Staatsoper Stuttgart:”L’elisir d’amore”

Staatsoper Stuttgart, Stagione 2022/23
L’ELISIR D’AMORE
Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani, da “Le philtre” di Eugène Scribe.
Musica di Gaetano Donizetti
Adina CLAUDIA MUSCHIO
Nemorino KAI KLUGE
Il dottor Dulcamara GIULIO MASTROTOTARO
Belcore BJÖRN BÜRGER
Giannetta LAIA VALLÉS
Staatsorchester Stuttgart, Coro della Staatsoper Stuttgart
Direttore Michele Spotti
Maestro del Coro Manuel Pujol
Regia Anika Rutkofsky
Scene Uta Gruber-Ballehr
Costumi Adrian Stapf
Luci Bernd Purkrabek
Video Philipp Contag-Lada
Drammaturgia Miron Hakenbeck
Nuovo allestimento della Staatsoper Stuttgart
Stuttgart, 30 ottobre 2022
In una Staatsoper completamente esaurita è andata in scena la nuova produzione dell’ Elisir d’ amore, il capolavoro di Donizetti, che ha riscosso un vero e proprio trionfo di pubblico. Merito di un cast giovane e motivato, di una messinscena tutto sommato gradevole e di un direttore anche lui giovane, ma sicuro e musicalmente molto ben preparato. Michele Spotti, ventinovenne musicista milanese che in Italia ha già diretto in teatri importanti ed è considerato come una delle giovani bacchette più promettenti del momento, ci ha fatto ascoltare un’ interpretazione briosa, frizzante, perfettamente equilibrata fra il comico e il patetico oltre che ricca di teatralità, con sonorità orchestrali sempre gradevoli, perfette come precisione e che non sovrastavano mai il palcoscenico. Quella che abbiamo ascoltato era sicuramente un’ ottima prova da parte di un artista che si è dimostrato già maturo e in possesso di una personalità esecutiva ben definita, oltre che di un notevole senso del teatro. La Staatsorchester Stuttgart ha realizzato con impeccabile puntualità tutte le indicazioni provenienti dal podio e ha fornito una prestazione encomiabile per bellezza di suono e precisione esecutiva. Assolutamente impeccabile è stata anche la prova del coro preparato da Manuel Pujol, che ha realizzato con grande efficacia le atmosfere da idillio campestre che sono una tra le caratteristiche principali della partitura di Donizetti.
Ma una buona esecuzione di un’ opera del repertorio belcantista si basa principalmente sui valori vocali e sotto questo aspetto la prestazione dei quattro giovani interpreti dei ruoli principali ha messo in evidenza splendidamente tutte le caratteristiche dei personaggi. Claudia Muschio, ventisettenne cantante bresciana che dopo un anno trascorso all’ Opernstudio, in cui era stata la prima italiana ad essere ammessa, è entrata a far parte nel 2020 dell’ ensemble della Staatsoper Stuttgart, ha interpretato un’ Adina davvero incantevole per la bellezza della voce e la sicurezza di una preparazione tecnica che le permette di mettere in mostra raffinatezze dinamiche squisite come la doppia “messa di voce” sulle note acute della sua aria. Il giovane soprano ha confermato in questa sua esibizione tutte le sue qualità di artista emergente, nella tradizione della grande scuola vocale italiana, che avevamo avuto il piacere di ascoltare nelle sue precedenti esibizioni a Stuttgart. Notevolissimo, una vera sorpresa, è stato il Nemorino di Kai Kluge, tenore tedesco che ha messo in mostra una voce assai ben timbrata, dal colore attraente, e omogenea in tutta l’ estensione vocale. Forse il carattere estatico e sognante che il personaggio mostra in molte scene avrebbe richiesto una maggiore cura nelle sfumature, ma tenendo conto che si trattava del debutto nel ruolo la prova del giovane cantante può senz’ altro essere definita onorevole. Eccellenti sono state anche le prestazioni delle due voci gravi: Björn Bürger, il trentasettenne baritono nativo di Darmstadt che in questi ultimi anni si è messo in evidenza come uno degli artisti più completi dell’ ensemble di Stuttgart, ha delineato alla perfezione il carattere pomposo di Belcore, con un fraseggio sapido e una pronuncia italiana molto rifinita. Giulio Mastrototaro, quarantaduenne basso-baritono originario di Riva del Garda, ha reso il ruolo di Dulcamara con stile, giusta comicità e un gusto sorvegliato, assolutamente privo di esagerazioni plateali.
Molto ben riuscita è appasa anche la parte visiva dell evento, affidata alla trentacinquenne regista Anita Ruftkovsky, nata in Kazakistan e cresciuta nel Baden-Württemberg, che con questa messinscena esordiva nell’ opera lirica. La scenografia ideata da Uta Gruber-Ballehr, che operava una trasposizione ambientale della commedia agreste in un capannone industriale, era sicuramente gradevole alla vista.
La recitazione di tutti i cantanti era molto ben calibrata e l’ atmosfera scenica si lasciava apprezzare per il tono generale di grande essenzialitá ed efficacia nelle scene di massa. Nell’ insieme si trattava di uno spettacolo pulito, con una sua logica e un suo stile e mai prevaricante la parte musicale. nelle scene di massa. Il pubblico si è assai divertito durante questa recita vivace e spiritosa, e alla conclusione ha applaudito a lungo e calorosamente tutti i protagonisti dello spettacolo. Foto Martin Sigmund