“Il Tabarro” e “Il castello del Principe Barbablù” in scena all’Opera di Roma

Teatro dell’Opera di Roma – Stagione Lirica 2022/2023
“IL TABARRO”
Opera in un atto.
Libretto di Giuseppe Adami
Musica di Giacomo Puccini 
Michele  LUCA SALSI
Luigi, scaricatore  GREGORY KUNDE
Giorgetta, moglie di Michele MARIA AGRESTA
Il Tinca  DIDIER PIERI
Il Talpa ROBERTO LORENZI
La Frugola, moglie del Talpa  ENKELEIDA SHKOZA
Un venditore di canzonette MARCO MIGLIETTA
Due amanti VALENTINA GARGANO*/EDUARDO NIEVE*
*del progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
IL CASTELLO DEL PRINCIPE BARBABLU’”
Opera in un atto Testo di Béla Balàsz
Musica di Bela Bartok
Judit  SZILVIA VOROS
Barbablù  MIKHAIL PETRENKO
Voci registrate nel prologo: LORENZO AMATO, FLORA DE VERGOTTINI, LEONARDO GRAZIANI, FEDERICA TITTARELLI CERASI, PAOLA TITTARELLI
Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma con la partecipazione della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Michele Mariotti
Maestro del Coro Ciro Visco
Regia   Johannes Erath
Scene Katrin Connan
Costumi Noelle Blancpain
Luci Alessandro Carletti
Video Bibi Abel
Nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma nell’ambito del progetto “Il Trittico Ricomposto”
Roma, 6 aprile 2023
In occasione del centenario della morte di Puccini in collaborazione con il Teatro di Torre del Lago, l’Opera di Roma ha deciso di scomporre il Trittico in tre stagioni, abbinando ciascuno degli atti unici che lo compongono ad un’altra opera del novecento per la direzione del maestro Michele Mariotti e la regia di Johannes Erath. Quest’anno si è iniziato ovviamente con il Tabarro, abbinato al Castello del Principe Barbablù di Bartòk, uniti a nostro giudizio più dal filo conduttore dell’incomunicabilità di coppia che non dal tema della violenza sulle donne che, per quanto lo si voglia citare ovunque e   più o meno a proposito come se costituisse un valore artistico aggiunto, soprattutto con il Tabarro in cui fra l’altro l’unico personaggio a morire è un uomo, crediamo che abbia molto poco a che vedere. Le due vicende vengono immerse in una grigia modernità atemporale con il fondo del palcoscenico in alcuni momenti in vista e impiegato come spazio espressivo, espediente già usato molti anni fa da Sylvano Bussotti in un Ballo in Maschera, sul quale poi un ricco movimento di proiezioni crea il gioco del teatro nel teatro con rimandi, citazioni, simboli non sempre di facile intuizione nel Tabarro e il tentativo, viceversa riuscito, di animare un po’ la statica vicenda di Barbablù con risultati senz’altro più convincenti sul piano espressivo che non su quello estetico. Lo spettacolo è stato indubbiamente pensato ed è frutto di un lavoro serio ed approfondito che traspare chiaramente ma soprattutto nel Tabarro più di un aspetto non funziona dal punto di vista registico, lasciando la sensazione di un qualcosa di irrisolto specialmente nel finale, in sostanza un Tabarro senza Tabarro, dove il crescendo emotivo manca e l’effetto brutale e soprattutto improvviso è completamente sciupato. Infine se nel Castello del Principe Barbablù l’ambientazione è più libera dalla forza descrittrice della musica e pertanto la vicenda si presta ad esser narrata e illustrata in tanti modi diversi  e plausibili , nel Tabarro lo scorrere della Senna e perfino l’umidità malsana della notte a bordo che permeano la scrittura musicale sono stati completamente assenti.
Splendida la direzione del maestro Michele Mariotti per ricerca dei colori equilibrio formale e capacità di sostenere le voci sia nella ampia scrittura pucciniana che nella complessità ricca di dettagli della musica di Bartòk. Ben eseguito il coro dei battellieri preparto e diretto dal maestro Ciro Visco. Nel Tabarro Luca Salsi ha tratteggiato un Michele intenso, sofferente e profondamente umano privo di ogni caduta di gusto o di compiacimento nel truculento, disinvolto scenicamente e sicuro vocalmente. Ugualmente bravo sotto il profilo vocale Gregory Kunde nel ruolo di Luigi che però soprattutto per un trucco di scena davvero ingeneroso ha faticato un pò a rendere scenicamente credibile il proprio personaggio. Intensa e nel complesso molto ben risolta la Giorgetta di Maria Agresta sia sul piano vocale che scenico con l’aria cantata al proscenio a sipario chiuso. Tutti veramente molto bravi e ben integrati nello spettacolo gli altri interpreti dei numerosi ruoli minori con un riguardo particolare per la Frugola di Enkelejda Shkoza.  Nel Castello del Principe Barbablù Szilvia Voros ha impersonato una Judit di notevole spessore vocale e di incisiva presenza scenica rendendo in modo molto efficace tutte le complesse, contraddittorie e ambigue sfaccettature della parte. Viceversa Mikhail Petrenko pur offrendo una interpretazione più che corretta musicalmente e scenicamente ha dato l’impressione, ma questo è un giudizio del tutto personale, di rimanere un po’ alla superficie del personaggio sia per quanto riguarda il lavoro di scavo interiore sia per l’espressività dei colori vocali. Alla fine della serata applausi educati ma meritati per una prima di indubbio interesse, forse anche penalizzata dalla sovrapposizione con gli eventi liturgici e musicali legati all’inizio del triduo pasquale. Foto Fabrizio Sansoni