Gioacchino Rossini (1792 – 1868): “The String Sonatas” (1804)

Sonata No.1 in G; Sonata No.2 in A; Sonata No.3 in C; Duet for Cello and Contrabass in D; Sonata No.4 in B flat; Sonata No.5 in E flat; Sonata No.6 in D. Francesco Manara (violino). Daniele Pascoletti (violino). Massimo Polidori (violoncello). Francesco Siragusa (contrabbasso). Registrazione: 19-20 febbraio 2019 Bartok Studio, Bernareggio (MB), Italia. T. Time: 58′ 54″ (CD 1), 56′ 34″ (CD 2). 2 CD Brilliant Classics 95092
Precoci lampi del genio rossiniano, le Sonate a 4, che sin dal 1825, quando furono pubblicate da Giovanni Ricordi per quartetto d’archi tradizionale con la sostituzione del violoncello e del contrabbasso con la viola e il violoncello, oggi sono conosciute perlopiù in trascrizione per orchestra d’archi, anche se sono molte comunque le incisioni, dove sono eseguite nell’organico originale che all’epoca fu dettato dalle circostanze nelle quali vennero alla luce.
Queste sonate vennero composte, infatti, nel 1804 da Rossini su invito del giovane Agostino Triossi, contrabbassista autodidatta, nella cui tenuta familiare presso Ravenna, chiamata il Conventello, il dodicenne compositore fu ospite per le vacanze estive. Il giovane Triossi aveva chiesto a Rossini di scrivere delle composizioni per lui e per i cugini Luigi e Giovanni Morini, che suonavano rispettivamente il violino e il violoncello.Nacquero così le Sonate a 4, pagine di piacevolissimo ascolto nelle quali si rivela già la vena melodica del giovane compositore. Al periodo della splendida maturità artistica risale, invece, il  Duetto per violoncello e contrabbasso, che, composto nel 1824, quando già il Pesarese aveva dato vita alla maggior parte della sua straordinaria produzione operistica, costituisce l’altro brano da camera di Rossini in programma nel presente doppio album pubblicato dalla Brilliant Classics.
Questi lavori sono molto ben eseguiti da Francesco Manara (violino), Daniele Pascoletti (violino), Massimo Polidori (violoncello) e Francesco Siragusa (contrabbasso). I quattro artisti, ben affiatati tra loro, danno l’impressione di essere quasi un unico strumento e soprattutto scelgono, senza cedere alla tentazione di far sfoggio di facili e anche inutili virtuosismi, tempi particolarmente adeguati a rendere quella cantabilità che costituisce la caratteristica precipua di queste pagine rossiniane. Le melodie
emergono, infatti, sempre molto bene sia nei passi solistici che nei dialoghi fra gli strumenti. Un unico appunto a questo prodotto, nel complesso di buona qualità, va fatto al Booklet, francamente poco approfondito e un po’ generico.