Jules Massenet: “Pensée de printemps”, “Le Poète et le Fantôme”, “Hymne d’amour”, “Amoureuse”, “Si tu veux, Mignonne”, “Chant provençal”, “Rêverie de Colombine (da “Le Roman d’Arlequin”)”, “Souvenez-vous, Vierge Marie ! – Prière de Saint Bernard”, “Les Enfants”, “Pensée d’automne”, “Baiser-Impromptu”, “Je t’aime”, “À Colombine”, “Scène religieuse (da “Les Érinnyes”)”, Sœur d’élection”, “Crépuscule (da “Poème pastoral”), “Aurore”(da “Poème pastoral”), “Pitchounette”, “L’improvisatore – Rimembranza di Trastevere”. “ Les Fleurs”, “Menuet d’amour” (da “Thérèse”), “Marquise”, “On dit !”, “Musette (da “Poème pastoral”)”,“La Chanson de Musette” (da “La Vie de Bohème”)”. Nicole Car, Jodie Devos, Chantal Santon Jeffery (soprani), Cyrille Dubois (tenore), Étienne Dupuis (baritono), Véronique Gens (mezzosoprano). Orchestre de chambre de Paris, Hervé Niquet (direttore). Registrazione: Salle des concerts, Cité de la musique – Philharmonie de Paris, 17-20 Novembere 2020. 1 CD Fondazione Palazzetto Bru Zane BZ 2004.
Jules Massenet è stato compositore dotato e prolifico anche se purtroppo non ancora pienamente valorizzato per i suoi meriti. La produzione operistica vede, infatti, solo un numero assai ridotto di titoli più o meno stabilmente in programma nonostante l’alta qualità di tutta la produzione e quella cameristica è praticamente sconosciuta. Il presente CD a cura della Fondazione Palazzetto Bru Zane dimostra perfettamente queste considerazioni. Piccola selezione delle mélodies con orchestra del compositore francese presenta una scelta di brani pressochè sconosciuti, molti dei quali un prima incisione assoluta ma di una raffinatezza musicale e di una qualità compositiva incantevole.
Queste composizioni sono perfette per evidenziare le doti migliori del compositore: la qualità e la cura della scrittura orchestrale sempre impeccabile e l’innato senso per la melodia. Massenet è inoltre sempre un uomo di teatro, ciascun brano è una piccola storia, uno schizzo di colore e di ambiente in se risolto in modo perfettamente compiuto. In queste composizioni Massenet fa balenare istantanee di vita della Parigi degli ultimi decenni dell’Ottocento fondendo languore e leggerezza, ironia e spirito graffiante in un gusto per il reale che può ricordare per certi aspetti le coeve pagine di Maupassant. In alcuni brani squarci di folklore meridionale, provenzale e in un caso italiano, aprono a nuovi colori e a nuove atmosfere.
Le poesie scelte non sono di autori di primissimo piano, cercheremo tra i tanti i nomi delle figure di punta della poesia francese del tempo. Forse i nomi più noti – almeno agli appassionati d’opera – sono quelli di librettisti di professione come Henri Meilhac e Michel Carré che – in perfetto stile con la loro attività principale – rielaborano in forma poetica suggestioni letterarie e non prive di agganci operisti omaggiando Mistral e Murger. Per il resto quello che troviamo è quel sottobosco letterario magari oggi sconosciuto ma che era l’essenza stessa della fioritura culturale di Parigi nel secondo Ottocento.
Le scelte dipendono probabilmente dal gusto personale di Massenet – anche se molto al riguardo possono aver giocate i criteri di scelta dei brani in fase d’incisione – così come il ritornare più volte di alcuni autori come Florian il cui “Poème pastoral” fornisce il punto di partenza per più composizioni.
La parte musicale è affidata a un veterano delle incisioni per le edizioni Bru Zane, Hervé Niquet alla guida dell’Orchestre de chambre de Paris. Il direttore noto principalmente per le interpretazioni di musica barocca e neoclassica francese si cimenta con maestria anche in questo repertorio tardo ottocentesco mostrando una particolare sintonia per la raffinatezza mondana di queste composizioni. L’orchestra non solo suona in modo magistrale ma mostra una sintonia speciale con questo repertorio.
Numerosa e variegata la compagnia di canto, tutta composta di abituali presenze delle registrazioni Palazzetto Bru Zane. Troviamo i soprani Nicole Car, Jodie Devos e Chantal Santon Jeffery, il mezzosoprano Véronique Gèns, il tenore Cyrille Dubois e il baritono Étienne Dupuis tutti impegnati in una scrittura vocale di matrice operisitca e che richiede un impegno vocale che va oltre quanto solitamente accade con la musica da camera.
Nicole Car mostra qualche segno di stanchezza vocale, in quella che resta comunque come una buona voce di soprano lirico pieno. Tra tutti i cantanti la Car è inoltre quella che difetta maggiormente sul piano della dizione non così nitida in francese e ancora meno chiara in italiano rovinando un po’ l’effetto dello stornello romano “L’improvvisatore”. Il suo momento migliore è forse nell’abbandono melodico di “Les Fleurs”, unico brano a due voci del programma dove è affiancata Étienne Dupuis. Questi è un baritono chiaro e squillante, persin troppo tenorile in alcuni passaggi ma che da il giusto tono agli eroismi sentimentali di “Hymne d’amour” così come il brillante gioco meta teatrale della canzone di Arlecchino.
Tornando al versante sopranile Jodie Devos con la sua voce chiara è luminosa, dai tratti quasi adolescenziali, tratteggia alla perfezione il tono domestico di “Les Enfants” e negli altri brani si muove agile e leggera con la su voce da soubrette ma con un buon fondo lirico che pensiamo emergerà sempre più con il passare degli anni. Chantal Santon Jeffery sfoggia le ben nota professionalità, forse non personalissima come timbro è però capace di cantare con proprietà e di cogliere la cifra stilistica di ciascun brano.
Véronique Gèns è – come sempre – bravissima. Il timbro da mezzosoprano chiaro si avvolge come un guanto a queste melodie e le qualità di canto e d’interpretazione sono quelle che ben si conoscono. In “Le Poète et le Fantôme” cogli alla perfezione la cifra di questo duetto con se stessi riuscendo a caratterizzare in modo pienamente compiuto i due personaggi dialoganti nella mente nel poeta mentre in “Souvenez-vous, Vierge Marie!” rende quella spiritualità venata da inflessioni salottiere un po’ alla Gounod in cui Massenet sapeva essere maestro.Cyrille Dubois è un tenore lirico dal canto melodioso e dagli acuti facili e squillanti che si trova perfettamente a suo agio in una serie di brani che per vocalità e atmosfere non vedremmo impropri sulle labbra di un Des Grieux. Ne la “La Chanson de Musette” in cui Meilhac si ispira esplicitamente al romanzo di Murger vi è tutto lo spirito bohémien nel racconto che viene fatto probabilmente da Marcello delle follie di Musetta. Il CD si organizza in una serie di piccole sezioni separate tra loro da alcuni brani orchestrali di breve dimensioni ma di curatissima qualità compositiva.