Roma, Teatro Ambra Jovinelli: “La bottega del caffè “ di Carlo Goldoni

Roma, Teatro Ambra Jovinelli, Stagione 2022-2023
“LA BOTTEGA DEL CAFFÈ”
di Carlo Goldoni
Don Marzio MICHELE PLACIDO
Trappola LUCA ALTAVILLA
Eugenio EMANUELE FORTUNATI
Vittoria ESTER GALLAZZI
Lisaura ANNA GARGANO
Guardia ARMANDO GRANATO
Pandolfo VITO LOPRIORE
Ridolfo FRANCESCO MIGLIACCIO
Leandro MICHELANGELO PLACIDO
Placida MARIA GRAZIA PLOS
Regia Paolo Valerio
Scene Marta Crisolini Malatesta
Costumi Stefano Nicolao
Luci Gigi Saccomandi
Musiche Antonio Di Pofi
Movimenti di scena Monica Codena
Credit Fotografico Simone Di Luca
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production, Fondazione Teatro della Toscana
Roma,14 marzo 2022
“Se la mormorazione è fondata sopra un’apparenza di male, si minora la colpa del mormoratore. Ma se la gente cattiva prende motivo di sospettare da un’azione buona o indifferente, tutta la colpa è sua e non si leva il merito a chi opera bene. (Carlo Goldoni “La bottega del caffè”)
Ha debuttato al Teatro Ambra Jovinelli “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni con la regia di Paolo Valerio e con la straordinaria partecipazione di Michele Placido, nome di punta su un cartellone veramente ricco di bravissimi interpreti. 
La prima stesura de “La Bottega del Caffè” risale al 1735, ma la commedia nella versione finale venne rappresentata solamente nel 1950. E’ ambientata in un campiello veneziano sul quale si affacciano una locanda e tre botteghe: un barbiere, una bisca e una caffetteria. L’azione scenica si sviluppa in un giorno: dalla livida luce dell’alba al calar della notte, nel periodo del carnevale. La trama ruota attorno alla Bottega del Caffè di Ridolfo, uomo saggio, equilibrato e generoso, che rappresenta la rettitudine ed il buon senso. Suo diretto antagonista è Don Marzio, nobiluomo napoletano, pettegolo, indiscreto e instancabile seminatore di zizzania. Animano la scena altri personaggi, protetti o vittime di questi due: Eugenio, ricco mercante di stoffe, dedito al vizio del gioco e donnaiolo impenitente, marito di Vittoria, donna onesta e virtuosa. Eugenio è un uomo frivolo, che vive dissipando il suo patrimonio tra donne e gioco, spesso alla bisca di Pandolfo, imbroglione, baro ed usuraio. La piazza è frequentata anche da Flaminio Ardenti che, sotto le mentite spoglie di conte Leandro, vive con le vincite al gioco e mantiene la giovane “ballerina” Lisaura, che lo crede scapolo ed intenzionato a sposarla. Giunge Placida, moglie legittima di Flaminio, da lui abbandonata a Torino, alla disperata ricerca del marito. Le vicende dei personaggi si intersecano tra loro, condite dalle calunnie di don Marzio e dai tentativi di mediazione positiva di Ridolfo.La regia di Paolo Valerio ha dimostrato una notevole competenza nella gestione delle scelte artistiche e nella creazione di un’atmosfera dinamica ed intrigante: ha saputo infatti coniugare con sapienza la comicità ed il sarcasmo tipico del Goldoni con un approccio moderno ed innovativo, dando vita ad un’esperienza teatrale organica e mai scontata. Non da poco ha palesato anche una grande abilità nel valorizzare le sfumature dei personaggi, facendo emergere le loro personalità e le loro relazioni in modo sottile, ma efficace anche grazie alla competenza e le attitudini di attori più che credibili. Le scene di Marta Crisolini Malatesta strutturate sul fondo su due livelli in altezza ed arricchite da materiali e oggetti d’epoca ( bellissime le carte da parati negli appartamenti della ballerina e della locanda ) hanno avuto la capacità immediata di proporre ambientazioni sempre realistiche e suggestive sfruttando al meglio ogni centimetro del palcoscenico senza togliere mai spazio agli attori. Grazie alla sua minuziosa attenzione per i dettagli e l’uso sapiente dei volumi è riuscita a ricreare con poco la Venezia dei canali e delle piccole piazze delle botteghe e dei caffè offrendo al pubblico una rappresentazione coinvolgente e di grande impatto emotivo e sempre di rapida lettura. Non da poco le luci di Gigi Saccomandi che hanno dato tridimensionalità alle scene ed hanno creato delle bellissime ombre e campi di luce intorno agli attori: bellissime e materiche quando si aprivano nelle gradazioni calde. Divertenti seppure un po’ leziose le musiche di Antonio Di Pofi. Michele Placido (Don Marzio) ha  affrontato questo ruolo così complesso ed allo stesso tempo ambiguo con un’abilità straordinaria. Grazie al suo talento indiscusso, è riuscito a cogliere tutte le sfumature del suo personaggio, dalla sua poca autorità morale, alla sua vulnerabilità, fino alla sua astuzia e doppiezza. La sua gestualità, la sua mimica facciale e il suo timbro vocale per l’occasione più querulo e viperino hanno dato vita a un personaggio vivido e pulsante, che ha colpito e divertito il pubblico. Francesco Migliaccio (Ridolfo) è un attore di grandissime capacità e la sua interpretazione è stata una prova significativa della sua abilità e della sua versatilità dimostrando di possedere sempre una costante energia in scena ed avere la capacità di gestirla in crescendo senza mai nessun cedimento anche grazie ad una presenza scenica di forte impatto per dinamismo e piacevole irruenza. Notevole anche il resto del cast, nessuno escluso. Sala gremita e pubblico soddisfatto che ha avuto persino il piacere di essere gratificato da Michele Placido :” Grazie alla vostra dedizione ed ai vostri sacrifici in mascherina ora il teatro è tornato a respirare .” Qui per tutte le altre date.