Piacenza, Teatro Municipale, Stagione d’Opera 2022-2023
“IL TROVATORE”
Dramma in quattro parti di Salvatore Cammarano e Leone Emanuele Bardare, da un soggetto di Antonio García Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi
Il Conte di Luna ERNESTO PETTI
Leonora CHIARA ISOTTON
Azucena ANNA MARIA CHIURI
Manrico ANGELO VILLARI
Ferrando GIOVANNI BATTISTA PARODI
Inez ILARIA ALIDA QUILICO
Ruiz ANDREA GALLI
Un vecchio zingaro DOMENICO APOLLONIO
Un messo LORENZO SIVELLI
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro Teatro Municipale di Piacenza
Direttore Matteo Beltrami
Maestro del Coro Corrado Casati
Regia e Costumi Stefano Monti
Scene Stefano Monti, Allegra Bernacchioni
Luci Fiammetta Baldiserri
Ombre Teatro Gioco Vita
Nuovo Allestimento in coproduzione Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro dell’Opera Giocosa di Savona, Teatro del Giglio di Lucca
Piacenza, 5 marzo 2023
Il Municipale di Piacenza sembra continuare con una politica tutta orientata alla scelta di pregevoli interpreti che trainino le proprie produzioni: scelta che certo non dispiace al pubblico (che fa registrare sempre tutto esaurito o quasi) e nemmeno può dispiacere alla critica, che certo non aspetta altro che sentire e vedere grandi talenti all’opera. Così, di questo “Trovatore”, ci si ricorderà il quartetto di protagonisti di livello davvero alto, a partire dal Conte di Luna di Ernesto Patti: nobiltà nel porgere, pulizia della linea di canto e grande abilità nel fraseggio contraddistinguono, infatti, la prova del baritono siciliano, alla riuscita della quale contribuisce anche un fascino virile non indifferente. Parimenti Chiara Isotton riesce a conferire a Leonora tutta la delicatezza e la lacerante vocazione d’amore che la caratterizzano; la voce del soprano trevigiano ci è ormai nota, ma qui sorprende per lo straordinario controllo della linea di canto, che si piega morbidamente su mezzevoci per poi riaffermarsi con forza negli acuti solidi e svettanti. Angelo Villari è un tenore certo esperto ed attento, di grande musicalità, ma anche di grande esuberanza vocale: la prova che fornisce è senz’altro molto muscolare – non si risparmia nessun acuto, e bissa anche “Di quella pira” a furor di popolo – ma potrebbe essere fraseggiata con maggior attenzione ai lati più emotivi e maceranti del personaggio, che emerge senza dubbio ben supportato sulle volumetrie, ma un po’ bidimensionale. Anna Maria Chiuri è la mezzosoprano che conosciamo e riconosciamo; come Azucena, tuttavia, sembra svelarci qualcosa in più: un canto dalle volute più intime, con centri e gravi di affascinante colore smaltato e una dizione perfettamente scandita; la sua è una resa inattaccabile, sia vocalmente che scenicamente. Accanto a questo pregevole quartetto, ben si attestano anche gli altri interpreti: Andrea Galli, Domenico Apollonio,Lorenzo Sivelli e in particolar modo la Inez di Ilaria Alida Quilico, dal colore particolarmente vivace; spiace constatare invece come il basso Giovanni Battista Parodi sia stato penalizzato da suoni opachi e un certo affaticamento nella zona più acuta. La direzione del maestro Matteo Beltrami è di rara eleganza: le compagini orchestrali e sceniche sono tenute insieme con equilibrio e morbidi accenti sono tutti messi sugli aspetti più intimi, al contempo garantendo un respiro eroico alle parti di insieme; il rischio del “bandismo” verdiano non solo è sapientemente evitato, ma in quei pochi accenni che traspare risulta addirittura un efficace elemento di discontinuità in una direzione per il resto omogenea nel segno della tensione e del pathos. Decisamente positivo anche l’apporto del Coro del Teatro Municipale, sempre ben istruito dal maesto Corrado Casati. L’assetto creativo della scena, invece, desta qualche riserva in più. Partendo dal presupposto che sia evidente quanto il desiderio di Sefano Monti sia quello di realizzare una regia dai tratti minimali e pulitissima – e questo è molto apprezzabile – forse sarebbe stato meglio non spingersi tanto in là con questa francescana pulizia: la scena (curata dal regista e da Allegra Bernacchioni) è de facto unicamente composta da alcuni parallelepipedi verticali che si spostano. Inoltre, il contrasto coi costumi più curati e ricchi, che è chiaramente ricercato, sussiste poco per un non così opulento progetto costumistico.Il tutto ha un sapore non malvagio, ma nemmeno riuscito, e il suggestivo progetto luci di Fiammetta Baldiserri riesce solo in parte a supplire il vuoto che sul palco spesso regna – si sente proprio la mancanza di alcuni (pochi) oggetti di scena che riescano a catalizzare l’attenzione dello spettatore. In ogni caso l’eccellenza dell’ensemble vocale decreta un successo di pubblico strepitoso, che mi è stato assicurato abbia sugellato entrambe le recite piacentine; all’autunno, per quelle nei diversi altri teatri che coproducono. Foto Gianni Cravedi e Allegra Bernacchioni