Opera in un Prologo, quattro atti e dieci quadri su libretto del compositore dalla commedia omonima di Carlo Gozzi. Prima rappresentazione: Chicago, 30 dicembre 1921.
La nascita dell’Amore delle tre melarance è legata al nome di un direttore d’orchestra italiano: quel Cleofonte Campanini, parmense, che accanto ad altri pochi illustri colleghi, quali Giuseppe Martucci e Franco Faccio, fu uno dei pionieri della rinascita sinfonica in Italia negli ultimi anni del XIX° secolo è dei primi del XX°. Nel gennaio 1919 Campanini, allora direttore all’Opera di Chicago, commissionò al ventottenne Prokof’ev, che già da due anni si trovava negli Stati Uniti, un’opera nuova per quel teatro. L’interesse e il fascino destati dalla figura del giovane pianista, la cui tecnica poderosa e scatenata e le cui composizioni dalle sonorità aspre ed aggressive venivano definite come espressioni dello spirito russo “barbarico e primitivo” da una società industriale che di simile interpretazioni si compiaceva, avevano finito per conquistare anche Campanini. ne egli avrebbe potuto prendere un’iniziativa più felice, anche se, purtroppo, non poter assistere al suo coronamento, giàcche morì poco dopo, in quell’anno stesso. Stimolato dall’impegno assunto con Campanini, Prokof’ev s’immerse con passione al lavoro di composizione, e in capo all’anno del 1919 L’amore delle tre melarance era pronta.
“La commedia di Gozzi – scrisse il compositore nella sua autobiografia- mi conquistò per la sua mescolanza di racconto, di commedia e di satira, e soprattutto per il suo piglio teatrale. Concepita ancora nel periodo in cui mi trovavo in Russia, Lamore delle tre melarance risponde all’orientamento delle mie nuove ricerche in campo teatrale, contro il naturalismo e la routine dei grandi epigoni del teatro prima della rivoluzione “. Dunque anche L’amore delle tre melarance nacque come reazione al teatro naturalista, affiancandosi, in qualche modo ai movimenti di avanguardia di quell’epoca, che nutrivano analoga avversione; e non stupisce che il teatro fantastico di Gozzi potesse alimentare, quant’altro mai le ispirazioni della “Nuova Arte”. Proprio in Russia, sulla scia dell’opera di Prokof’ev avrà un grande successo, nel 1922, “La principessa Turandot” del compositore Evgenij Vachtangov.
Nell’ opera di Prokof’ev, tuttavia non vi è assolutamente nulla di intellettualistico, nulla di programmatico o di polemico a tutti i costi. La irrealtà dei personaggi e le inverosimiglianza degli avvenimenti non si risolvono in un gioco astratto, al contrario si compongono con naturalezza in una parodia delle convenzioni teatrali che valorizzano ironicamente. A ciò contribuisce sicuramente la consumata maestria della scrittura orchestrale di Prokof’ev, capace di una penetrazione umoristica quale forse non è nessun altro compositore di quegli anni, ricca di gesti e di atteggiamenti artistici esteriormente provocanti e spregiudicati. La morte di Campanini ritardò l’andata line scena dell‘Amore delle tre melarance, che venne rappresentata l’opera di Chicago due anni più tardi, il 30 dicembre 1921.