Dal12 gennaio al25 febbraio 2023
Roma,Villa Farnesina, Via della Lungara 230
Orari:dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 14 (ultimo ingresso alle 13.15) e seconda domenica del mese dalle ore 9.00 alle ore 17.00 (ultimo ingresso alle 16.15)
Prezzo:€ 10 (Biglietto Villa Farnesina) – Mostra Gratuita
“Il Duca di Ripalda è quasi un personaggio storico. In lui c’è un po’ di don Chisciotte e di Machiavelli .Mi interessa moltissimo sentir chiacchierare il Duca di Ripalda. Ha visto tante persone e cose che la sua conversazione è inesauribile. Sembra incarnare la storia contemporanea e si impara sempre qualcosa sfogliandola. Cli ho domandavo perché non pensi di scrivere i suoi ricordi. Mi ha risposto: “A che pro? Se scrivessimo la storia come si è svolta, nessuno ci crederebbe.“(Diario Conte Giuseppe Primoli)
Le sale della maestosa Villa Farnesina ospitano una mostra temporanea che ha per tema “L’Ottocento a Villa Farnesina: il Duca di Ripalda, il Conte Giuseppe Primoli e Roma nuova Capitale d’Italia”. Curata in maniera impeccabile con grande semplicità di fruizione da Virginia Lapenta e Valeria Petitto, la mostra vuole mettere in evidenza gli aspetti comuni di due personaggi, il Duca di Ripalda e il Conte Primoli, entrambi “stranieri” in una città che non conoscevano. Si conobbero e si frequentarono (così come si evince dai diari di Giuseppe Primoli di quegli anni), vivevano entrambi, inoltre, in palazzi affacciati sul Tevere, Villa Farnesina e Palazzo Primoli, che dovettero subire profonde modifiche legate alla costruzione degli argini di contenimento del fiume. Attraverso le varie sale ed alle numerose fotografie d’epoca esposte e straordinari documenti di ogni genere (diari, lettere, registri) si accede ad un mondo fatto di feste, mondanità, grandi ospiti ed amicizie letterarie ma anche confidenze ,dubbi ed incertezze dei tanti uomini e donne illustri che nell’ottocento stavano vivendo il passaggio dalla Roma papalina a quella “italiana”e che vedevano il loro mondo e la città trasformarsi inesorabilmente anche urbanisticamente. Il Duca di Ripalda ovvero Salvador Bermúdez de Castro (1817-1883) fu un diplomatico e poeta spagnolo. Di nobile discendenza, ereditò dalla famiglia il titolo di Marchese di Lema e, fin da giovane, si mise al servizio della Corte di Spagna ricoprendo varie cariche pubbliche. Nel 1853 divenne ambasciatore spagnolo nella città di Napoli, mostrando una tale dedizione alla dinastia dei Borbone che il re Francesco II, attraverso il Regio Decreto dell’8 ottobre 1859 gli concesse il titolo di Duca di Ripalda. Il Duca si innamorò di Matilde Ludovica di Baviera, sorella di Elisabetta – la famosa “Principessa Sissi” – e di Maria Sofia (moglie di Francesco II) e sposata con Luigi Maria Borbone, Principe delle Due Sicilie e Conte di Trani. Dalla relazione nacque una figlia, Maria Salvadora. Con la fine del Regno di Napoli nel 186o, Francesco II di Borbone fu costretto ad abdicare e a venire in esilio a Roma. Ospitato prima da Pio IX al Quirinale si trasferì, quindi, nella sua proprietà di Palazzo Farnese (possedimento dei Borbone grazie al lascito ereditario dell’antenata Elisabetta Il Farnese). Francesco II aveva tra le sue proprietà a Roma anche la villa di Agostino Chigi, acquistata nel 1579 dal cardinale Alessandro Farnese junior, detta da allora “La Farnesina”. Nel 1861 Francesco II concesse la villa in enfiteusi per 99 anni al Duca di Ripalda con l’obbligo dei necessari lavori di manutenzione. Nel 1927 Maria Salvadora Bermúdez de Castro vendette la Villa per 12 milioni di lire allo Stato italiano, che nel 1929 la destinò a sede della Reale Accademia d’Italia. Dal 1944 la Villa Farnesina con il suo magnifico giardino è sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Oggi è aperta al pubblico come museo.
Il conte Giuseppe Primoli nacque a Roma nel 1851 da Pietro Primoli e Carlotta Bonaparte. La madre era nipote di due fratelli di Napoleone: Luciano, principe di Canino, e Giuseppe, re di Napoli e poi di Spagna. Seguì gli studi a Parigi (dove la sua famiglia si era trasferita dal 1853, e dove rimase fino al 1870) e frequentò la corte di Napoleone III, legandosi all’imperatrice Eugenia. La sua educazione francese si rafforzò durante i frequenti soggiorni che fece a Parigi, anche dopo il suo ritorno a Roma, fino ai suoi ultimi anni di vita. In Francia frequentava il salotto della zia, la principessa Mathilde Bonaparte, nella tenuta di Saint-Gratien, dove ebbe modo di stringere amicizia con gli scrittori e i poeti più celebri del tempo. A Roma, oltre all’alta società di cui fu personaggio di spicco per le sue doti di conversatore colto e spiritoso, frequentò anche gli ambienti letterari che gravitavano intorno alla rivista «La Cronaca bizantina» e al giornale «Il Capitan Fracassa».
Il conte Giuseppe Primoli e il duca di Ripalda si conoscevano presumibilmente dagli ultimi mesi del 1870: non è possibile stabilire il momento esatto in cui si incontrarono la prima volta, ma ripercorrendo le pagine del diario del conte è possibile ricostruire parzialmente il loro rapporto. Il nome del duca compare per la prima volta nel diario di Primoli il 25 ottobre 1873, quando il giovane conte accompagna Albert Gay-Lussac, un suo caro amico francese, in visita alla Farnesina. I due si cominciano a frequentare con assiduità dalla primavera dell’anno successivo: visitano insieme il Colosseo e trascorrono l’ultimo giorno dell’anno a casa della marchesa di Javalquinto sia nel 1874 che nel 1875. Spesso il conte Primoli accompagna in visita alla Farnesina alcune delle persone a lui più care, tra cui, solo tra aprile e giugno 1874, Alexandre Dumas fils (ben due volte) e Teresa Marescotti, principessa di Venosa, moglie di Ignazio Boncompagni.Dopo il capodanno del 1875 nel diario di Primoli non vi è più traccia né della Farnesina né del duca di Ripalda: il conte scriverà nuovamente del duca solo il 25 maggio 1883, giorno dei funerali, ai quali assiste.
Nella seconda sezione al primo piano della Villa ci imbattiamo in una storia all’interno della storia:i lavori di abbattimento di molte strutture lungo Tevere e la costruzione dei muraglioni di contenimento degli argini del fiume. Dall’atto della sua fondazione e fino alla costruzione degli argini alla fine dell’Ottocento, la storia di Roma è indissolubilmente legata alle piene del Tevere:gli straripamenti del fiume erano vissuti come punizione degli dei per gli eccessi immorali e anticivici commessi dai Romani.
Il Tevere colpiva Roma e i suoi territori a cadenze periodiche, ma contemporaneamente ricompensava e risarciva elargendo acqua, risorse idriche e vita. Per tutto il Quattrocento e il Cinquecento gli episodi di straripamenti non sembrano diminuire. Tra la metà del Seicento e la fine del Settecento le autorità camerali preposte alla salvaguardia del fiume continueranno a spendere inutilmente sforzi e fatiche sul problema delle inondazioni e molti progressi tecnici verranno compiuti per ottenere miglioramenti nella navigazione, nell’eliminazione degli ostacoli naturali nonché nella conservazione e riparazione dell’alveo e delle ripe.
Dalla fine dell’Ottocento il rischio di inondazione divenne basso grazie ai muraglioni che proteggono la città su entrambi i lati del Tevere. La decisione di erigerli venne presa dopo l’ultima seria esondazione del 1870 e la loro messa in opera cominciò nel 1876 su progetto voluto da Giuseppe Garibaldi e redatto dall’Ing. Raffaele Canevari. La costruzione dei muraglioni per il risanamento della capitale fu, dal giovane Regno d’Italia, considerata impresa di prestigio nazionale. Le difficoltà erano enormi ma gli ingegneri piemontesi ci riuscirono e la malaria cessò di essere a Roma malattia endemica. Varie case antiche costruite sulle rive del fiume dovettero essere demolite; il giardino della Villa Farnesina venne decurtato di circa due terzi. I lavori, terminati nel 1926, segnarono il volto della città conferendole una allure europea e portarono inoltre alla luce i resti di una magnifica residenza di età augustea, la cosiddetta Villa romana della Farnesina, i cui affreschi, stucchi e mosaici pavimentali sono oggi riproposti nelle dimensioni e sequenze originarie presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo.
Già nell’Ottocento, all’inizio dei lavori, Salvador Bermúdez de Castro Duca di Ripalda residente nella villa, vedendosi decurtare una larga superficie di giardino ne fu ardente oppositore, ma invano. Il Duca, però, con grande lungimiranza riuscì a fare sostituire i battipali per la realizzazione delle fondazioni con cassoni ad aria compressa onde evitare che le forti vibrazioni potessero danneggiare i preziosi affreschi della villa. Con l’arginatura del Tevere Villa Farnesina, mutilata della sua spaziosa cornice verde, perse l’orizzonte naturale e si trovò addosso, ad appena una dozzina di metri di distanza, il terrapieno del nuovo Lungotevere con il contromuro interno alto parecchi metri. Sia per la natura alluvionale del terreno di fondazione sia per la realizzazione degli argini del fiume (e per il conseguente innalzamento della falda freatica), l’edificio continua tuttora a subire, nelle sue varie parti, progressive micro-deformazioni a seguito delle quali, inevitabilmente, si producono microfessurazioni sia sui dipinti che nelle murature. Video esplicativi, didascalie attente e di facile comprensione accompagnano il visitatore tra le sale di un palazzo che fu un mondo di idee e di bellezza e che l’Accademia dei Lincei cerca e con successo di preservare per Roma e per il mondo intero. Una mostra di nicchia certamente ma di grande respiro e che offre al visitatore l’occasione irripetibile di elevare lo sguardo ai capolavori di Raffaello e dei grandi che in tutte le epoche intervennero tra le mura di Villa Farnesina.Le fotografie per altro esposte del Conte Giuseppe Primoli della Roma ottocentesca forniscono nell’insieme una mostra all’interno di una mostra che varrebbero forse un’esposizione a parte.