Dalla sala al palcoscenico: il linguaggio gestuale della danza classica di Maria Virginia Marchesano (Kinetès Edizioni)

Dalla nostra rubrica La danza e le sue parole, ideata da Maria Venuso e curata da Maria Virginia Marchesano, nasce Dalla sala al palcoscenico: il linguaggio gestuale della danza classica, edito da Kinetès Edizioni (Benevento 2022), diretta da Rossella Del Prete. Il volume apre la nuova collana “Pagine di Danza per la Scuola” diretta da Elena Randi (Comitato scientifico: Roberta Albano, Silvia Carandini, Eugenia Casini Ropa, Doug Fullington, Madison Sowell, Elena Randi, Maria Venuso).
Il desiderio di utilizzare i canali digitali nasce per farsi largo tra tutto quel magma che si offre agli occhi del giovane lettore appassionato di danza, con l’intento di tracciare una piccola ‒ ma ambiziosa ‒ strada verso la conoscenza di un’arte che in troppi praticano, in pochi conoscono e quasi nessuno comprende davvero.
Ma quanto peso si dà alle parole della danza? Quella lingua francese che per troppo tempo ha nascosto ai più le origini italiane è divenuta presto un lessico d’élite; ma la terminologia canonizzata non è solo l’identificazione di un passo o di una posa, di cui si determinano struttura e qualità. Le parole della danza sono anche quelle che emergono dalla incorporazione dei significanti che si leggono e si pronunciano, generando di volta in volta un significato nuovo, mobile, effimero e duraturo insieme.
Maria Virginia Marchesano, in questo snello volumetto dedicato alla sbarra,* che sviluppa la nostra rubrica e la sostanzia di bellissime illustrazioni realizzate da Rosa Catalano, si prefigura di grande utilità per lo studente e il neofita (ma anche per il professionista e il docente), immerge il lettore in una vera e propria ‘danza delle parole’, in un processo che va dal significante tecnico al significato portato in scena e ritrasmesso al pubblico, attraverso il corpo del danzatore. I prestiti dalla linguistica, che l’Autrice utilizza per trasferire concetti tecnici e artistici ai lettori, sono funzionali ed efficaci per la comprensione e chiariscono l’oggetto di studio, che non è mai limitato alla sola tecnica ma esplora quel passaggio vago e indescrivibile del ‘miracolo’ che si compie sulla scena, dove niente mai si ripete, ma ciascun passo o movimento si veste sempre di nuovo, irripetibile come lo è ognuno di noi.
L’attenzione a passare dallo studio alla scena si profila particolarmente felice, poiché permette ai giovanissimi di comprendere quello a cui potrà portare un sacrificio così duro (soprattutto nei primi anni di studio), a cosa sarà utile il dover ripetere fino all’esasperazione movimenti e formule.
Ogni pubblicazione dedicata a quest’arte è una finestra su un mondo che la nostra società e la nostra politica conosce ancora troppo poco e che, proprio per questo, non sa valorizzare. O non sa farlo ancora. Essere ottimisti, si sa, è sempre opportuno.  [*Il secondo volume dedicato al centro è in corso di preparazione e a breve partirà la nuova edizione della nostra rubrica online]