Bologna, Auditorium Manzoni: “Mirandolina”

Bologna, Auditorium Manzoni, Stagione Lirica 2023, Anteprima Stagione Opera 2023
“MIRANDOLINA”
Opera comica in tre atti da La locandiera di Carlo Goldoni.
Libretto e Musica di Bohuslav Martinů
Mirandolina OLGA DYADIV
Fabrizio LEONARDO CORTELLAZZI
Cavaliere di Ripafratta OMAR MONTANARI
Marchese di Forlimpopoli SIMONE ALBERGHINI
Ortensia GIULIA DELLA PERUTA
Dejanira ALOISA AISEMBERG
Il conte d’Albafiorita ANDREA SCHIFAUDO
Servitore del cavaliere HARUO KAWAKAMI
Attori Alessandro Pasini, Filippo Gonnella
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttrice Oksana Lyniv
Mise en espace Gianmaria Aliverta
Esecuzione in forma semiscenica
Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna
Bologna, 15 gennaio 2023
La stagione felsinea comincia con un sostanzioso antipasto: l’anteprima è un’opera integrale, e non un atto soltanto, e per di più in forma semiscenica, e non di concerto. La formula semiscenica è per sua natura sollevatrice di scetticismi perché, come sentenzia Fedele d’Amico in proposito dei due finali del Macbeth, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. E comporta gravi difficoltà tecniche: la principale è che i cantanti non possono vedere la direttrice alle loro spalle. Certo la mise en espace di Gianmaria Aliverta, come si suol dire, funziona: i rapporti fra i personaggi restano “in proporzione” nonostante il loro trasporto in una contemporaneità necessariamente meno galante del secolo galante.
Il che non è fuori luogo perché la musica di Martinů è quanto di più lontano dal luogo comune delle meringhe settecentesche. Vi risuona tutta l’inquietudine del violento secolo breve: nell’uccidere sul nascere ogni cenno melodico, nell’incessante martellare di figure ritmiche tipicamente slave, che frammentano il legato della lingua italiana in un mosaico di parolette impazzite. (Ma non per anitalianità del non italiano compositore: Martinů è autore, fra l’altro, del poema sinfonico ispirato alle storie della Vera Croce di Piero della Francesca, prova della sua fascinazione e sensibilità per il paese del ).E i personaggi goldonianamente umani tornano maschere perché i tempi e i tagli operistici lo pretendono, o forse marionette, automi novecenteschi, che si muovono scattosi in un mondo spigoloso fatto di cocci infranti: la scrittura orchestrale. Che rischia da un lato il carillon, e non deve essere, e dall’altro, per quanto ben oliato, il cingolato; per questo sarebbe preferibile una tavolozza di dinamiche più soffusa, più discreta, benché non delicata.
Il gesto di Oksana Lyniv, dalla nettezza lucida, brillante, è di indubbia efficacia. L’accorgimento di snellire il carico del suono ne sottolineerebbe il nitore, vi sarebbe più respiro. Con i tagli operati sull’originale di Goldoni da Antonio Aniante (pseudonimo di Antonio Rapisarda, intimo del compositore e di lui più pratico della nostra lingua) il ruolo del Cavaliere di Ripafratta acquisisce un primo piano che con la disinvoltura scenica e la scioltezza di dizione di Omar Montanari diventa protagonismo. Accanto a lui il sobrio, misuratissimo Simone Alberghini, un Marchese di Forlimpopoli nient’affatto macchietta. Talvolta un poco sfocato nel timbro il Conte di Albafiorita, Andrea Schifaudo, e invece più luminoso il Fabrizio di Leonardo Cortellazzi, capace di restare in tempo in questa selva ritmica anche mentre massaggia violentemente i malcapitati ospiti della locanda con Spa. La guerra di Olga Dyadiv con la parte di Mirandolina non è un attacco sferrato dalla prima alla seconda, ma piuttosto un assedio organizzato dalla seconda ai danni della prima.Che timorosa di non perdere un attacco non può lasciar spumeggiare la sua protagonista come necessiterebbe, al di là di una vistosa scivolata d’intonazione.
Nessuna scivolata invece per il resto del cast, sempre corretto. Un’opera non di frequente ascolto in questa anteprima di stagione, con il diminutivo che si addice soltanto al titolo.