Milano, Teatro Carcano: “Paolina Leopardi racconta Mozart”

Milano, Teatro Carcano, stagione 2022/23
“PAOLINA LEOPARDI RACCONTA MOZART”
Una proposta di Nino Criscenti Dal libro Mozart di Paolina Leopardi.
Drammaturgia Sonia Bergamasco.
Musiche di  Wolfgag Amadeus Mozart
Voce narrante SONIA BERGAMASCO
Pianoforte MARCO SCOLASTRA
Con il patrocinio del FAI – Spettacolo andato in scena in prima assoluta  il 28 agosto 2020 a Recanati all’Orto “Colle dell’Infinito” 
Milano,  28 marzo 2023
Paolina Leopardi è al centro di parecchi studi: per il suo epistolario; per alcune delle sue traduzioni (quelle superstiti); per il legame con il famoso fratello, Giacomo. Ci si potrebbe chiedere il perché. Per studiare il fratello? Per il valore della sua opera? E i più maligni potrebbero chiedersi se ciò non cavalchi l’onda degli studi femministi, che vogliono a tutti costi trovare capolavori nel sesso allora definito debole. Non è così. Comunque sia, non possiamo però che trovare piacere nella messa in luce di Paolina. È una donna colta dell’Ottocento, e che è divenuta “letterata” malgrado le resistenze dei genitori; forse anche per noia; e le ostilità non hanno fatto che aumentare le passioni sua e degli altri figli. Uno dei fratelli minori di Giacomo e Paolina divenne musicista, e dovette sempre elemosinare al fratello maggiore spartiti da copiare, perché la madre reputava una spesa inutile quella di acquistarli. Una passione per la musica che avrà anche Paolina, la quale, osteggiata, ha avuto anche una segreta e affezionata corrispondente in una cantante lirica, che la madre le vieterà di andare a vedere a teatro quando questa si esibirà vicino al “paese di casa Leopardi”, come lei stessa definì la sua dimora. In un’epoca in cui le registrazioni non esistevano, e nell’isolamento in cui la costringevano i genitori, il diletto nell’apprezzare la musica dovette esserne solo che acuito. Quindi, a nostro avviso, poco importa che Paolina abbia o meno lasciato capolavori, che il suo epistolario sia o meno il più bello, et cetera; ma quel che ha valore è lo studiare Paolina come personaggio. Infatti, ancor più fascino di un romanzo ha la sua figura, per la quale esistono lettere reali, suoi scritti reali, e il lettore di tali documenti può essere non solo lo studioso ma un qualsiasi lettore appassionato di libri.
Questa avrebbe potuto essere una fonte d’ispirazione alla base di questo spettacolo, andato in scena in una sola serata, il 28 marzo, al Teatro Carcano di Milano, ma lo spettacolo è stato totalmente incentrato sulla figura di Mozart, dato che l’obiettivo era celebrarne i 250 anni dai soggiorni in Italia. Lo spettacolo è nato quindi tre anni fa, e verrà portato in scena anche in altre parti d’Italia, probabilmente ancora per tutto l’anno in corso, anno in cui terminano queste celebrazioni.
Paolina Leopardi si vede poco, come personaggio, e assistiamo sostanzialmente alla lettura di stralci del suo libello Mozart, inframmezzati dall’esecuzione di alcune delle composizioni del grande musicista. Tutto ciò per raccontarne, in circa un’oretta, gli snodi salienti e come un grande genio della musica dovette stare a servizio al pari di un cameriere, situazione tipica per tutti i musicisti del Settecento – essendo loro personale di servizio – per poi finire in una fossa comune quando la sua vita venne a mancare. È uno spettacolo che coinvolge due arti, quella della recitazione e la musica. Per quanto riguarda la prima, lo spettacolo è iniziato in sordina, in crescendo, crediamo in maniera voluta, ed è solo a metà della sua durata che riconosciamo le doti interpretative di Sonia Bergamasco, cominciando queste ad esplodere nel racconto del soggiorno parigino di Mozart, odiato, perché in quello perse la madre. Per la seconda arte, il pianista, Marco Scolastra, ha suonato sensibilmente, ma in maniera poco interessata alle emozioni, soprattutto il primo movimento della meravigliosa fantasia in minore K 475, strappando qui parecchi sentiti applausi. Utilizzando le parole di un personaggio più grande di noi, Montale, utilizzate per recensire uno spettacolo, “ognuna di queste ancelle [le arti ndr] si fa avanti, porta il suo sassolino e poi si ritira dicendo ‘ho finito, non tocca più a me’”.È una maggior amalgama tra loro ciò che avrebbe potuto scaldare maggiormente lo spettacolo; com’è avvenuto al suo termine, quando i due protagonisti hanno conversato con il pubblico, la Bergamasco ha letto uno stralcio di una lettera di Mozart, e poi ha suonato – a sorpresa – il terzo movimento della sonata a quattro mani K19d assieme al pianista. Riassumendo le nostre impressioni, abbiamo speso qualche parola in più sulla figura di Paolina perché, conoscendola da prima di assistere allo spettacolo, ci saremmo aspettati una maggior presenza del suo personaggio; ma anche per quanto riguarda ciò che è poi stato, cioè prendere Paolina come voce d’eccezione per parlare esclusivamente di Mozart, ci sentiremmo di suggerire una maggior permeazione tra le arti quando queste si trovano a condividere il palco, a vantaggio di tutti gli artisti, di quelli che portano in scena e di coloro che vengono portati.