Roma: “Ulisse e gli altri” alle Terme di Diocleziano, fino al 19 febbraio 2023

14 gennaio – 19 febbraio 2023
“Ulisse e gli altri”
Alla scoperta dei capolavori nascosti del Museo Nazionale Romano
Terme di Diocleziano Via Enrico De Nicola 78
Roma,00185 

«Ma tu, dimmi ancora, e parla sincero: dove sei stato errando, a quali paesi sei giunto d’esseri umani; e dimmi di loro e dei loro borghi ben abitati, e quanti eran violenti, o selvaggi o senza giustizia, quanti ospitali e avevano mente pia verso i numi …». (Odissea, vIII, 572-576) (Calzecchi Onesti 1969, 156)

Le grandiose Aule delle Terme di Diocleziano hanno ospitato la seconda tappa di un percorso iniziato l’8 dicembre 2022 con la proposta di reperti (ri)scoperti dai depositi. Il tema centrale dell’allestimento rimane sempre Ulisse. Se nel primo appuntamento la tematica dominante era il viaggio e l’insaziabile sete di conoscenza che questo eroe incarna e la sua incapacità di arrendersi di fronte ad un mondo inaccessibile, in questa seconda tappa viene esplorato il rapporto tra gli antichi Romani e le altre culture. Nel titolo appunto “gli altri” il curatore desidera questa volta porre l’accento su come gli antichi percepivano e rappresentavano popolazioni diverse tra stereotipi, diffidenza e curiosità.
Il termine che in greco antico definisce colui che giunge dall’esterno è costituito dalla parola xenos; il noto linguista e grecista Chantraine nel suo Dizionario, scrive che «il senso originale è quello di ospite, legato da relazioni reciproche d’accoglienza confermate da doni, cosa che può legare i discendenti […] può dirsi di colui che è ricevuto e di colui che riceve […] da qui, “straniero” e nel vocabolario militare “mercenario, raramente alleato”» (Chantraine 1968-1990, 735 ). La nozione di straniero però non si definisce nelle antiche civiltà con criteri costanti, come nelle società moderne. Qualcuno che è nato altrove, a condizione di essere legati a lui da certe convenzioni, gode di diritti specifici, che non possono essere riconosciuti ai cittadini dello stesso paese: è quello che dimostra il gr. xenos “straniero”, “ospite”, cioè lo straniero che beneficia delle leggi dell’ospitalità. Non esistono quindi “stranieri” in sé. Il termine barbaros appare invece molto più tardi: inizialmente con allusione alla parlata (colui che balbetta, parla male), poi utilizzato nel significato di straniero contrapposto a greco, in quanto parla un’altra lingua; solo in un secondo tempo, il termine assume anche il significato di rozzo, brutale, rude: le prime attestazioni sicure sono quelle presenti in Eschilo e in Erodoto, quindi in età classica.
Questa difficoltà nel disambiguare il termine xenos appare e risulta affascinante nella lingua e nella trama dei poemi omerici, in particolare all’interno dell’Odissea: Ulisse è colui che viaggia ed approda presso popoli o presso esseri differenti e quindi si qualifica come ospite e come straniero, a volte come nemico, ma al tempo stesso egli incontra degli ospiti e degli stranieri.
Anche in questo allestimento è presente il grande mosaico di Ulisse e le Sirene (da Quarto di Corzano, provincia di Rieti, II secolo d.C.), che è sempre presentato in un suggestivo allestimento multimediale che immerge il visitatore nel racconto del peregrinare di Ulisse attraverso proiezioni ed immersive tracce audio.Intorno a questo vibrano dei reperti di straordinaria fattezza e tra questi spicca sicuramente una testa che ritrae una straniera con uno stravagante copricapo .Databile intorno al II sec.d.C. Il ritratto di elegante fattura raffigura una donna dei tratti regolari che indossa un copricapo costituito da una proboscide e da zanne di elefante. Si tratta forse di una personificazione dell’Africa anche se alcuni ricollegano il copricapo a una raffigurazione di origine asiatica.A questa di non meno bellezza ruotano altri reperti: ritratti, sarcofagi, steli che ci parlano di mondi lontani e di costumi e culture diverse.
Oggi l’Europa si pone continuamente il problema di chi sia lo straniero e di come si faccia ad essere stranieri e la questione si pone sia per le persone che accolgono, sia per quelle che invece rifiutano lo straniero, dunque per l’ospitalità come per l’ostilità . In entrambi i casi bisogna interrogarsi sulla figura dello straniero e questo tema così profondamente antico diventa di grande attualità. Viviamo in un mondo sempre più globalizzato e in movimento, sperimentiamo sempre di più le frontiere, l’esperienza dell’altro, e ogni volta ci ritroviamo ad essere definiti come stranieri o a definire gli altri come stranieri.