Torino, Teatro Regio: “Aida”

Torino, Teatro Regio, stagione d’opera 2023
AIDA
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Aida ANGELA MEADE
Amneris SILVIA BELTRAMI
Radames STEFANO LA COLLA
Amonasro GEVORG HAKOBYAN
Ramfis EVGENY STAVINSKY
Il Re MARKO MIMICA
Un messaggero THOMAS CILUFFO
Una sacerdotessa IRINA BOGDANOVA
Orchestra e coro del Teatro Regio di Torino
Direttore Michele Gamba
Maestro del coro Andrea Secchi
Regia William Friedkin
Ripresa della regia Riccardo Fracchia
Scene e costumi Carlo Diappi
Coreografia Anna Maria Bruzzese
Luci Andrea Anfossi
Sagome animate Michael Curry
Torino, 5 marzo 2023
La stagione del Teatro Regio di Torino prosegue nel segno della tradizione con la ripresa dell’allestimento di “Aida” creato nel 2005 dal regista premio Oscar William Friedkin. L’attuale ripresa è stata accolta con grande successo pur non mancando numerose criticità alla resa musicale complessiva.
La direzione di Michele Gamba è apparsa spesso interlocutoria e mancante di una più coerente visione d’insieme. Sicuramente si ascoltano colori orchestrali molto belli e un’innegabile attenzione nel sostegno dei cantanti ma la scelta di tempi molto ampi e distesi alla lunga paga solo parzialmente. Le grandi scene di massa o i momenti più drammatici e concitati mancano di autentico scatto, restano troppo compassati perdendo in parte di efficacia ma anche nei momenti lirici – pur decisamente più centrati – resta un qualcosa d’irrisolto, l’impressione di una serie di ottime intuizioni non perfettamente compiute nell’esecuzione reale. L’orchestra del Regio suona da parte sua molto bene e magistrale la prova del Coro del Regio – come sempre assoluta certezza – in un’opera dove risulta particolarmente impegnato.
La compagnia di canto – dopo le varie complicazioni delle prime recite – ha potuto finalmente essere schierata nella prevista formazione. Il nome di maggior richiamo era certamente quello di Angela Meade nel ruolo del titolo. La cantante americana tornava sul palcoscenico del Regio in un ruolo molto diverso dalla Giselda de “I lombardi alla prima crociata” del 2018. La parte di Aida la porta meno al limite pur confermando nel bene e nel male le note caratteristiche. La voce della Meade è innegabilmente impressionante per potenza e solidità di emissione, la parte è dominata sul piano vocale con facilità impressionante e gli acuti hanno uno squillo e una potenza che raramente si ascolta. Tutto positivo? Purtroppo no perché nel caso della Meade pregi e difetti si contrastano. Il timbro è godibile ma resta a metà del guado. Ovviamente la natura della voce la spinge a un taglio drammatico ma manca quella carnalità cui ci hanno abituato altre voci di questa tipologia. Il timbro è qui invece piuttosto chiaro, quasi metallico, tendente al lirico ma con uno spessore vocale che impedisce un approccio più sfumato. Un dato di fatto che la Meade resta piuttosto generica come interprete. Il controllo sul fiato non è sempre impeccabile, le mezzevoci soffrono di un vibrato fin troppo evidente che in alcuni punti crea qualche cedimento dell’intonazione. La presenza scenica non l’aiuta rendendole non solo impossibile una maggior partecipazione al gioco scenico ma dando anche l’impressione di agire negativamente sul controllo dell’emissione.
Molto solido il Radames di Stefano La Colla. Voce importante e sicura, acuti facili e ricchi di suono, canta in modo assai convincente. Sul piano interpretativo appare un po’ monocorde. Il taglio tende allo stentoreo e predilige la componente eroica e marziale a scapito dei momenti più lirici e sfumati che però sono forse l’essenza più profonda del personaggio. Silvia Beltrami è un’Amneris a scartamento ridotto sul piano vocale ma intelligente e capace di sfruttare al meglio un materiale non eccezionale. Il timbro è un po’ anonimo e soprattutto il settore grave appare debole. Canta però con gusto e musicalità e sul piano interpretativo la prestazione va in crescendo con accenti di notevole efficacia nel quarto atto.Gevorg Hakobyan è un Amonarso dalla voce ampia e ricca di armonici ma manca di un’emissione più morbida e di una maggior naturalezza nel canto italiano, sul piano interpretativo tende a puntare tutto sulla ferocia del guerriero barbaro a scapito dell’autorità del re.
Validissimi sia il Ramfis di Evgeny Stavinsky dalla voce fonda e scura sia il Re di Marko Mimica quasi sprecato in un ruolo così breve ma reso con un’autorevolezza d’accento e una bellezza vocale veramente ragguardevoli. Valida la sacerdotessa di Irina Bogdanova mentre vocalmente un po’ fané il messaggero di Thomas Ciluffo.
L’allestimento era – come già detto – quello di Friedkin che ormai appartiene alla storia del teatro e che continua ad affascinare. L’impianto scenico ideato da Carlo Diappi – autore anche dei costumi – porta in scena un Egitto archeologicamente verosimile ma non puramente archeologico. I riferimenti visivi rimandano chiaramente al Nuovo Regno tra l’età amarniana e quella ramesside con dirette citazioni dei materiali conservati nel non lontano Museo Egizio oltre che richiami a oggetti iconici della cultura figurativa egiziana come il trono di Tuth-Ankh-Amoun fedelmente riprodotto nella camera di Amneris ma rivisti con l’occhio sognante con cui la cultura europea tardo-ottocentesca riguardava alla meraviglia che l’Egitto faraonico andava restituendo con il diffondersi degli scavi archeologici. La notte sul Nilo con il suo cielo stellato di sapore ancora quasi schinkeliano, le luci oniriche del tempio di Vulcano, l’interno di un sarcofago dipinto che s’ingigantisce fino  a diventare la sala del giudizio. Un Egitto vero e sognato al contempo di straordinaria suggestione visiva.
La ripresa di Riccardo Fracchia lascia però a desiderare sul versante del lavoro attoriale, tanto più considerata la tendenza all’immobilismo di alcuni degli interpreti. Molto suggestive le luci di Andrea Anfossi mentre le coreografie di Anna Maria Bruzzese sono state eseguite con qualche imprecisione di troppo.
Ottima presenza di pubblico e caloroso successo per tutta la produzione. (Nelle foto allegate il ruolo di Aida è sostenuto da Erika Grimaldi e non da Angela Meade come nella data oggetto di recensione.