Roma, Teatro Brancaccio , stagione teatrale 2022/2023
“VLAD DRACULA” IL MUSICAL
Scritto da Ario Avecone e Manuela Scotto Pagliara
musiche di Simone Martino, Ario Avecone e Manuela Scotto Pagliara
Van Helsing CHRISTIAN GINEPRO
Mina ARIANNA
Vlad Dracula GIORGIO ADAMO
Jonathan MARCO STABILE
Justina CHIARA VERGOSSOLA
Renfield ANTONIO MELISSA
Lucy VALENTINA NASELLI
Seward PAOLO GATTI
Strattford JACOPO SICCARDI
Renfield -X DARIO GUIDI
Ensemble Anna Gargiulo, Alessandro Carradori, Luca Nencetti, Federica Mosca
Regia di Ario Avecone
Aiuto Regia e Dinamica scenica Antonio Melissa
Scenografie Michele Lubrano Lavadera e Ario Avecone
Costumi Myriam Somma
Luci Alessandro Caso
Video Guglielmo Lipari e Alfonso Ruggiero
Produzione WORKINMUSICAL
Prossime date
Roma,24 Gennaio 2022
“La vita in fondo cos’è? Solo l’attesa di qualcosa d’altro. E la morte è l’unica cosa che possiamo essere sicuri che viene” (BRAM STOKER, DRACULA)
Le definizioni di vampiro sono numerose e spesso il termine indica figure diverse, come diverse sono le culture che nel loro “apparato folklorico” presentano entità che possono essere considerate come tali.
Nonostante tale variabilità ciò che accomuna le varie interpretazioni è il fatto che si tratti di qualcosa di differente rispetto a un vivente, avendo oltrepassato la soglia della morte, ma anche qualcosa di differente dai “semplici” morti. Si tratta sempre di un cosiddetto revenant, un ritornante, e ciò è un aspetto che non può essere separato da quella paura del ritorno dei defunti presente in quasi tutte le società arcaiche e/o tradizionali. «L’uomo primitivo temeva la notte per paura che il sole potesse non sorgere più il giorno successivo, come se il mondo morisse con lo scomparire della luce e, anche se nel corso dei secoli questa paura ha trovato consolazione nelle risposte della scienza, la morte è rimasta – e rimane ancor oggi – l’ultimo grande mistero, un baluardo oltre il quale non ci è permesso guardare». Il romanzo gotico è un genere narrativo che nasce in Inghilterra nel periodo pre-romantico, circa a metà del 1700. La figura del vampiro fa ingresso nella letteratura gotica con il racconto “Il Vampiro”, pubblicato da John Polidori nel 1819, ma il vampiro che, però, tutti noi conosciamo e che fa parte della storia della letteratura, è Dracula, personaggio principale dell’omonimo romanzo scritto dall’irlandese Bram Stoker nel 1897, ispirato alla figura di Vlad III principe di Valacchia. Dopo il debutto al Teatro Augusteo di Salerno approda nella capitale al Teatro Brancaccio VLAD DRACULA di Ario Avecone, Manuela Scotto Pagliara e Simone Martino. Gli autori provano a modernizzare il tema centrale del vampirismo di tradizione (il rapporto sangue/vita)e tradurlo in un concetto moderno (tempo/energia vitale).Se veramente il tempo è la cosa che l’essere umano ha di più prezioso dal momento che ha una fine decretata dalla natura caduca dell’esistenza umana, manipolarlo, fermarlo e conseguentemente gestirlo rappresenterebbe l’arma più potente:e quale energia potrebbe mai fare da carburante ad una così potente macchina ? Indubbiamente l’amore. L’amore è quella forza che veicola l’energia degli amanti (“L’amor che move il sole e l’altre stelle”) e che incanalato in un macchinario creato da Renfield riesce a dominare il tempo. Vlad quindi non è più un vampiro tradizionale che si nutre di sangue e quindi di vita ma è un vampiro energetico (anche definito in psicologia vampiro psichico) che lega a sé disilluse fanciulle con l’unico scopo di prosciugarle della loro energia emotiva per poter nutrire il suo macchinario ferma-tempo e confinarle in uno spazio sospeso ed immobile (la sua dimora). Purtroppo questo concetto che parte con un’idea originale ci è parso non pienamente risolto a causa di una sceneggiatura frammentata, poco lineare ed alquanto fragile e da una regia che ci sembra solo un susseguirsi di entrate e uscite, movimenti manierati e poca ricerca del dettaglio. Le straordinarie capacità canore dei singoli interpreti non hanno potuto nascondere l’altrettanto debolezza dei testi e dell’ispirazione musicale:anzi l’eccessivo slancio interpretativo che sopperiva alla pochezza di composizione accentuava i limiti della colonna sonora. Le scene attraverso un impianto digitale straordinario invece erano di grande impatto visivo ed erano funzionali allo svolgimento dello spettacolo: torri e gabbie su ruote e portali ed archi diroccati catapultavano lo spettatore in un atmosfera gotica senza tempo. Poche luci se non occasionalmente direzionate e taglientissime illuminavano una scena quasi sempre in penombra. Definire questo allestimento steampunk sarebbe però alquanto pretestuoso. Giorgio Adamo (Vlad) viene rinchiuso in maniera troppo serrata dall’impianto registico nel ruolo del povero amato sofferente tanto che perde di sensualità e di carattere e nonostante una presenza scenica di per sé fascinosa, il cantante/attore ci sembra non avere il carisma del protagonista. La recitazione ci sembra priva di spontaneità e povera nei fraseggi. Il suo: “Nessuno uccide una leggenda” risulta quasi imbarazzante. Non ci resta che apprezzarne le belle qualità vocali, il timbro assolutamente pieno di armonici, la sicurezza della linea di canto. Lo stesso discorso vale per Arianna (Mina) che ci è parsa a disagio in questo ruolo. Ci sembra quasi smarrita, priva del piglio che il personaggio dovrebbe avere. Certamente anche lei è in possesso di uno strumento vocale notevole, ma anche in questo aspetto emerge un sentore di insicurezza che va a inficiare qua e là l’intonazione. Bravissimo Christian Ginepro (Van Elsing), ci è sembrato essere l’unico in grado di dominare totalmente la scena e di trarre dallo spartito il meglio grazie ad una lettura del personaggio più attenta e meno stereotipata. Bene Antonio Melissa (Renfield) interprete dalla recitazione convincente e misurata. Si mette particolarmente in luce nel duetto con il suo alter-ego Renfield X. Emergono per presenza scenica e per capacità interpretative Marco Stabile (Jonatan) Valentina Naselli (Lucy), il bravissimo Dario Guidi (Renfield X) per altro assai apprezzato il suo assolo con arpa e Chiara Vergassola (Justina). Pubblico in sala non troppo coinvolto ed alquanto confuso ma che ha saputo però a ben ragione applaudire tutto il cast seppure con un moderato slancio. Al Brancaccio si replica fino al 29 gennaio 2023.