Roma, Palazzo Bonaparte: Van Gogh: capolavori del Kröller-Müller Museum

Dall’8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023
Palazzo Bonaparte,
Spazio Generali Valore Cultura
Roma – Piazza Venezia 5
Orari apertura (dal 4 novembre 2022)
dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.00venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti: Intero 18 € / Ridotto 16€
Informazioni e prenotazioni
T.
 + 39 06 87 15 111
Social e Hashtag ufficiale
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  “Ora tu parli del vuoto che talvolta senti,è la stessa cosa che sento io” (a Theo,Arles,29 Luglio 1888)
Il Kröller-Müller Museum è stato per Helene Kröller-Müller l’opera di tutta una vita.Tra il 1907 ed il 1939 acquistò insieme al marito Anton Krollerquasi 11.500 opere d’arte, creando così una delle più grandi collezioni private del Novecento.Sul consiglio della figlia, Helene comincia a prendere lezioni d’arte dall’influente pedagogo e critico H.P. Bremmer.Grazie a lui comincia ad apprezzare le opere di Camille Corot, Henrique Fantin-Latour ,Jean Francioso Millet, George Breitner e Jan Toorop, ma sopra ogni altro ammira Vincent Van Gogh. I novantuno dipinti e centottanta disegni da lei acquistati formano il nucleo attorno al quale ruota la sua collezione di lavori del pittore olandese, che oggi è la seconda più grande del mondo.La mostra allestita a palazzo Bonaparte a Roma presenta quaranta opere di Vincent Van Gogh, tra dipinti e disegni Fra questi vi sono numerosi lavori su carta che raramente si ha l’occasione di vedere al di fuori del Museo. I capolavori di Van Gogh sono affiancati da altri sei pezzi forti della collezione da cui provengono, risalenti ad epoche diverse: nella prima sala infatti grazie alle bellissime luci ed ad un sottofondo in diffusione che accompagna il visitatore per tutto l’allestimento (musiche di Chopin eseguite dal pianista turco Emre Sen) ci appaiono capolavori di Lucas Cranach il Vecchio (Un bellissimo e forte ritratto di Giovanni di Sassonia, detto il Costante), Henrique Fanton Latour (Etereo ritratto della contessa rumena Eva Callimachi Catargi, presenza significativa nei circoli letterari francesi durante la Belle Epoque) August Renoir (“Au cafè”piccolo dipinto dai toni blu che evoca una scena all’interno di un caffè parigino) ed ancora Paul Gauguin (“Atiti”uno struggente ritratto di morte di un fanciullo figlio di una coppia amica del pittore durante il soggiorno a Tahiti), Pablo Picasso (“Ritratto di giovane donna detto La Madrilena”) e quasi a vegliare compiaciuta e severa Helene Kroller Müller in un bellissimo ritratto di Floris Verster. Man mano che si procede nella visita le pareti che fanno da sfondo alle opere si aprono lentamente in colori più luminosi ed eterei per dare risalto ai disegni del pittore olandese alle volte dai tratti sfuggenti ed alle volte più marcati e nervosi e ci parlano di lavoro, di abitudini, di paesaggi e di vita in ogni sua forma senza mai sorvolare sull’umanità e le sue debolezze e miserie. Van Gogh in una sua lettera parla del bisogno di introdurre nella realtà delle trasformazioni, che sono sì delle menzogne ,però alle volte più vere della verità letterale. Bacon in un ‘intensa conversazione del 1982 con il critico inglese David Sylvester parla con devozione di questo realismo “reinventato”di Van Gogh sia nel paesaggio che nel ritratto. E così a metà del percorso della mostra, in una bellissima stanza affrescata del Palazzo Bonaparte ed unica opera esposta in solitudine su un piano trasparente in plexiglas si apre con grande forza un Autoritratto di Van Gogh, uno dei circa quaranta eseguiti nel corso della sua breve carriera. Limitato dalla mancanza di modelli,Van Gogh per esercitarsi ripiega su di sé. Nel ritrarre la propria immagine parte dallo studio analitico di un volto umano per arrivare infine a indagare la propria anima e si trova di fronte a se stesso, carico di turbamenti e introspezioni che lo portano a unautoanalisi mai bonaria. Il pittore è raffigurato di tre quarti. Appare a capo scoperto, in un’inquadratura molto ravvicinata, lo sguardo rivolto a sinistra; è evidente la volontà di dipingersi in maniera più accademica: mette in pratica i pochi insegnamenti appresi nel breve tempo trascorso alla scuola di belle arti e allo stesso tempo inserisce per la prima volta gli influssi della pittura neoimpressionista, ravvisabile nell’uso del pennello.Sullo sfondo di un muro spoglio, emerge la testa dai capelli rossi in cui si concentra tutta l’attenzione ai dettagli. La trama pittorica è costituita da pochi colori scelti secondo il principio della complementarità, che creano un accordo tra la barba arancio e il blu azzurro della cravatta mentre i colori dello sfondo tendono a confondersi con quelli del modello. Non è un caso che questo straordinario ritratto sia il front delle locandine,del catalogo Skira per Arthemisia e che sia probabilmente il più apprezzato dai giovani visitatori e non solo.Il percorso prevede anche tavole interattive per i più piccoli ,proiezioni ed impianti luminosi esplicativi e di approfondimento ed ancora diffusioni audio non solo musicali ma anche recitative che in verità (unico limite della mostra)in alcune stanze non di grandi dimensioni distraggono e creano un senso di disorientamento notevole. Per chi poi desidera in un era dei social riprendere o riprendersi da non perdere la sala multimediale dove, grazie a un’installazione audiovisiva, si può vivere l’esperienza immersiva di entrare dentro alle opere più famose di Van Gogh. Si consiglia la prenotazione per una mostra sempre molto affollata da turisti e scolaresche.