Ferrara, Teatro Comunale di Ferrara, Stagione 2022/2023
“CATONE IN UTICA”
Opera lirica su libretto di Pietro Metastasio
Musica di Antonio Vivaldi
Edizione critica a cura di BTE – Bernardo Ticci Edizioni
Catone VALENTINO BUZZA
Cesare ARIANNA VENDITTELLI
Emilia MIRIAM ALBANO
Marzia VALERIA GIRARDELLO
Fulvio CHIARA BRUNELLO
Arbace VALERIA LA GROTTA
Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo
Direttore Federico Maria Sardelli
Regia Marco Bellussi
Scene Matteo Paoletti Franzato
Costumi Elisa Cobello
Luci Marco Cazzola
Video Creativite
Produzione Teatro Comunale di Ferrara
Ferrara, 17 marzo 2023
Ferrara già dall’anno passato ha iniziato a saldare i suoi debiti morali nei riguardi di Don Antonio Vivaldi con la messa in scena del Farnace: tocca ora al Catone in Utica. In città il compositore aveva un alleato nel Marchese Guido Bentivoglio, ma un più potente nemico nel Cardinal Tommaso Ruffo, assai sospettoso di un prelato che, sollevato dal dovere di dir messa, si intratteneva coi suoi artisti, e particolarmente con la primadonna Anna Girò. Così, ad onta del successo riscosso dalla prima rappresentazione al Filarmonico di Verona nel marzo 1737, l’opera a Ferrara non è stata eseguita che il 17 marzo di questo 2023. La direzione è di Federico Maria Sardelli, vivaldiano ottimo massimo: oltre a dirigerlo, Vivaldi, lo compone anche, ovvero compone _à la Vivaldi_. Eppure non cade nella tentazione di completare la partitura, mancante del primo atto. Scelta vieppiù lodevole questa della linea rigorosa: oltre al rispetto dell’Autore (la cui immagine, in questo quasi secolo di fortuna moderna, è già stata deformata quanto poche altre mai), l’opera risulta così di più agile ascolto per il pubblico moderno, e nulla perde della sua bellezza, così come il Torso del Belvedere non è meno bello per non esser integro. Nell’ultimo tratto della discendente parabola della sua esistenza lo stile operistico di Vivaldi si arricchisce: la spumeggiante artificiosità barocca veneziana è temperata da una vena che se non si può dire malinconica è quantomeno serenamente indulgente verso le umane debolezze, alito di un più maturo Settecento che non potrebbe spirare se non da Napoli. E che l’instancabile invenzione vivaldiana sa cogliere ed accogliere nella sua febbricitante fucina.Sfavillante e decisamente contrastata, spigolosa, come di consueto, la concertazione di Sardelli, alla guida dell’Orchestra Barocca Accademia dello Spirito Santo. Nel cast: Valentino Buzza offre al personaggio di Catone un timbro con ombre baritonali unito a un accento vigoroso, perfettamente in linea con il personaggio affronta con il giusto piglio drammatico le arie “Dovea svenarti allora” (atto 2) e “Fuggi dal guardo mio” (atto 3), Arianna Vendittelli un Cesare ricco di squillo e in grando di affrontare brillantemente forse le più belle arie dell’opera: le amorose “Se mai senti spirarti sul volto” (atto 2), “Sarebbe un bel diletto” (atto 3) e la virtuosistiche “Se in campo armato” (atto 2), Miriam Albano un’Emilia grintosissima, dalla vocalità agguerrita nell’affrontare i virtuosismi dell’aria”Come invano il mare irato” che chiude l’atto 2 (la prima parte dell’opera) e di “Nella foresta leone foresta invitto” (con corni concertanti), Valeria Girardello una Marzia dalla vocalità sontuosamente lirica, raffinata vocalista (“Il povero mio cuore, nell’atto 2 e “Se parto, se resto”, atto 3). Nei ruoli di Fulvio e di Arbace, i più penalizzati dall’assenza del prim’atto, l’energica Chiara Brunello che si fa però valere in vigore nell’aria “Degl’Elisi dal soggiorno” (atto 2) e la fesca vocalità di Valeria La Grotta sensibile interprete dell’aria “S’andrà senza pastore” (atto 2). L’impianto registico di Marco Bellussi non è un polveroso accampamento, ma una deliziosa villa: una cornice di piacere che mette in risalto, per contrasto, le vicende private e i rapporti di potere. L’impianto scenico di Matteo Paoletti Franzato, dall’estetica romano-monumentale, ma di design (il barocco di Pizzi, dal Rinaldo in giù, è ormai un classico, che ha fatto scuola e ora sfida il tempo e le mode), e coerentemente i costumi alla Pierre Cardin di Elisa Cobello, è perfettamente funzionale: l’interno, simmetricamente tripartito, della villa; e davanti a quella bastano poche grandi rocce per suggerire uno spazio altro per la congiura. Il misurato e pure rinunciabile ricorso alle proiezioni ci lascia tuttavia qualche perplessità. Il pubblico non ha premiato la rarità e la qualità della programmazione ferrarese come avrebbe dovuto, ma potrà farsi perdonare: fino al 17 settembre sarà disponibile online lo streaming curato da OperaVision. Foto Marco Caselli Nirmal