte et piano; Mel Bonis: Sonate pour piano et flûte en ut dièse mineur; Clémence de Grandval:Suite pour flûte et piano: Romance, Final; Cécile Chaminade: Sérénade aux étoiles op. 142; Lili Boulanger: Nocturne pour flûte et piano; D’un Matin de printemps pour flûte et piano.
Venezia, 14 aprile 2023
Prosegue la nuova affascinante iniziativa, promossa dal Centre de Musique Romantique Française, alla riscoperta della musica francese, declinata al femminile, tra Otto e Novecento. Questa volta la deliziosa sala dei concerti del Palazzetto Bru Zane – come d’abitudine, gremita di pubblico fino all’ultimo posto – risuonava di “note flautate”: suites, sonate e pezzi di genere, in cui il flauto, insieme al pianoforte, era protagonista, a testimoniare l’interesse manifestato dalle compositrici francesi per uno strumento a fiato generalmente trascurato dai colleghi uomini. Ad interpretare una serie di pagine cameristiche, frutto di donne geniali, erano la flautista Juliette Hurel e la pianista Hélène Couvert: autorevoli pioniere nell’opera di valorizzazione di tale repertorio, che costituiscono un duo apprezzato a livello internazionale.L’alta qualità del suono offerta, insieme a una ragguardevole finezza interpretativa, dal flauto di Juliette Hurel – pienamente corrisposta, alla tastiera, da Hélène Couvert, segnalatasi per precisione e musicalità – ci ha immerso nella sofisticata atmosfera creata dalle Trois petites pièces (anno di pubblicazione: 1896) di Augusta Holmès – sola composizione strumentale pubblicata dall’autrice, per cui non sia previsto un contenuto programmatico –, dove il flauto ha intonato con grazia Chanson e Clair de Lune, pagine forse ispirate a ritornelli che potrebbero risalire alla tradizione musicale dell’Irlanda (di cui Holmès era originaria), mentre si è lanciato con irresistibile scioltezza nella scatenata Gigue. Una perfetta intesa si è apprezzata nella Sonate pour piano et flûte en ut dièse mineur (anno di pubblicazione: 1904) di Mel Bonis, composizione all’epoca sminuita da alcune critiche ostili, in quanto non in linea con la “modernità” di Debussy: dal dialogo intimo e toccante dell’Andantino con moto al brioso Scherzo vivace, alle linee sinuose del Finale moderato. Analogo affiatamento si è colto nei due pezzi – la suggestiva Romance e il virtuosistico Final – tratti dalla Suite pour flûte et piano (anno di pubblicazione: 1878) di Clémence de Grandval, che guarda a Saint-Saëns e a Chopin, due fra i maestri dell’autrice. Juliette Hurel ha, poi, particolarmente “brillato” nella Sérénade aux étoiles op. 142 (anno di pubblicazione: 1911) di Cécile Chaminade, in cui il flauto ha affrontato con disinvoltura la tessitura particolarmente ampia che gli compete in questo breve brano, incentrato su un unico tema, presentato con chiarezza nelle battute introduttive e successivamente più volte variato. Il concerto si è concluso, all’insegna dell’alta qualità interpretativa, con due composizioni di Lili Boulanger. Si tratta di Nocturne pour flûte et piano (prima esecuzione assoluta nel 1911; anno di pubblicazione:1919) – che inizia Assez lent con una melodia che procede, sinuosa, verso una forma di serenità e un culmine, per poi scomparire nel conclusivo En s’éloignant – e di D’un matin de printemps (periodo di composizione: 1917-1918), uno dei pochi pezzi di carattere leggermente ottimista firmati da Lili Boulanger. Qui il flauto si è imposto nel vivace tema danzante d’apertura su accordi ribattuti dalle ricche sonorità, molto debussiane, del pianoforte; nella seguente melodia più distesa, riecheggiata dalla tastiera, su armonie seducenti; nella riproposizione del tema dell’inizio, successivamente variato in modo elegiaco, prima di essere enunciato un’ultima volta con la massima potenza. Applausi scroscianti e ripetute chiamate Un fuoriprogramma: Mel Bonis, Pièce op. 189.