Modena, Teatro Comunale Pavarotti-Freni, Stagione 2022/2023
“UN BALLO IN MASCHERA”
Melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe
Musica di Giuseppe Verdi
Riccardo GIORGIO BERRUGI
Renato DEVID CECCONI
Amelia MARIA TERESA LEVA
Ulrica ALISA KOLOSOVA
Oscar LAVINIA BINI
Silvano CHAO LIU
Samuel SVETOLIK BELOSLIUDOV
Tom GAETANO TRISCARI
Un Giudice PAOLO LEONARDI
Un Servo d’Amelia LUCA FAVARON
Orchestra Filarmonica di Parma
Coro Lirico di Modena e Voci bianche del Teatro Comunale di Modena
Direttore Alessandro D’Agostini
Maestro del Coro Giulia Manicardi
Maestro Voci bianche Paolo Gattolin
Regia Massimo Gasparon
Scene e costumi originali Pierluigi Samaritani
Rielaborazione costumi a cura di Massimo Gasparon
Luci Andrea Borelli
Curatore movimenti coreografici Gino Potente
Danzatori Agora Coaching Project a cura di MM Contemporary Dance Company
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia. Allestimento Fondazione Teatro Regio di Parma
Modena, 3 marzo 2023
“Ascoltando il Ballo non sento né nebbie svedesi, né folclori americani”. Queste poche parole racchiudono un grande insegnamento di metodo: Samaritani cercava nell’ascolto quella che Verdi chiama la tinta dell’opera. E questo sommamente lo preoccupava: corrispondere visivamente alla musica. Operazione particolarmente difficile in quest’opera che, lo notano tutti, è piena di convenzioni, di tratti poco credibili (perché invece le altre no?) alcuni persino ridicoli, di cui tante letture sono state tentate ma nessuna convincente quanto quella storica di Andrea Rostagno (che pure lascia nodi non sciolti, per esempio sulla presunta omosessualità di Oscar).Massimo Gasparon, regista di questa ripresa dello storico allestimento, è intervenuto sulla scena del second’atto, l’orrido campo, che nell’originale di Samaritani era tagliata da una accidentata scala rocciosa. Ottima idea sostituirla con un principale di tortuosi alberi rinsecchiti, davanti ad un fondale dipinto in gusto schiettamente romantico, con rovine di cattedrale gotica, e lapidi sparse fra il fumo (anche troppo). Questa nuova scena è coerente al resto dell’allestimento più dell’originale. E lo rende ben più agile: niente necessità di grandi spazi per ricoverare tutto quel costruito, né di eserciti di macchinisti per muoverlo. Nel prim’atto, invece, il cambio scena, che sarebbe stato un’attesa troppo lunga a sipario chiuso, diventa parte dello spettacolo se eseguito a vista. Del cast spicca su tutti Devid Cecconi: voce vigorosa e solida, sicura nella salita agli acuti, squillanti, dal timbro omogeneo, dizione e musicalità sempre perfette. Il suo Renato di dolcezze perdute sta molto bene nella corte di Boston (meno si accorderebbe a quella svedese). Tenta una sorta di apprezzabile filato nell’Eri tu, che poi gli scivola proprio all’ultimo: cose che capitano. Un grande successo personale, e ben meritato, per l’Oscar di Lavinia Bini, e per l’Ulrica di Alisa Kolosova. Ottimi i Samuel e Tom di Svetolik Belosliudov e Gaetano Triscari. L’Amelia di Maria Teresa Leva parte da un registro centrale di grande volume, voce che corre per la sala, ben proiettata, e ricca di armonici. Discutibile la gestione del regstro acuto che trova la giusta posizione solo se la cantante approccia la nota con cautela.. Giorgio Berrugi lotta con la spietata scrittura del protagonista armato di ottima dizione e musicalità, ricorrendo talvolta ad emissioni cerebralnasali, e dosando sempre le proprie energie perché, come ogni professionista sa, la recita è lunga. Nella canzone del marinaio tenta il famigerato salto, ma solo nella prima strofa. Protagonista dell’atteso duettone è l’orchestra, un po’ per la scrittura (la risposta alla richiesta di Riccardo viene prima dall’orchestra che da Amelia) e un po’ per la direzione di Alessandro d’Agostini: nitore assoluto, perfetto equilibrio fra le sezioni, continua e instancabile vivacità nei contrasti d’agogica, e soprattuto, nei luoghi giusti, l’elasticità dei tempi. Generoso dispensatore di attacchi, ha ottenuto dalla Filarmonica di Parma una prova eccellente, e dal coro lirico di Modena, cui si sono sonoramente unite le Voci bianche del Teatro Comunale di Modena.