Bergamo, Donizetti Opera 2022: “Chiara e Serafina ossia il pirata”

Bergamo, Donizetti Opera 2022
“CHIARA E SERAFINA ossia IL PIRATA”
Melodramma semiserio in due atti su libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Don Meschino PIETRO SPAGNOLI
Don Alvaro/ Don Fernando MATÍAS MONCADA
Serafina NICOLE WACKER
Chiara ALEKSANDRINA MIHAYLOVA
Don Ramiro HYUN-SEO DAVIDE PARK
Picaro SUNG-HWAN DAMIEN PARK
Lisetta VALENTINA PLUZHNIKOVA
Agnese MARA GAUDENZI
Spalatro ANDREA TANZILLO
Gennaro GIUSEPPE DE LUCA
Orchestra Gli Originali
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala

Direttore Sesto Quatrini
Maestro del coro Salvo Sgrò
Regia, scene e costumi Gianluca Falaschi
Luci Emanuele Agliati
Bergamo, Teatro Sociale, 04 dicembre 2022
Il debutto scaligero di Donizetti nel 1822 non era certo stato preceduto da una congiuntura favorevole. Il giovane compositore era stato costretto a una lunga attesa del libretto che Felice Romani doveva trarre da un vaudeville di grande successo come “La citerne” di de Pixérécourt. Libretto giunto nelle mani di Donizetti solo dodici giorni prima dell’andata in scena imponendo al musicista una composizione a ritmi rapidissimi e costringendo gli artisti a meno di una settimana di prove con l’opera ancora in composizione. Con circostanze del genere non stupisce lo scarso successo avuto dalla nuova opera rimasta in cartellone solo per otto recite e poi scomparsa fino ad ora dai palcoscenici teatrali.
Il Donizetti Opera nel suo progetto di riproposizione dell’intero catalogo donizettiano non poteva ignorare questo lavoro storicamente importante che grazie alla collaborazione dell’Accademia scaligera torna ora alla luce. Oggi “Chiara e Serafina” cosa ha da offrire oltre alla curiosità antiquaria? L’ascolto ci permette di capire le ragioni se le ragioni del fiasco andassero oltre ai problemi di esecuzione momentanea? Le risposte ci sono e dobbiamo ammettere che l’opera ha un grande e sostanzialmente insanabile problema. La musica di Donizetti non è certo personale, si nota una conoscenza di Rossini che sfocia spesso nell’imitazione e sono in qualche squarcio melodico compaiono i sentori dello stile futuro, ma non si può negare che questa musica manchi di freschezza. Le melodie sono efficacie, i ritmi trascinanti, non un capolavoro ma sicuramente un lavoro molto godibile.
Il vero problema è teatrale e deriva dal fallimentare libretto di Romani. Strutturalmente sbilanciato – il primo atto dura praticamente il doppio il secondo pur avendo molta meno azione scenica – manca di qualunque teatralità. I tanto temuti pirati che assillano i pensieri di tutti nel primo atto non fanno che bighellonare a vuoto e nel secondo dopo un rapido momento di gloria tornano a sparire con la stessa rapidità con cui sono comparsi. Solo Chiara, Don Meschino e in parte Picaro hanno tra i personaggi una pur stereotipata consistenza. Gli altri sono esangui figurine senza spessore e senza evoluzione, che compaiono e scompaiono e di cui a volte il librettista stesso sembra dimenticarsi – come Don Fernando che dove organizzato tutte le trame sparisce improvvisamente per non più ricomparire – in un susseguirsi di luoghi comuni e situazioni stereotipate capaci di affossare ogni ispirazione.
Gianluca Falaschi uno dei migliori costumisti italiani passato per l’occasione alla regia fa l’unica cosa possibile con un testo del genere evita di prenderlo sul serio e monta uno scanzonato e coloratissimo divertissement. L’immaginario visivo e quello del teatro leggero italiano tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta, quello della rivista e dell’avanspettacolo tra Petrolini e Antonello Falqui con una spruzzata di “Polvere di stelle”. La scena è uno sgangherato teatrino con i camerini in visti, gli elementi ambientali sono compensati dipinti alla buona con palme, architetture e onde marine. I costumi dei protagonisti sono coloratissimi e caricaturali, trucchi pesantissimi, stili sovrapposti da guardaroba d’emergenza che vanno dai pirati caraibici del Settecento allo Scettico blu di Petrolini (palesemente richiamato da Don Ramiro) a toni carnevaleschi per le signore. Unica eccezione la sobria povertà dei personaggi seri di Chiara e Don Alvaro mentre con il coro siamo in un perfetto ambiente da “Bulli e pupe” di provincia tra marinai in licenza, ballerine a tema marinaresco e finte hawaiane. La recitazione è ovviamente caricata e parodistica in linea con lo spettacolo.
La parte musicale è affidata all’Orchestra gli Originali guidata da Sesto Quatrini che dirige seguendo le più rigorose concezioni filologiche con suoni morbidi e un fraseggio orchestrale dinamico e brillante. La direzione non perde il giusto passo teatrale offrendo una lettura brillante e divertente capace di trasmettere bene il carattere della partitura.
Il cast composto è composto da giovani dell’Accademia scaligeri intorno all’esperienza di Pietro Spagnoli nei panni di Don Meschino. Vero dominatore della serata Spagnoli dispone di una bella voce di baritono ampia e sonora, sicura in tutta la gamma e sorretta da un fraseggio duttilissimo e piegata a una verve comica misurata ed efficacissima con cui tratteggia un personaggio non solo estremamente divertente ma anche non privo di un tratto di sincera umanità.
Molto buona la prova di Aleksandrina Mihaylova interessante voce di soprano lirico dal timbro luminoso e dal buon volume e dalla bella linea musicale che compensa qualche insicurezza sugli acuti. Come interprete mostra un buon temperamento e scenicamente appare convincente. La sorella Serafina è Nicole Wacker voce robusta e ben proiettata ma ancora da maturare soprattutto sul versante espressivo.
Avevamo già apprezzato il timbro fondo di Valentina Pluzhnikova in occasione della “Thais” scaligera dove interpretava Albine. Ritroviamo qui quelle qualità vocali ma in questo repertorio servirebbe un’emissione più morbida e controllata che ancora manca. Sul piano scenico risulta molto divertente nel carattere parodistico del personaggio. Mara Gaudenzi già apprezzata Cenerentola novarese è un’Agnese brillante e spigliata, molto divertente e cantata con gusto.
Matías Moncada mostra una interessante voce di basso nel doppio ruolo di Don Alvaro e Don Fernando. Sung-Hwan Damien Park disporrebbe di un discreto materiale ma purtroppo tende a forzare con un canto sempre impostato sul forte e povero di chiaroscuri. Hyun-Seo Davide Park (Don Ramiro) ha un timbro piacevole ma vocalmente mostra una tecnica non così rifinita con un controllo del fiato non ottimale che lo porta a forzare i suoni soprattutto in acuto.
Buone le parti di contorno affidate ad Andrea Tanzillo (Spalatro) e Giuseppe De Luca (Gennaro).
Nelle foto di Gianfranco Rota i ruoli di Chiara e Serafina sono interpretati – a differenza di quanto avvenuto nella serata oggetto di recensione – da Greta Doveri e Fan Zhou.