Trieste, Teatro G.Verdi, stagione lirica 2022/23
“OTELLO”
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Arrigo Boito, da Shakespeare.
Musica Giuseppe Verdi
Otello, moro, generale dell’armata veneta MIKHEIL SHESHABERIDZE Desdemona, sua moglie SALOME JICIA
Jago, alfiere ELIA FABBIAN
Emilia, sua moglie MARINA OGII
Cassio, capo di squadra MARIO BAHG
Lodovico, ambasciatore della Repubblica veneta GIOVANNI BATTISTA PARODI
Roderigo, gentiluomo venezano ENZO PERONI
Montano, predecessore di Otello al governo di Cipro FULVIO VALENTI
Un araldo DAMIANO LOCATELLI
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, con la partecipazione del Coro I Piccoli Cantori della città di Trieste diretti dal M° Cristina Semeraro
Direttore Daniel Oren
Maestro del Coro Paolo Longo
Regia Giulio Ciabatti
Costumi Margherita Platè
Luci Fiammetta Baldisseri
Allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, 5 novembre 2022
Otello, un’opera sulla quale si è scritto tanto, ma mai troppo. Ogni volta che si affronta questo capolavoro verdiano, sia come fruitore che come “addetto ai lavori”, è doveroso prepararsi e documentarsi con umiltà e rigore. Comunque sia, da quest’opera non si smette mai di imparare e, allo stesso tempo essa non smette mai di stupire. La portata dei temi è vastissima: storici, sociologici, relazionali, per non parlare della maestosità dal punto di vista musicale. È per questo che ogni volta che ci si avvicina ad essa si crea una tensione emotiva carica di aspettative e si scatena la curiosità su quali o quanti tra tutti questi elementi sia stato maggiormente evidenziato dalla messa in scena dell’opera. Otello è davvero un altro mondo e penso sia una delle opere più difficili da realizzare, ma dalla prima opera nel cartellone teatrale del Teatro Verdi di Trieste della stagione 2022/23 non si può certamente restare delusi. L’opera comincia con l’approdo di Otello a Cipro dopo un’attraversata in mare in tempesta, quasi a simboleggiare il ritorno al lavoro del compositore dopo più di un decennio di assenza. Sin dal primo accordo in do maggiore si percepisce un rinnovato approccio alla partitura e l’annuncio della disfatta dei Turchi da parte di Otello sembra proprio stigmatizzarlo.
Blu il colore dominante, una pedana rialzata all’interno di un chiostro delimitato da colonne color nero e alabastro: potrebbe sembrare una scenografia povera, ma non lo è. La vera grande architettura è infatti la trama di inganni sapientemente ordita da Iago che sposta la scena su un piano meramente privato. È forse il buio del retroscena ad inghiottire la storia, lasciando l’essenziale invisibile agli occhi: il giorno, la notte, il talamo nuziale, tutto viene assorbito dal clima tetro nel quale viene sacrificato il bene ed esaltato il male.Il pubblico vede dispiegarsi uno spettacolo che segue alla lettera il libretto e ne percepisce inconsciamente il preventivo approfondito lavoro di studio dei personaggi. Il melodramma è diretto da Daniel Oren, solida e apprezzata bacchetta verdiana (ma non solo), che con Trieste sembra avere un rapporto particolare: proprio qui, ventenne, tenne il suo primo concerto da direttore dopo la vittoria del premio Karajan. Un grande maestro, capace di trovare impasti timbrici sempre seducenti ed eccezionale nel far risaltare i momenti ad ispirazione wagneriana indiscutibilmente presenti nell’opera. Attentissimo anche alle voci, sempre pronto ad intervenire con tutta la sua fisicità a supporto dei cantanti. La rinomata fama del coro del teatro di Trieste, diretto da Paolo Longo, non si è smentita: per quanto non numericamente a regime, si è dimostrato abile, potente e sempre preciso, un bellissimo manto che scalda la scena, la esalta e la riempie sia dal punto di vista scenico che sonoro. Molto accurato il lavoro registico di Giulio Ciabatti, che sul palcoscenico triestino sembra sentirsi a casa, avendone firmato la regia di tantissimi titoli d’opera. Otello è affidato a Mikheil Sheshaberidze: giovane tenore dalla voce abbastanza potente che sembra affrontare l’impervia scrittura (è ben nota la difficoltà della parte) con disinvoltura, brillante negli acuti, ma con qualche oscillazione ritmica. Il soprano Salome Jicia (Desdemona) sfogglia un bellissimo timbro pieno e sicuro: fa uso del suo strumento in modo impeccabile trovando sempre il giusto equilibrio nei fraseggi più ricercati; molto convincente anche dal punto di vista recitativo. In perfetta simbiosi con Otello nel duetto d’amore, ma soprattutto commovente la sua Ave Maria, triste preghiera e presagio di morte. L’interprete si è meritata gli applausi a scena aperta e un’ovazione negli applausi finali. Iago è Elia Fabbian, baritono di talento, grande interprete del repertorio verdiano, è lui che domina la scena con la sua presenza quasi costante sul palco e con la sua fiera perfidia riesce a mantenere sempre viva e accesa la tensione emotiva presente nel dramma. Mario Bahg (Cassio) al suo debutto in Italia, ha mostrato una bellissima voce e buone capacità attoriali. Ottima Marina Ogii (Emilia) anche lei riesce a tenere testa con vigore alle voci maschili dell’opera sia con il fraseggio sia con la sua bella voce scura. Bellissimo e pulitissimo il timbro vocale Enzo Peroni (Roderigo), di ottimo livello risultano Giovanni Battista Parodi (Lodovico), Fulvio Valenti (Montano) e Damiano Locatelli (Un araldo). Un plauso anche al coro de I Piccoli Cantori della città di Trieste. Al termine della rappresentazione il gremito teatro ha dimostrato un caldo apprezzamento e un ampio e meritato consenso. Repliche fino al 15 novembre