Presentato il ritorno sul palcoscenico del teatro Verdi di Trieste, a dieci anni dal suo debutto de I Capuleti e Montecchi di Bellini firmata del musicista e regista francese Arnaud Bernard. L’allestimento è della Fondazione Arena di Verona in coproduzione con la fondazione teatro La Fenice di Venezia e con la Greek National Opera. Sul podio il trevigiano Enrico Calesso, direttore di solida carriera internazionale. È noto a pochi il legame che unisce il titolo a Trieste, se è vera l’ipotesi che la malattia che portò Bellini precocemente alla morte, fu proprio contratta nel 1830, anno di composizione dell’opera, e proprio da Trieste partì l’idea della traslazione delle sue spoglie dal Père Lachaise di Parigi a Catania. A Trieste viveva e lavorava il barone catanese Rosario Currò, primo mecenate di Bellini ed artefice del suo ultimo viaggio, come testimonia la preziosa collezione teatrale del Museo Schmidl.
L’allestimento sofisticato, volutamente estetizzante e coltissimo di Bernard, secondo regista-musicista nel cuore della stagione triestina dopo Brockhaus, parte dalla sensazione di contrasto tra la passione narrata dalla musica e la scrittura del libretto. Racconta così Arnaud Bernard: “Nel concepire la mia drammaturgia mi trovavo a confrontarmi con un ‘oggetto teatrale’ insolito: sospeso tra la pochezza del libretto e la pienezza della musica. Mi sentivo a disagio di fronte ad un’opera che mi commuoveva senza coinvolgermi pienamente.” E quindi: “Un giorno, improvvisamente, ho trovato la definizione giusta per qualificare l’oggetto: un’opera da museo. La partitura dei Capuleti mi è apparsa come un’opera d’arte protetta da una teca, un’opera che possiamo contemplare ma non riusciamo a toccare”.
Tra i cantanti spicca l’enfant prodige comasca Caterina Sala che si racconta così: “La musica ha sempre fatto parte della mia vita. Nella mia famiglia siamo tutti musicisti. Cinque figli, più ovviamente i miei genitori, con i quali, tutt’insieme, abbiamo formato un gruppo vocale, esibendoci in numerosissimi concerti. Questo da quando io avevo cinque anni. Inoltre mio padre lavora nel Coro del Teatro alla Scala di Milano, mentre mia madre è una musicologa. Quindi per me è sempre stato naturale e familiare essere in contatto con la musica. Poi mio padre oltre ad esercitare la professione di cantate, nel Coro della Scala, come dicevo, è anche pianista e preparatore di numerosissimi cantati. Quindi ho avuto modo, oltre che studiare canto con lui, anche di seguire le sue lezioni ad artisti che si accingevano a debuttare ruoli importanti, facendo tesoro di quei momenti.”.
Inizia così una piccola enclave nella stagione triestina dedicata ai celebri e giovani amanti veronesi, che proseguirà a marzo con il balletto Romeo e Giulietta di Prokofiev a firma del Maestro Renato Zanella, protagonista indiscusso degli anni d’oro del balletto di Vienna, con l’eccellente corpo di ballo di Ljubljana, proponendo quindi a breve distanza la possibilità di un confronto sulla diversa interpretazione musicale di sentimenti potenti ed universali attraverso il tempo, lo spazio e le diverse sensibilità culturali.
L’opera va in scena venerdì 24 febbraio (ore 20.30), sabato 25 (ore 20.30), domenica 26 (ore 16.00), venerdì 3 marzo (ore 20.30), sabato 4 marzo (ore 16.00), domenica 5 marzo (ore 16.00).
Questo il Cast: Giulietta: Caterina Sala (24, 26/II – 3, 5/III) – Olga Dyadiv (25/II – 4/III); Romeo: Laura Verrecchia (24, 26/II – 3, 5/III) – Sofia Koberidze (25/II – 4/III), Tebaldo: Marco Ciaponi,Capellio: Paolo Battaglia (24, 26/II – 3, 5/III) – Viktor Shevchenko (25/II – 4/III), Lorenzo: Emanuele Cordaro