Milano, Teatro Elfo Puccini: “Palma Bucarelli e l’altra resistenza”

Milano, Teatro Elfo Puccini, Stagione 2022/33
PALMA BUCARELLI E L’ALTRA RESISTENZA” liberamente ispirato a fatti realmente accaduti
di e con Cinzia Spanò
Scene e Costumi Saverio Assumma De Vita
Video Francesco Frongia
Sound Designer Alessandro Levrero
Produzione Teatro dell’Elfo
Milano, 19 febbraio 2023
Recensire uno spettacolo come “Palma Bucarelli e l’altra resistenza“ si rivela più semplice del previsto, nel bene e nel male. Nel bene, poiché la sua unica interprete, Cinzia Spanò, è un’affermata presenza dei nostri palcoscenici: bella, intensa, padrona del proprio corpo e di una voce pastosa e calda, conferisce il giusto fascino a un personaggio di per sé rigoroso e forse anche un po’ pedantesco, come quello della direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma che dovette affrontare la tragedia dell’occupazione nazista – con la conseguente minaccia al patrimonio da lei custodito. Nel male, invece, poiché lo spettacolo, da un punto di vista drammaturgico, si rivela di una desolante semplicità: un lungo monologo, tra prima e terza persona, che si limita a far rivivere il dramma di una donna, senza però alcuna forza mitologizzante. Spieghiamoci meglio. In un momento storico come il nostro, nel quale purtroppo la guerra non è realtà distante nel tempo e nello spazio, ma presenza inquietante alle porte dell’Europa, così pedissequamente raccontataci dai media, la storia di Palma Bucarelli suona quasi stonata: sentire parlare delle opere d’arte come dei figli, creature che lei si propone coraggiosamente e strenuamente di salvare dalle mani barbariche dell’invasore, ha in alcuni punti qualcosa quasi di offensivo, se paragonato alle quotidiane perdite di vite umane cui assistiamo – e il testo, con buona pace della stessa Spanò, anche autrice, non possiede abbastanza forza impressiva, abbastanza capacità drammatica per sublimare la differenza tra arte e vita, e quindi avvicinarci al dramma della Bucarelli. Quello che arriva diretto al pubblico, è senz’altro il talento dell’interprete, l’alto valore divulgativo dello spettacolo, la forza di una donna sola contro il mondo: basta questo per creare un vero e proprio drammaturgia? La cauta risposta che ci diamo è no, specialmente se pensiamo al contesto di eccezione in cui lo spettacolo è prodotto, cioè il Teatro dell’Elfo di Milano: la scena di Saverio Assumma De Vita (per quanto accurata storicamente) è semispoglia, la musica è una, ci sono pochissime proiezioni (ove ci saremmo aspettati di vedere diverse di quelle famose opere della Galleria Nazionale) e il disegno luci e i video di Francesco Frongia sono senz’altro interessanti, ma poco possono fare in un contesto tanto scarno. Ne emergono, purtroppo, una certa ripetitività e immobilità, che sfiorano in più punti la noia, di fatto quasi vanificando anche l’intento divulgativo e il talento della Spanò. Peccato. Foto Laila Pozzo