“Solomon” di Haendel all’Auditorio Nacional di Madrid

The English Concert

Madrid, Centro Nacional de Difusión Musical – Universo Barroco, Temporada 2002-2023
 “SOLOMON”
Oratorio in tre atti HWV 67, su libretto di autore sconosciuto, attribuito a Newburgh Hamilton, ispirato al primo Libro dei Re (1-11) e al secondo libro delle Cronache dell’Antico Testamento e alle Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio
Musica Georg Friedrich Haendel
Salomone ANN HALLENBERG
Regina / prima prostituta MIAH PERSSON
Regina di Saba ELENA VILLALÓN
Seconda prostituta NIAMH O’SULLIVAN
Sadoc JAMES WAY
Levita BRANDON CEDEL
The English Concert
The Clarion Choir
Direttore e clavicembalo Harry Bicket
Maestro del coro Steven Fox
Madrid,  26 febbraio 2023
«Sacred raptures check my breast», canta il tenore nel I atto del Solomon di Haendel. È la prima aria di coloratura della partitura, dopo una serie di numeri introduttivi allo stile e all’atmosfera così peculiari dell’oratorio. Il direttore titolare dell’English Concert, Harry Bicket, affronta la concertazione con una precisione meticolosa negli attacchi, nel controllo dei tempi e nell’equilibrio delle sonorità.Tutto è estremamente coerente, ma sembra quasi irreggimentato, al punto che la dimensione drammatica risulta mortificata da una costante purezza, nell’unità incorruttibile del suono, nelle tessiture omogenee e nell’uniformità delle dinamiche. È un mondo ideale, al quale forse l’ascoltatore non è più abituato. L’approccio potrebbe sembrare inadeguato o poco efficace, ma l’aria di Salomone sull’inutilità della sapienza terrena costituisce l’avallo spirituale alla lettura del direttore. L’oratorio deve infatti trasferire l’ascoltatore in una dimensione superiore ai conflitti e alle passioni terrene, senza però dimenticarli. Non una dissonanza, non un’incrinatura, non una tentazione espressionistica. Le voci sono tutte molto corrette nell’impostazione, e si può dire che obbediscano ai principî del direttore, concentrandosi sul porgere impeccabile, senza alcun personalismo belcantistico. Emblematici, a questo proposito, sono il duetto tra Salomone e la Regina nel I atto e l’aria del Levita nel II, in cui si proclama tre volte benedetto quel sovrano che sia capace di dominare tutte le sue passioni. Forse più di tutti, è il tenore James Way ad arrotondare il suono di ogni frase, racchiudendone l’enunciazione in un circolo espressivo, armonico e compiuto.Il mezzosoprano protagonista, Ann Hallenberg, canta quasi sempre a mezza voce (pregevole per timbro, ma piccola), al pari del soprano Miah Persson (che interpreta sia la Regina sia la parte, molto più soggetta a variazioni emozionali, della Prima prostituta). Sempre magnifico il Clarion Choir diretto da Steven Fox, specialmente quando lo accompagnano i primi strumenti a fiato: verso la fine del I atto fanno capolino, timidamente, due flauti diritti, per suggerire il canto degli usignoli nei giardini in cui la coppia regale celebra il proprio amore. Lo sviluppo narrativo ha comunque esigenze irrinunciabili, come dimostrano il II e il III atto, una progressione (pacata) di dramma e passione, che si riflette anche sull’organico differente (entrano timpani e ottoni) oppure sullo stile (il finale II è una scena pastorale). Paradossalmente, l’equilibrio interpretativo del direttore trionfa nel poliedrico III atto, quando si rappresentano musicalmente la battaglia e l’elegia, per la meraviglia della Regina di Saba (il secondo soprano, Elena Villalón, dalla linea di canto corretta). Il pubblico di Madrid segue fedelmente il ciclo “Universo Barroco” ed applaude entusiasta il secondo Haendel della stagione: questo apollineo e serafico, in netto contrasto con quello, pirotecnico e passionale, dell’Alcina di due settimane prima.   Foto Elvira Megías © Centro Nacional de Difusión Musical