Parma, Teatro Regio, Stagione Lirica 2023
“IL MATRIMONIO SEGRETO”
Dramma giocoso in due atti su libretto di Giovanni Bertati
Revisione secondo i testi originali a cura di Franco Donatoni
Musica di Domenico Cimarosa
Carolina GIULIA MAZZOLA*
Paolino ANTONIO MANDRILLO*
Fidalma VETA PILIPENKO
Geronimo FRANCESCO LEONE*
Elisetta MARILENA RUTA*
Conte Robinson JAN ANTEM*
* Cantanti selezionati da Opera (e)Studio – Ópera de Tenerife
Orchestra Cupiditas
Direttore Davide Levi
Regia Roberto Catalano
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Ilaria Ariemme
Luci Fiammetta Baldiserri
Movimenti coreografici Sandhya Nagaraja
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Ópera de Tenerife, Teatro Massimo di Palermo
Parma, 17 febbraio 2023
Geronimo, emigrato partenopeo, ha fatto fortuna a New York con la sua gioielleria pasticcera -punta di diamante della produzione è naturalmente il Babà- ma continua a vivere nella nostalgia del golfo. Il suo lussuoso locale è frequentato dalle star di Broadway: Carolina, sua figlia minore, ha una passione speciale per Gene Kelly, ma una ancor più speciale per il garzone delle consegne, Paolino. Non occorre aggiungere altro: l’impianto registico di Roberto Catalano è tanto logico e coerente che, date queste premesse, il resto viene da sé, incastrandosi senza difficoltà in quel limpido ingranaggio che è il Matrimonio segreto. Nonostante le sovreccitate presenze dei clienti, celebri e non, prima inseguiti dai paparazzi, e poi, per sfuggirne, travestiti da vecchietta cagnolinomunita, e dei commessi eternamente agitati intorno ai protagonisti impegnati nello statico esercizio dell’aria, nessuna storia abusiva si svolge accanto allo svolgersi dell’opera. La scena di Emanuele Sinisi è assai ben congegnata e realizzata, con la pasticceria dichiaratemene tiffanesca da un lato e uno skyline tridimensionale dall’altro, pronto a scorrere in avanti e ad animarsi all’imbrunire o, per meglio dire: “pria che spunti in ciel l’aurora”, con l’interno accendersi delle infinite finestrelle. Perfettamente coerenti tanto ai caratteri dei protagonisti quanto alla palette dello spettacolo i costumi di Ilaria Ariemme.Davide Levi dirige l’Orchestra Cupiditas con gesto limpido e sicuro, di grande respiro, ricavandone un suono terso e luminoso. E tuttavia, nella direzione dei cantanti non si può non registrare con rammarico una certa involuzione del gusto: i tanti Eh!, Uh!, Ah!, Ehi!, Via!, etc., gridolini varî e urli sguaiati, così come battute aggiunte al libretto e declamate a voce (esempio illustre quello di Riccardo Stracciari: alla sua Rosina che non vuol accordargli il biglietto per Lindoro dice spazientito “Via, signorina, non mi faccia perder tempo…”), tutto questo genere di apparato espressivo decisamente fuori stile (i critici più illustri, secondo il loro lessico più tecnico, le definiscono “caccole”) si sperava sepolto già dalla seconda metà del secolo scorso, e invece rispunta come l’erba cattiva. Insomma per quanto Carolina possa essere “una figliuola di buon fondo, e niente più”, sempre una figliuola educata al belcanto ha da essere. Al netto di questa osservazione stilistica, le voci sono tutte piuttosto belle: si distingue per volume il timbro gradevolmente granuloso del Geronimo di Francesco Leone, per musicalità e nonchalance scenica brilla su tutti il Conte di Jan Antem, per vivacità la Carolina peperina di Giulia Mazzola, per morbidezza la Fidalma di Veta Pilipenko, per la sicurezza nelle agilità l’Elisetta di Marilena Ruta e per la corretta emissione, cerebrale e non nasale, il Paolino di Antonio Mandrillo. Un approccio stilistico più posato, come si è detto, avrebbe giovato a tutti, anche alla dizione.Ma il pubblico, divertito, ha applaudito generosamente.