Roma, Teatro Brancaccio Stagione 2022/ 2023
“IL MAGO DI OZ”
Contemporary Circus & Musical
Regia di Maxim Romanov
Ellie: ANASTASIA DYATLOVA
Goodwin: VLADIMIR DYBSKIY
La musica originale scritta e diretta da Andrei Zubets
Compagnia: ROMANOV ARENA
Produzione: Light Dance
Distribuzione: MG Distribuzione
Roma, 07 Aprile 2023
“Somewhere over the rainbow, Bluebirds fly, And the dreams that you dream of, Dreams really do come true-ooh-ooh…Someday I’ll wish upon a star, Wake up where the clouds are far behind me, Where trouble melts like lemon drops, High above the chimney tops that’s where, You’ll find me, oh…” ( Brano di Israel Kamakawiwo’ole )
“Il meraviglioso mago di Oz”, opera scritta e pubblicata nel 1900 da L. Frank Baum, per decenni rimase nell’ombra, probabilmente perché non rispondeva ai rigori moralistici e convenzionali dell’epoca. L’autore, infatti, adottò, in maniera “rigorosa”, la formula magica della fantasia, ma una fantasia fatta di poesia e, soprattutto, nata per nutrire se stessa. Egli stesso, nell’introduzione, propose un genere letterario nuovo, che non rispettasse i canoni né della fiaba né della favola, che non derivasse dalla tradizione popolare e che, soprattutto, non volesse insegnare una morale. “È giunta l’ora – scrive – di una serie di ‘racconti meravigliosi’ più nuovi, con l’eliminazione di genietti, nani e fate stereotipati, nonché degli episodi terribili e sanguinosi inventati dagli autori per indicare in ogni storia una paurosa morale” (Baum, 1900, ). Si trattò, quindi, di un prodotto della fantasia dell’autore libero da intenti educativi e moralistici, ed è proprio per questo che può essere letto come un sogno, o una serie di sogni, che delineano quello che Jung definì processo di individuazione. I personaggi del racconto, dal punto di vista psichico, possono rappresentare personificazioni di immagini psichiche che nel corso del processo si trasformano e determinano la trasformazione dell’intera personalità. Nell’ambito di questa prospettiva e in armonia con l’intento dell’autore (seppur modificando il testo e tagliando alcuni personaggi), il “Family Show” di Maxim Romanov attinge al mondo onirico, fondendo con maestria circo contemporaneo e teatro musicale. La peculiarità della regia risiede solamente nella capacità di amalgamare elementi provenienti da queste due ambizioni apparentemente distanti, creando un connubio armonioso e affascinante, ma nulla di più. La direzione artistica, infatti, lascia a desiderare in termini di prospettiva e originalità. Si avverte una certa mancanza di freschezza e innovazione nell’approccio adottato. In particolare, nei momenti recitativi, l’impressione è quella di una messa in scena improvvisata e scarsamente rifinita, elemento questo talmente tanto evidente che contribuisce a sminuire notevolmente l’esperienza complessiva. La componente musicale invece si fonde magistralmente con le performance circensi, creando un’atmosfera che cattura l’attenzione del pubblico e lo accompagna in un viaggio avventuroso attraverso quello che sarebbe dovuto essere il colorato e fantastico mondo di Oz. Andrei Zubets ,infatti, plasma un mosaico di generi musicali, spaziando dalle dolci armonie liriche alle vivaci cadenze comiche, con tocchi di melodramma e grottesco. La cornice che riesce a creare avvolge lo spettatore in un abbraccio melodioso, esaltando le emozioni e le atmosfere di ogni scena. Le sue composizioni fondono l’essenza della musica circense con innovazione e originalità, offrendo un’esperienza sensoriale che va oltre il semplice accompagnamento drammatico. Il suo talento inoltre si rivela nella perfetta integrazione delle sue musiche con gli altri elementi dello spettacolo, come le coreografie e le acrobazie circensi, creando un armonioso e affascinante connubio artistico. La narrazione si basa infatti sulle abilità di bravi interpreti, che riescono a dar vita a un mondo fantastico attraverso la loro padronanza delle arti circensi e la capacità di comunicare emozioni e sentimenti in modo non comune: sono vincitori Award of International Circus Festival a Montecarlo gli acrobati sui flyboard, vincitori di “Got talent” i cantanti del gruppo “Grace” e vincitori di “Minute of Glory” le ginnaste aeree su tela . L’allestimento non si avvale purtroppo di sofisticate animazioni, grafiche in 3D ed effetti speciali come ci si aspetterebbe o annunciato (sembrano in realtà brutti screensaver di un datato pc) ed avvilisce il lavoro attoriale conferendo alla performance un fortissimo limite visivo. Anche la poca ampiezza dello schermo su fondo scena non aiuta. Bruttini i pochi oggetti sul palco posizionati in maniera simmetrica e speculare :due mazzi di fiori , due non comprensibili bouquet (siepi fiorite?) noiosamente a destra e a sinistra. Un vero peccato. I costumi coloratissimi realizzati dal team della Romanov Arena rappresentano un altro punto debole dello spettacolo per un taglio non troppo ricercato e materiali non proprio di grande qualità, ma di massima abbastanza funzionali . Anastasia Dyatlova (Ellie) si è esibita sul palco in modo disinvolto ed impavido, mettendo in mostra i suoi eccezionali talenti nel canto e nella recitazione. Nonostante la sua giovinezza e la recente partecipazione a Talent Show come “Voice Children” e “The Blue Bird”, Dyatlova ha dimostrato di essere una giovane stella nascente nel settore dell’intrattenimento. La sua voce delicata e potente ha catturato l’attenzione del pubblico e ha reso incisivi i suoi assoli. Non da meno Vladimir Dybskiy (Goodwin) che ha saputo modulare la propria voce con grande abilità, adattandosi perfettamente alle sfumature dei testi delle canzoni e raggiungendo note di grande intensità seppure con alcune incertezze. Bravi tutti i protagonisti comunque, nessuno escluso. I lunghi e calorosi applausi che hanno accompagnato la conclusione dello spettacolo sono la testimonianza più sincera dell’apprezzamento del pubblico, il quale ha tributato il giusto riconoscimento a un cast che si è distinto per intenzione e passione.Il Teatro Brancaccio, con la sua atmosfera avvolgente e la sua acustica impeccabile, ha rappresentato la cornice forse non troppo ideale per questa rievocazione fiabesca, che ha saputo comunque conquistare il cuore di grandi e piccini (un pochino disorientati dall’esecuzione in inglese) accorsi alla prima. Qui per tutte le informazioni.