Busto Arsizio (VA), Teatro Sociale “Delia Cajelli”, Stagione 2022/23
“CARMEN”
Opera in quattro quadri su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, tratta dalla novella omonima di Prosper Mérimée.
Musica di Georges Bizet
Carmen ERICA ZULIKHA BENATO
Don José MAX JOTA
Micaëla ELEONORA BOARETTO
Escamillo BRUNO GALATI
Remendado CARLO ENRICO CONFALONIERI
Dancairo TARO KATO
Zuniga GIULIO ALESSANDRO BOCCHI
Moralès DANIEL RUDGE
Frasquita OURANIA ANTONOPOULOU
Mercédès ALMA NOBUKO NAKAYAMA
Coro e Orchestra di BA Lirica in collaborazione con la 15Orchestra Sinfonica
Coro Voci Bianche della Scuola “Montessori” ACOF di Castellanza (VA)
Direttore Marco Beretta
Maestro delle Voci Bianche Emilio Bonvini
Regia Alberto Oliva
Scene Alice Benazzi
Costumi Sartoria Teatrale Bianchi
Luci Lorenzo Anselmi
Nuovo Allestimento di BA Lirica
Busto Arsizio, 19 marzo 2023
L’Insubria sta vivendo un momento di peculiare intensità operistica: negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito a – talvolta testimoniato – un vero fiorire di produzioni operistiche tra il Nord di Milano, Varese e il Canton Ticino, di importanza e qualità molto diverse, ma spesso accomunate dalla presenza di giovani talenti in ogni campo, che spesso approfittano di questa realtà un po’ periferica per mettersi alla prova con nuovi ruoli. Anche il Teatro Sociale “Delia Cajelli” di Busto Arsizio ha cominciato a produrre opera con la quale impreziosire la propria ricca stagione, affidando la direzione artistica e musicale al Maestro Marco Beretta e le regie ad Alberto Oliva, che da anni lavora sul territorio. Abbiamo dunque assistito con piacere a “Carmen”, ultima produzione per questa stagione, che si è rivelata sorprendente sotto diversi aspetti, soprattutto musicali. L’Orchestra del BA Festival è una compagine ben strutturata e la fossa del Teatro Sociale è singolarmente profonda in proporzione alla sala e al palcoscenico: questo garantisce un suono chiaro, ben soffuso, forse un po’ asciutto, ma che si avvale comunque di un certo riverbero; la direzione del maestro Marco Beretta, poi, punta chiaramente all’esaltazione dei suoni d’insieme, alla coesione con la scena, al rispetto (forse troppo pedissequo, a scapito di qualche momento interpretativo) dei colori in partitura. La coppia dei protagonisti, inoltre, si è rivelata di fulgido talento; Erica Zulikha Benato è un mezzosoprano di indiscutibile fascino scenico e bella maestria vocale: Carmen sembra un ruolo cucito per la sua tessitura, calda e percorsa di armonici, dall’acuto facile e pulito e soprattutto dai centri maliosi che si mettono in luce nel ricco fraseggiare (mirabile, in tal senso, il suo “Près des remparts de Séville”). Altrettanto valido Max Jota nel ruolo di Don Josè: il tenore brasiliano, ha messo in luce una apprezzabile freschezza vocale, una bella cura del fraseggio, sfoggiando, soprattutto nella scena finale, una ricca gamma espressiva. Il resto del cast si assesta su un livello buono, con alcune chiare punte qualitative nel reparto femminile: stiamo parlando di Ourania Antonopoulou (Frasquita), solido soprano dai voluminosi centri e gli acuti svettanti, Alma Nobuko Nakayama (Mercedes), mezzo di bel carattere e suono singolarmente omogeneo, e soprattutto Eleonora Boaretto, una Micaela un po’ “leggera”, ma senza dubbio precisa per intonazione e sostegno lungo tutta linea di canto. buona la performance di Bruno Galati (Escamillo) in sostituzione dell’indisposto Alessio Verna, sebbene la voce non sia di colore piacevolissimo e il ruolo avrebbe potuto meritare un più ricco fraseggio. Sonoro e profondo lo Zuniga di Giulio Alessandro Bocchi, meno a fuoco le prove degli altri membri del cast. Anche il Coro di BA Lirica suona un po’ sottotono, a parte nel celebre “Les voici, voici le quadrille” del quarto atto, che evidentemente infiamma gli animi; per fortuna viene animato scenicamente dagli studenti del Liceo “Crespi” cittadino, che si spendono in mille ruoli (da passanti a gitani a biscazzieri) come i migliori figuranti. L’impianto scenico di Alice Benazzi è essenziale ma non manca di originalità, soprattutto nel cambio di scena tra II e III atto. La regia di Alberto Oliva rischia il più delle volte di cadere nell’incolore, con qualche guizzo davvero riuscito – come la morte di Carmen per strangolamento. Se sicuramente si nota il lavoro del regista nei momenti più raccolti del dramma, per quelli più caotici si ha l’impressione che si lasci un po’ tutto al caso o all’inventiva dei singoli interpreti. A parte questo, la scena funziona, anche grazie alle belle luci di Lorenzo Anselmi, impreziosite da efficaci proiezioni nel secondo atto. L’idea generale è dunque quello di un risultato più alto delle aspettative, che fa giustamente a meno della patina di provincialità che gli si vorrebbe affibbiare, sebbene manchi ancora un impegno più focalizzato sui dettagli. Un ultimo consiglio: sarebbe immensamente più gratificante per tutti (artisti, cittadinanza e anche noi poveri critici) se una produzione incontrasse almeno due repliche, affinché ci si possa regolare su un’effettiva risposta di pubblico – al netto delle famiglie degli studenti, che garantiranno pure il sold out, ma hanno reso rumoreggiante la recita, causa effettivo disinteresse per la stessa, fuor dell’apparizione del proprio pargolo. Un cast come quello che abbiamo visto merita applausi decisamente più sinceri. Foto Beppe Bisceglia