“La Traviata” chiude la stagione lirica del Teatro Comunale di Sassari

Sassari,Teatro Comunale, stagione Lirica 2022
LA TRAVIATA”
Melodramma in tre atti, su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas figlio.
Musica Giuseppe Verdi
Violetta Valery CLAUDIA PAVONE
Flora Bervoix FEDERICA GIANSANTI
Annina LAURA DELOGU
Alfredo Germont MARIO ROJAS
Giorgio Germont MARCO CARIA
Gastone BRUNO LAZZARETTI
Barone Douphol ALBERTO PETRICCA
Marchese D’Obigny FRANCESCO SOLINAS
Dottor Grenvil FRANCESCO MUSINU
Giuseppe PAOLO MASALA
Domestico di Flora MARCO SOLINAS
Commissario ANTONELLO LAMBRONI
Orchestra  e Coro dell’Ente Concerti Marialisa de Carolis
Direttore Stefano Ranzani
Maestro del coro Antonio Costa
Regia Paolo Vettori
Scene Nicola Benois
Costumi Filippo Guggia
Coreografie Andrea Carlotta Pelaia
Luci Tony Grandi
Allestimento scenografico delle Scenografie Sormani Cardaropoli, Pavia
Sassari, 2 dicembre 2022
In una lettera interessante del suo epistolario, un maturo Giuseppe Verdi non manca di dirigere i suoi strali contro la Scala e il basso livello della sua programmazione, rilevando come il principale teatro milanese fosse ridotto a inaugurare la stagione lirica con “un’opera di ben trent’anni fa”. Che poi l’opera colpevolmente replicata fosse sua è un dettaglio che sottolinea l’onestà intellettuale del compositore, la vitalità produttiva di un’epoca irripetibile e la fame di novità di un pubblico appassionato e competente. Che direbbe ora il Nostro nello scoprire che centocinquanta anni dopo quella lettera la sua Traviata è ancora l’opera lirica più eseguita al mondo? La trovata metateatrale del regista Paolo Vettori potrebbe prendere vita da tale paradosso, così come nel preludio del suo allestimento la prendono le statue di una mostra delle cere costruita sui quadri dell’opera: un mondo morto museale si rianima magicamente ogni sera, dopo l’uscita dei visitatori, per la forza di una musica e di un dramma eterni. L’idea è poetica, ha il pregio di riciclare le storiche scene di Nicola Benois, coi bei costumi d’epoca di Filippo Guggia e illuminate da Tony Grandi, per fossilizzare l’immaginario ai tempi della prima esecuzione e soddisfare il pubblico più tradizionalista, ma prendendone un po’ le distanze. Funziona? All’inizio si, poi nel procedere dell’opera si tende a dimenticarla e appaiono didascalici gli interventi come il cartellone dell’esposizione fisso in proscenio o il proiettore a vista nella scena finale, con un epilogo poco convincente nel riapparire dei visitatori moderni sulla morte di Violetta. Per il resto si tratta di una regia pulita ed elegante, più attenta alle geometrie in palcoscenico che alle grandi passioni, che evita giustamente eccessi di stampo verista ma talvolta, nelle distanze e nelle calcolate compostezze, fa trasparire una certa freddezza.
Vero punto di forza della produzione, ultimo titolo della stagione lirica 2022 organizzata dall’Ente de Carolis, è stata la direzione di Stefano Ranzani: raramente abbiamo sentito così ben incatenati buca e palcoscenico ma con una continuità espressiva depurata da qualunque rigidità. Oltre la qualità del legato e delle dinamiche nei cantabili, sarebbe bastato sentire la varietà negli accompagnamenti e le sfumature espressive dei ribattuti per apprezzare la cura nella concertazione; stacchi sicuri e idee chiare hanno quindi ben guidato la buona prova dell’orchestra e del coro, preparato da Antonio Costa, apparso preciso, equilibrato e ben amalgamato in tutti i suoi interventi.  Il palcoscenico ha collaborato al buon livello esecutivo, ma con alcune differenze. È stata ottima la prestazione di Claudia Pavone nel ruolo del titolo che, giova ricordarlo, ha nella fusione di tre registri stilistici ed espressivi la difficoltà di una parte che, anche nella scrittura, risente della via di mezzo del suo autore tra le convenzioni del bel canto e la nuova urgenza espressiva, meno irrigidita da pezzi chiusi e forme prestabilite. La Pavone è stata particolarmente a proprio agio nei primi due atti, più consoni al proprio registro lirico, ma pure il finale, sbiancato e quasi vitreo, con un Addio del passato ripulito da effetti speciali e restituito all’espressione di una giovane donna morente, è stato emozionante e ricco di sfumature come nel resto dell’esecuzione. Sfumature che invece sono mancate all’Alfredo di Mario Rojas, un po’ troppo monocorde nell’emissione e rigido nell’espressione per convincere in una parte che può anche avere un interprete acerbo, ma dev’essere allora una forza della natura per giustificare la logica del dramma. Rojas ha bella voce chiara e fresca, però non è una forza della natura e canta tutto in maniera uniforme; non ha evidentemente molta dinamica e certi acuti sono faticosi, comunque potrebbe sicuramente amministrare meglio i suoi mezzi se riuscisse a variare accenti e fraseggio che, ora come ora, sono davvero troppo monotoni pure per un personaggio bidimensionale come Alfredo. Notevole è stata invece la prestazione del sassarese Marco Caria, nella parte di Germont padre, per espressione, bellezza vocale e varietà d’accenti: eccellente nel duetto con Violetta, sbarca bene le insidiose anadiplosi in Di Provenza il mare, il suol e risulta solo un po’ troppo distaccato nel duetto con Alfredo. Il registro medio-acuto, brunito e sonoro, è la sua arma migliore; si avverte qualche disuguaglianza di emissione ma è sicuramente interessante, e con margini di miglioramento, sia il cantante che l’interprete. Realizza bene il personaggio di Flora Federica Giansanti, spigliata sulla scena e ben centrata vocalmente, e una nota di merito va riservata alla delicata Annina di Laura Delogu. È simpatica ma fuori tempo massimo la presenza di Bruno Lazzaretti e va rilevato il buon livello degli interpreti di contorno: Alberto Petricca, Francesco Solinas, Francesco Musinu, Paolo Masala, Marco Solinas e Antonello Lambroni, hanno dato prova di professionalità e sicurezza nei loro interventi. Tanto pubblico, soddisfatto e più realista del Re Peppino e delle sue lettere: ma forse siamo anche noi tutti diventati nel frattempo statue di cera…