Soprano Margarita Polonskaya
Mezzosoprano Marine Chagnon
Tenore Laurence Kilsby
Basso Adrien Mathonat
Pianoforte Guillem Aubry
Pianoforte Carlos Sanchis Aguirre
Venezia, 8 marzo 2023
Nella Giornata internazionale dei diritti delle donne il Palazzetto Bru Zane – come avviene ormai da qualche anno – propone delle iniziative per indagare intorno al ruolo femminile in campo musicale, concentrando l’attenzione sull’esperienza umana ed artistica di varie musiciste francesi, tra Ottocento e Novecento, che seppero imporsi, superando, grazie al loro talento, atavici pregiudizi, in base ai quali la donna veniva ritenuta “naturalmente” predisposta a svolgere i compiti di madre e sposa, mentre appariva inadatta ad attività da sempre considerate un’esclusiva prerogativa maschile, quali, in particolare, la composizione e la direzione d’orchestra. L’iniziativa del Centre de Musique Romantique Française si colloca, tra l’altro, in un momento davvero cruciale da questo punto di vista, dato che in questi ultimi anni sono sempre più numerose le rappresentanti del “gentil sesso” che salgono autorevolmente sul podio, cancellando uno tra i più tenaci tabù maschilisti.
Quest’anno, a Venezia, presso il Palazzetto Bru Zane, in occasione dell’8 marzo, si è svolto – preceduto da una conferenza di Fiorella Sassarelli, sul tema: L’impresa delle compositrici – un concerto, che ha proposto un intrigante florilegio di mélodies per voce e pianoforte, a dimostrare che “La mélodie è donna”, anticipando quello che sarà il tema dell’imminente Festival “Compositrici!”, che si svolgerà a Venezia dal 1° aprile all’11maggio. Continua, dunque, il progetto, portato avanti ormai da anni dal Centre de Musique Romantique Française, finalizzato alla riscoperta di alcune musiciste – quali Nadia e Lili Boulanger, Cécile Chaminade, Mel Bonis e altre – ingiustamente cadute nell’oblio. Ma il gruppo di artiste riportate alla luce è ancora esiguo. In realtà – come ha spiegato Fiorella Sassarelli – la schiera di donne francesi, che si affermarono nel panorama musicale romantico e decadente, e meritano di essere rivalutate, è ben più nutrita: tra esse Rita Strohl, Augusta Holmès e Pauline Viardot, presenti non a caso nel programma nel concerto di questo 8 marzo.
Protagonisti della serata, sul piano esecutivo, erano alcuni artisti dell’Académie de l’Opéra national de Paris, che hanno tutti dimostrato, senza mezzi termini, l’alto livello di formazione raggiunto, frequentando i corsi. La serata è stata aperta dal tenore Laurence Kilsby, che ha piegato la sua voce, corposa e timbricamente brunita, a sottolineare con sensibilità ogni sfumatura, a esprimere ogni implicazione emotiva, intonando tre liriche di Charles Baudelaire, musicate da Rita Strohl: La Cloche fêlée, Tristesse de la lune e La Mort des pauvres. Analogamente espressivo è stato il cantante in due mélodies di Nadia Boulanger: la malinconica Versailles (versi di Albert Samain) e la dolce Cantique (poesia di Maurice Maetrlinck).
Ha pienamente convinto anche il basso Adrien Mathonat, che con voce potente e cavernosa ha interpretato con vigorosi accenti La Gloire, la terrificante La Haine e la demoniaca L’Or (parole e musica della “wagneriana” Augusta Holmès).
Particolarmente seducente è risultata l’interpretazione da parte del mezzosoprano Marine Chagnon – voce importante, estesa e dal timbro omogeneo di femminile lucentezza – di tre mélodies di Cécile Chaminade: Espoir, (versi di Charles Fuster), l’intima Ma première lettre (poesia di Rosemonde Gérard), interpretata da seduta, e la passionale Écrin (versi di René Niverd), oltre che, di Cécile Chaminade, la cullante Au pays bleu e l’impetuosa Nice-la belle (entrambe poesie di Charles Fuster)
Un’emissione ricca di armonici ha caratterizzato l’esaltante prestazione offerta dal soprano Margarita Polonskaya, che ha affascinato il pubblico con la sua interpretazione diffusamente vigorosa di quattro mélodies di Pauline Viardot su poesie russe: Évocation, Le Prisonnier e Sur les collines de Géorgie (da Aleksandr Sergeevič Puškin), nonché Aurore (da Afanassi Fet).
Le due voci femminili si sono anche unite in duetto – ineccepibili nelle colorature, nei passaggi cantati insieme come in quelli in cui si alternavano in rapida successione – per interpretare, di Pauline Viardot, La Havanaise (versi di Louis Pomey) e Les Bohémiennes (parole di Victor Wilder), ispirata alle Danze ungheresi di Johannes Brahms. Proprio con la spumeggiante Les Bohémiennes si è conclusa entusiasticamente la serata, che ha visto un pubblico pienamente appagato, grazie anche al contributo di Guillem Aubry e Carlos Sanchis Aguirre al pianoforte, che hanno accompagnato i cantanti con precisione e sensibilità, brillando di luce propria in due pièces per pianoforte a quattro mani di Cécile Chaminade: La Chaise à porteur e Sérénade d’automne.