Bergamo, Donizetti Opera 2022
“L’AIO NELL’IMBARAZZO”
Melodramma gioco in due atti su libretto di Jacopo Ferretti
Musica di Gaetano Donizetti
Il marchese Giulio Antiquati ALESSANDRO CORBELLI
Gregorio Cordebuono ALEX ESPOSITO
Il marchese Enrico FRANCESCO LUCII
Madama Gilda Tallemanni MARILENA RUTA
Il marchese Pippetto LORENZO MARTELLI
Leonarda CATERINA DALLAERE
Simone LORENZO LIBERALI
Bernardino VITTORIO GIUSEPPE DEGIACOMI
Orchestra e coro Donizetti Opera
Direttore Vincenzo Milletarì
Maestro del coro Claudio Fenoglio
Regia Francesco Micheli
Scene Mauro Tinti
Costumi Giada Massi
Luci Peter van Paert
Video Studio Temp
Animazioni Emanuele Kabu
Bergamo, 2 dicembre 2022
Il Donizetti Opera affida un titolo agli allievi della Bottega Donizetti, l’istituzione formativa facente capo alla Fondazione e affidata alla supervisione artistica di Alex Esposito. Il titolo scelto per l’occasione è “L’aio nell’imbarazzo” presentato secondo l’edizione critica della prima versione del 1824. Questo comporta non poche varianti rispetto a quanto abituati ad ascoltare andando normalmente in scena una versione ibrida tra l’originale romano e il rifacimento napoletano del 1827 (andato in scena con il titolo di “Don Gregorio”). Rispetto alla versione più nota manca – è vero – la divertente scena di Pippetto alle prese con casi e generi della grammatica latina – ma acquisisce maggior peso la figura del marchese Giulio di cui è maggiormente evidenziato il patetismo di fondo che lo sottrae al cliché della macchietta del vecchio brontolone. Meno approfonditi – anche se comunque non privi di personalità – sono invece i giovani innamorati anche perché molte scene risultano qui più concise ed essenziali rispetto al rifacimento napoletano (la scena tra Gilda e Don Gregorio dura circa un terzo rispetto alla versione successiva riscritta con nuovo testo forse di Tottola).
La messa in scena è il frutto di una lunga attività di formazione che si nota nella riuscita complessiva e nella maturità anche espressiva dei giovani artisti posti sotto l’ala di due chiocce d’eccezione.
Lo spettacolo di Francesco Micheli con scene di Mauro Tinti e costumi di Giada Masi rappresenta uno degli elementi pregnanti capace di influenzare non poco anche il taglio interpretativo dei singoli interpreti. Partendo dal tema dell’isolamento che Giulio impone ai figli Micheli ambienta la vicenda in un prossimo dominato dai social e dalla comunicazione digitale. Politico distrutto dopo l’abbandono da parte della moglie Giulio rinasce dopo l’incontro con Gregorio guru dell’elettronica e della comunicazione, deus ex machina dei social network futuri che ne diventa il consulente e il direttore della sua scuola politica cui è affidata anche l’educazione dei figli. Gregorio costruisce intorno ai rampolli un mondo completamente virtuale finché l’arrivo della vita vera rappresentato da Gilda non solo mette in discussione tutta la costruzione ma fa ritrovare al cinico maestro la sua sopita umanità.
Il taglio rischiava di diventare fin troppo ideologico e il breve spettacolo pre-opera esterno al teatro e i filmati che accompagno la Sinfonia lasciavano adito a più di un dubbio. Per fortuna con l’inizio dello spettacolo questo carico iniziale viene a stemperarsi e si fanno strada una freschezza e una vivacità scenica decisamente apprezzabili. La scena – con un piano praticabile e ampi schermi su cui vengono proiettati disegni più o meno simbolici o brevi iscrizioni – così come i costumi presentano colori puri e squillanti (ciascun personaggio e definito da uno specifico colore) con un’estetica che pur futuribile richiama molto la pop art o certe tendenze psichedeliche anni Settanta con qualche spruzzata da cartone animato. Ci si diverte e quando necessario ci si commuove e in questo lo spettacolo funziona a prescindere da tutte le speculazioni iniziali.
Il marchese Giulio Antiquati è Alessandro Corbelli che torna nel ruolo già affrontato nella storica edizione torinese del 1984. Annunciato indisposto Corbelli ha comunque affrontato la parte facendola brillare della propria infinità classe. La voce ha perso un po’ di smalto e la salute non perfetta lo ha spinto a maggior prudenza ma la tecnica – semplicemente perfetta – e una presenza vocale ancora solidissima gli concedono di affrontare la parte con grande sicurezza mentre l’esperienza lo porta a usare a scopo espressivo anche le piccole lacune che a tratti si riscontrano. Corbelli è soprattutto un artista. Tratteggia – grazie a un senso unico del fraseggio – un personaggio ricco e sfumato, capace di far emergere le profonde ferite che lo hanno portato all’atteggiamento reclusorio nei confronti dei figli. La possibilità di lavorare al suo fianco è stata sicuramente preziosa occasione per i giovani della bottega.
L’altro elemento di forza del cast è l’idolo locale Alex Esposito nei panni di Gregorio Cordebuono. Vocalmente in gran spolvero, sicurissimo su tutta la gamma e in possesso di una cavata ampia e ricca di armonici. Strepitoso è poi apparso sul piano interpretativo, perfettamente capace di cogliere tutta l’evoluzione che lo spettacolo prevede per il personaggio – da manager cinico e distaccato a uomo capace di provare autentiche emozioni – e al contempo sfoggia un talento comico irresistibile sia nell’accento che nella recitazione.
Tra i giovani molto positiva la prova di Marilena Ruta come Gilda. Voce leggera ma non priva di corpo, notevole facilità di canto e buona sicurezza nei passaggi di coloratura culminante in un rondò decisamente ben eseguito. La Ruta mostra già notevole temperamento e buona qualità interpretative unite a una buona presenza scenica adatte al battagliero personaggio.
Francesco Lucii (Enrico) canta con gusto ed eleganza mostrando un materiale vocale interessante con un settore medio-grave di bella consistenza anche se forse richiede ancora di maturare maggiormente sul versante espressivo. Caterina Dallaere è una Leonarda gustosa e divertente molto centrata nel contesto dello spettacolo che ne fa un’arrivista interessata solo a scalzare Gregorio dalla sua posizione anche se vocalmente è apparsa un po’ flebile. Lorenzo Martelli è un Pippetto spigliato e simpatico di buona presenza vocale e dalla ben centrata linea di canto. Perfettamente funzionali all’insieme Lorenzo Liberali (Simone) e Vittorio Giuseppe Degiacomi (Bernardino).
Vincenzo Millettarì dirige con brillante slancio l’Orchestra Donizetti Opera. La sua è una visione molto nitida e pulita della partitura resa con gusto quasi classico nel rigore delle linee, nella chiarezza della tavolozza orchestrale e nel gioco chiaroscurale del fraseggio. La tenuta del rapporto tra orchestra e palcoscenico è oggetto di particolare attenzione così come la cura nell’accompagnamento dei cantanti. Pubblico divertito e festante alla fine della rappresentazione.