“Amori e Sapori nelle Cucine del Principe”: un sontuoso banchetto teatrale al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma

Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman Stagione 2022/ 2023
“AMORI E SAPORI NELLE CUCINE DEL PRINCIPE”
di Roberto Cavosi da un’idea di Simona Celi
con:
Tosca D’Aquino, Giampiero Ingrassia, Giancarlo Ratti
e con
Tommaso D’Alia, Rossella Pugliese, Francesco Godina
Scene Luigi Ferrigno
Costumi Carlo Poggioli
Musiche Ivo Parlati
Regia: Nadia Baldi
Produzione La Contrada Teatro Stabile Di Trieste, Ente Autonomo Regionale Teatro Di Messina
Roma,28 Marzo 2023

“Teresa, la cuoca, in gioventù è stata la prostituta prediletta nientemeno che di Don Fabrizio Salina, il Gattopardo.” (da “Amori e sapori nelle cucine del principe”)

Il Teatro Quirino di Roma apre le sue porte al divertente spettacolo teatrale “Amori e Sapori nelle Cucine del Principe” di Roberto Cavosi e da un’idea di Simona Celi, un’opera che tenta di unire l’arte culinaria alla drammaturgia, con un cast di talentuosi attori, una regia raffinata e costumi straordinari.
Tosca D’Aquino e Giampiero Ingrassia, due nomi di grande prestigio nel panorama teatrale italiano, interpretano rispettivamente Teresa e Monsù Gaston, portando sul palcoscenico le loro ineguagliabili abilità attoriali e un’intensa energia emotiva. L’armonia tra i due attori sul palcoscenico è palpabile e capace di regalare al pubblico un’interpretazione avvincente e ammaliante. Mentre sull’Italia soffiano i venti del nuovo Regno che si prepara ad unificare la penisola, nei palazzi nobiliari l’aristocrazia decadente si prepara a fare i conti con il nuovo corso della storia. Nobili impettiti e nobildonne riccamente agghindate partecipano a balli e banchetti – come quello del fidanzamento del nipote del principe – come se nulla di quanto accade intorno potrà mai mettere a rischio le loro vecchie abitudini. Cosa accade nelle cucine di Palazzo Ponteleone mentre nei lussuosi saloni soprastanti si consuma il famoso ballo narrato ne Il Gattopardo? È presto detto: volano le portate, si azzuffano i cuochi, si tirano padelle ma soprattutto si svelano amori impensabili, crudeli e meravigliosi conditi da tutti quei santi e profani profumi tipici della cucina siciliana.
Teresa, la cuoca, in gioventù è stata la prostituta prediletta nientemeno che di Don Fabrizio Salina, il Gattopardo. Il loro fu un amore tanto intenso quanto impossibile che incendiò un’intera estate. Ma è da allora, da vent’anni, che non si vedono e lei lo aspetta, sperando che la degni almeno di un saluto, mentre la sua anima custodisce un inconfessabile segreto. Un segreto che Monsù Gaston, il cuoco mandato in aiuto dei Ponteleone dallo stesso Don Fabrizio, non tarderà a scoprire: Carlo, il figlio ventenne di Teresa, è figlio del Principe di Salina, che di lui non sa assolutamente nulla. La regia di Nadia Baldi, che firma anche il progetto luci, sottolinea con maestria le dinamiche tra i personaggi, enfatizzando la complessità delle loro relazioni e dei loro conflitti interiori creando un’atmosfera accattivante seppure non sempre vibrante. La sua direzione artistica, attenta e innovativa, dona allo spettacolo una qualità visiva e narrativa di sicuro impatto. Tuttavia, è con rammarico che si osserva come il testo di Roberto Cavosi, di tanto in tanto, incappi in alcuni luoghi comuni riguardanti il sud, la condizione ineluttabile della donna costretta a sopportare il peso di scelte passate e un universo maschile disimpegnato e poco incline alla sensibilità emotiva. La storia che si dipana dalle prime battute dello spettacolo, pur essendo caratterizzata da una certa gradevolezza, appare purtroppo poco avvincente, prevedibile e priva di momenti di particolare spessore. Il coinvolgimento emotivo che ci si attende da un’esperienza teatrale, purtroppo, sembra essere sempre evanescente, generando in chi assiste alla rappresentazione una sensazione di mancata soddisfazione e attesa disattesa. I bellissimi costumi di Carlo Poggioli impreziosiscono e danno risonanza allo spettacolo con sempre particolare attenzione ai dettagli e all’eleganza dei materiali. Grazie a un linguaggio raffinato e a un’estetica che unisce tradizione e innovazione, Luigi Ferrigno crea un universo scenico che affascina e incanta il pubblico, immergendolo nell’atmosfera unica del pezzo teatrale. Le scenografie  pur evocando l’opulenza delle corti siciliane e la ricchezza dei loro ambienti attraverso gli oggetti di scena, riescono ad inserirsi perfettamente nel contesto contemporaneo dell’opera. Ferrigno ha saputo infatti plasmare gli spazi, giocando con le proporzioni e i volumi ottenendo un contenitore dinamico e coinvolgente ed ha abilmente utilizzato le luci e le ombre per enfatizzare gli elementi drammatici e poetici dello spettacolo, contribuendo a creare un’atmosfera di magica suggestione. Si riscontra una certa influenza strehleriana nell’utilizzo di elementi scenici e simbolici ( come le padelle e le casseruole in movimento) riuscendo a mescolare con maestria la componente realistica con quella onirica, dando vita a un ambiente sofisticato e, allo stesso tempo, tradizionale. Composte con maestria e coerenza, le tracce musicali di Ivo Parlati accompagnano l’atmosfera della commedia, sottolineando con delicatezza i momenti più intensi della rappresentazione. Dimostra una grande abilità nell’uso delle note e dei suoni, creando una colonna sonora che si integra perfettamente con la drammaturgia e che contribuisce a rendere lo spettacolo fluido e piacevolmente scorrevole. Tosca D’Aquino, celebre attrice del panorama italiano, affronta il ruolo di Teresa, donando al personaggio una complessità di sfumature che meritano un’attenta disamina. La sua performance, seppur caratterizzata da alcune imperfezioni, rivela un talento e una capacità attoriale innegabili, che contribuiscono all’intensità emotiva dell’opera. Tra i pregi della sua interpretazione, è indubbio il fascino che D’Aquino è in grado di esprimere sul palcoscenico. La sua presenza scenica, frutto di una lunga e consolidata esperienza nel mondo del teatro e del cinema, cattura l’attenzione del pubblico e lo coinvolge nel dramma della sua vicenda personale. La spontaneità dei suoi gesti e la naturalezza delle sue espressioni facciali trasmettono un’aura di autenticità, che rende credibile e appassionante il suo personaggio. Tuttavia, la sua interpretazione presenta anche alcune imperfezioni che ne limitano l’efficacia emotiva. In alcuni momenti, infatti, la sua recitazione  risulta distaccata e poco coinvolgente. Inoltre in taluni passaggi, il personaggio sembra scivolare verso una rappresentazione caricaturale, che ne riduce la complessità e ne appiattisce la figura. Giampiero Ingrassia (Monsù Gaston) sebbene la sua recitazione sia contraddistinta da una raffinatezza innegabile, risulta, in alcuni frangenti, privo di quell’empatia necessaria a coinvolgere appieno il pubblico. Sotto l’aspetto tecnico, è palese una profonda conoscenza delle arti sceniche: il suo fraseggio è preciso, la dizione chiara e la sua gestualità calibrata. Il suo personaggio viene tratteggiato sempre con la dovuta misura tuttavia, nonostante le sue innegabili qualità e la sua esperienza, la sua performance risulta meno efficace dal punto di vista empatico. Giancarlo Ratti (Culicchia) si dimostra invece un attore dotato di una gamma di sfumature emotive sorprendente, capace di descrivere con maestria il complesso caleidoscopio di sensazioni che pervade il suo personaggio. La sua recitazione risulta altresì persuasiva e coinvolgente, rapendo gli spettatori con la spudoratezza delle sue espressioni e la veridicità delle sue emozioni. Una particolare nota di merito va a Tommaso D’Alia (Carlo) che ha dimostrato un grande talento. Nonostante le limitazioni del suo personaggio, D’Alia è riuscito a conferirgli una grande profondità emotiva, offrendo un’interpretazione di altissimo livello per equilibrio e sensibilità. Bravissimi anche Rossella Pugliese e Francesco Godina (gli aiutanti cuochi). Il pubblico del Quirino ha saputo donare agli attori calorosi applausi e meritati riconoscimenti. Qui per tutte le informazioni.