Bologna, Comunale Nouveau, Stagione d’Opera 2023
“NORMA”
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani tratto dal Norma, ou L’infanticide di Louis-Alexandre Soumet.
Musica di Vincenzo Bellini
Pollione, proconsole di Roma nelle Gallie STEFAN POP
Oroveso, capo dei Druidi NICOLA ULIVIERI
Norma, druidessa, figlia di Oroveso FRANCESCA DOTTO
Adalgisa, giovane ministra del Tempio d’Irminsul VERONICA SIMEONI
Clotilde, confidente di Norma BENEDETTA MAZZETTO
Flavio, amico di Pollione PAOLO ANTOGNETTI
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Pier Giorgio Morandi
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia Stefania Bonfadelli
Scene Serena Rocco
Costumi Valeria Donata Bettella
Luci Daniele Naldi
Coreografia Ran Arthur Braun
Figuranti della Scuola di Teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone”. Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna con Opera Carlo Felice di Genova
Bologna, 18 marzo 2023
Bologna celebra il centenario Callassiano con una mostra fotografica, arricchita da due ricostruzioni dei costumi indossati dalla “Divina” nell’ultima Norma parigina, creata per lei dal coetaneo Zeffirelli, del quale pure ricorre il centenario. Ma soprattutto lo celebra con la nuova produzione di Norma, il titolo a cui, a torto o a ragione, è oggi più di tutti legato il nome della Callas. Stefania Bonfadelli ha le idee molto chiare sulla regia: un mondo dominato dalla violenza e dalla violenza distrutto, dove anche la femminilità è fatta guerriera. La coerenza certo non le difetta, e lo spettacolo che ne risulta è organico, ma fin troppo: così si depotenzia il contrasto fra l’innocenza delle vergini sacrate al Dio e la feroce quanto repressa irruenza dei guerrieri, i due poli fra cui si agita il volo nervoso e ingabbiato della consapevole Norma. La scena di Serena Rocco è una nuova risposta ai limiti tecnici, sproni di tutte le buone idee, del Comunale Nouveau. In mancanza di sviluppo in altezza, concentrare ogni attenzione sulla realizzazione di un pavimento materico è un’ottima soluzione. Tanto più che le luci di taglio ne valorizzano al meglio la grana, in questo caso sabbiosa, di un terreno arso dalla violenza della guerra. Francesca Dotto, “astro”, già sorto ma crescente, del repertorio italiano, debutta il temibile ruolo della protagonista. Il mezzo vocale è luminoso e tondo, di perfetto gusto italiano; fa ricorso alla voce di petto con grande cautela e misura, garantendo sempre la bellezza del suono, il che è della massima importanza in quest’opera che del bel canto è esempio altissimo e simbolo. Un’ottima prova, sebbene, non v’è dubbio, la Norma della Dotto sia ancora di là da venire: saranno i prossimi anni con l’irrobustirsi della voce e la maturazione intima dell’interpretazione a vederla rifiorire nel ruolo. Accanto a lei Stefan Pop, un Pollione di ragionevole compromesso fra quello belcantista filologicamente aggiornato e quello che tutti abbiamo nelle orecchie: notevole volume, acuti ben proiettati, mezzevoci dal timbro non celestiale ma dominate con grande padronanza. L’Oroveso di Nicola Ulivieri forse appare un po’ “chiaro” per il ruolo ma solidissimo nell’emissione, ottimo per dizione e presenza scenica. Il protagonismo canoro è prepotentemente reclamato ed ottenuto dall’esuberanza vocale della Veronica Simeoni: per dimensioni e qualità del timbro, corposo e pieno, omogeneo su tutti i registri, merita un posto di privilegio nella genealogia di mezzi italiani. Completano in modo adeguato il cast Benedetta Mazzetto (Clotilde) e Paolo Antognetti (Flavio). Fondamentale il protagonismo del coro di Gea Garatti Ansini, vera gloria del Comunale. Il Maestro Pier Giorgio Morandi, autorevole interprete del repertorio italiano, ha costruito una Norma sontuosa, ieratica, monumentale, con le sonorità di rassicurante bellezza cui l’orchestra felsinea ci ha abituati, e dai tempi sapientemente generosi nei confronti del canto. Foto Andrea Ranzi