Dal 26 Ottobre 2022 al 12 Febbraio 2023
Palazzo Altemps
Dal martedì alla domenica
11:00-18:00
Le biglietterie chiuderanno alle 17:00.
Ma la gente che piace a me si trova sempre sparsa qua e là; sono dei solitari… Solo che si riconoscono non appena si trovano assieme. VIRGINIA WOOLF
Novanta opere raccontano gli intellettuali del Bloomsbury Group, artisti e scrittori che nel quartiere londinese di Bloomsbury erano soliti riunirsi e che, ogni giovedi sera, animavano il salotto di Virginia Woolf e della sorella Vanessa Bell. Il Gruppo di Bloomsbury è stato con tutta probabilità uno dei maggiori circoli sociali dell’Europa di inizio Novecento. Definito come la cerchia letteraria più celebre e anticonformista del Novecento inglese.Intellettuali, artisti e uomini di cultura in genere usavano incontrarsi in riunioni informali nelle proprie case e discutere degli avvenimenti che la loro epoca proponeva. Non solo attualità sociale, ma anche arte ed economia, e qualsiasi argomento che facilmente si presentava ad essere analizzato. L’atmosfera culturale del periodo era tale da richiedere una nuova ventata di cambiamenti che andavano a rivoluzionare il pensiero bigotto ed ignorante che si respirava. Il circolo non era una novità in tal senso, nasceva a conferma della necessità di porre in atto un cambiamento sociale e culturale. Nuove teorie scientifiche, morali e politiche andavano a formarsi sempre più con insistenza. Erano anni di preludio alla prima grande guerra mai vista nel mondo, anni difficili ma che tuttavia rispecchiavano la necessità e il volere di una società diversa e più progredita.Forme artistiche ed espressioni culturali nuove e migliori potevano essere raggiunte solo attraverso la critica e la consapevolezza di trovare la vera essenza delle cose. L’esigenza di sovrastare le costrizioni ed i tabù dell’era Vittoriana in campo religioso, artistico, sociale e sessuale. Lo scopo ultimo dell’uomo, veniva identificato nell’acquisizione del sapere e del piacere estetico. Il Bloomsbury Group era un circolo liberale e anticonformista, sia nel campo politico (intollerante nei confronti della Monarchia) che in campo morale (contro ogni discriminazione sull’orientamento sessuale o di distinzione tra uomo e donna anticipando di tanto il concetto di “gender”) e religioso (non veniva professato alcun credo). Era nel complesso un gruppo molto raffinato, sia in campo artistico che in quello letterario.Society is the happiness of life (stare insieme è la felicità). Il verso di Shakespeare descrive alla perfezione il valore e il senso che i protagonisti del circolo di Bloomsbury – Virginia Woolf, Vanessa Bell, Duncan Grant, Clive Bell, Roger Fry, Leonard Woolf, Thoby Stephen, J.M. Keynes, Lytton Strachey, per nominarne alcuni – attribuiscono all’idea di “comunità”. I giovani di Bloomsbury escono di slancio dall’epoca vittoriana opponendo all’esaltazione dell’egoismo borghese e del conformismo sociale il valore creativo di chi nella comunità e nell’utopia trova la forza per creare nuove forme di conoscenza e soprattutto nuove forme di vita. La loro è una delle proposte più ardite dell’intero Novecento, a cui ancora oggi ispirarsi per recuperare il senso profondo della libertà individuale. E del bene comune.
Una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori. Il daimon non ci abbandona. (Il Codice dell’anima, J.Hillman)
Room, stanza – è una parola chiave del vocabolario woolfiano. Incastonata nel titolo del saggio Una stanza tutta per sé, che farà di Virginia Woolf la scrittrice cult, l’icona benedicente del movimento femminista globale, la parola migra via via in molti altri contesti evocando significati volti a illuminare spazi mentali, fisici e metafisici. Se nel saggio epocale del 1929 il lemma solleva ondate di senso volte alla rivendicazione di uno spazio tutto per sé da parte della donna che scrive, è perché Virginia Woolf di fronte alla domanda: perché sono così poche le donne scrittrici? – risponde che ciò accade perché «una donna deve avere del denaro e una stanza tutta per sé, se vuole scrivere.”
È questo il famoso incipit del saggio, che così interpreta la realtà storica e sociale e culturale della superiorità numerica degli uomini in campo letterario: la mancanza per le donne di uno spazio separato, sottratto agli obblighi familiari e alle attese tradizionali rispetto alla loro performance di genere.
La mancanza di un luogo che si offra come humus fecondo, perché li sviluppi la coltura dell’immaginazione. È questo spazio che Virginia Woolf invita le donne a conquistarsi. La stanza of one’s own , la stanza singolare, privata, dunque: è da questa immagine che siamo stati guidati a concepire questa mostra a Palazzo Áltemps -meraviglioso spazio che senz’altro Virginia Woolf avrebbe amato.
Di stanza in stanza ci appare con commossa tenerezza ma allo stesso forte audacia il mondo di Virginia Woolf e di Bloomsbury, ovvero degli scrittori e artisti e intellettuali che con lei hanno inventato a Londra agli inizi del Novecento il romanzo moderno, la pittura moderna. Anzi, di più, la vita moderna.
Il senso della mostra è questo: ripercorrere attraverso i loro processi artistici (scrittura, pittura, ceramica, design, etc) quell’esperienza di straordinaria osmosi tra varie discipline alle volte anche molto lontane che viaggiavano sul sospiro e sull’entusiasmo dei loro creatori. La bellezza di ogni stanza, la delicatezza dell’allestimento frammisto poi alla presenza della statuaria romana già in loco all’interno degli spazi museali rende la visita un’esperienza di grande originalità ed è assai elegante.Se poi aggiungiamo la cortesia del personale e la straordinaria magnificenza di palazzo Altemps come ricercatissimo contenitore direi che non c’è veramente nulla da aggiungere.
La mostra è curata da Nadia Fusini con Luca Scarlini, ed è organizzata dal Museo Nazionale Romano (di cui Palazzo Altemps è una delle sedi), e dalla National Portrait Gallery di Londra in collaborazione con Electa.